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IL POTERE ECONOMICO SI SPOSTA A EST

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(WSI) – Non è tanto facile capire chi siano oggi i “padroni del mondo”, coloro cioè che detengono il potere economico sul pianeta. Fino a qualche anno fa era abbastanza accettato che il vero potere fosse nelle mani delle grandi banche d´affari internazionali. E questo perché questi soggetti avevano le mani in pasta ovunque e disponevano di moltissimi soldi. Quindi erano in grado di finanziare operazioni colossali o magari anche di gestirle in proprio. In pratica potevano procedere alla riorganizzazione di interi settori industriali a livello planetario.

Poi è venuta la stagione dei fondi di “private equity”, veri e propri colossi finanziari, soprattutto perché, facendosi finanziare dalle grandi banche, erano in grado di intervenire ovunque e, di nuovo, di procedere a ridisegnare la mappa dell´economia di tutto il mondo. Ma tutto questo, in un certo senso, è qualcosa che ormai sta alle nostre spalle.

La crisi del credito (partita giusto un anno fa negli Stati Uniti con la vicenda dei prestiti subprime) ha spazzato via come un vento d´autunno il potere (ammesso che fosse reale) delle banche d´affari e, di conseguenza, anche dei fondi di private equity. Allora si è detto che oggi il grande potere, il potere di ultima istanza, quello definitivo, sta nelle banche centrali. Nella potente Federal Reserve americana e nelle sue consorelle (prima fra tutte la Banca centrale europea). Questi soggetti, del tutto indipendenti (sta a loro ascoltare i politici oppure no) possono regolare il flusso del denaro e il suo costo. E quindi è come se su un´automobile potessero regolare il flusso della benzina e il suo costo. Chi può avere un potere più grande?

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In realtà, non è così. Oggi le banche centrali appaiono, più che altro, incapaci di trovare una via d´uscita dalla crisi nella quale siamo piombati e, qualunque cosa facciano, rischia di essere la cosa sbagliata. Sono soggetti stressati, insomma, che in teoria dispongono di un potere infinito, in realtà l´esercizio di questo potere diventa sempre più problematico, difficile, pieno di contraddizioni.

Ma allora il potere economico a livello planetario dove sta? Si è dissolto? Non comanda più nessuno? In parte è così. Se una volta l´America era in grado di decidere per tutti, oggi non può più farlo e non ci sono altri soggetti in grado di esercitare una signoria convincente sull´economia e sulla finanza. Ci sono tanti soggetti, con interessi ovviamente contrastanti (all´Europa servirebbe un dollaro forte, ma all´America serve debole, ad esempio) e nessuno è così forte da piegare gli altri alla propria volontà.

Quasi ogni giorno, infine, si affacciano nuovi protagonisti. Protagonisti che per ora si limitano a assumere, magari, la proprietà di istituzioni finanziarie e di altre cose, ma che domani potrebbero sviluppare una loro “politica economica” autonoma (ovviamente diversa da quella dei soggetti già esistenti). Gli ultimi arrivati sulla scena sono i fondi sovrani, i fondi, cioè, che appartengono agli Stati, in genere emergenti e comunque molto ricchi (petroliferi o asiatici).

Nella generale crisi del credito, che ha messo in ginocchia tutto il sistema della finanza internazionale, i Fondi Sovrani sembrano essere i soli a disporre ancora di ingenti mezzi finanziari e allora intervengono qui e là, evitando crisi peggiori, ma anche conquistando posizioni. E´ di questi giorni la notizia che tre fondi sovrani (Qatar, Cina e Singapore) sono diventati gli azionisti di riferimento di una delle maggiori banche inglesi finita nei guai (la Barclay´s). Ma altri interventi analoghi c´erano stati nei mesi scorsi e altri ne vedremo in futuro.

E´ presto per dire che questi sono i nuovi padroni del mondo, anche perché non hanno un progetto articolato e definito. Per ora si limitano a fare quelli che pensano siano dei buoni affari. Poi si vedrà. Intanto, sotto questa nuvola di potere indefinito stanno avvenendo mutamenti sostanziali nella struttura produttiva. E´ appena uscita la classifica dei 500 maggiori gruppi mondiali di Fortune. Ebbene, la General Motors, che per anni e anni, era stata al primo posto, adesso (bilancio 2007) è scivolata al nono.

Al primo posto troviamo Wal-Mart, una catena americana di supermercati, che poi è seguita da ben tre compagnie petrolifere. La prima società manifatturiera vera e propria la incontriamo solo al quinto posto, ma non è una ditta americana (come sarebbe stato logico fino a qualche anno fa): è la giapponese Toyota, ormai il più grande produttore del mondo di automobili (la General Motors, intanto, sta lottando per non chiudere i battenti). Tutto va verso Est?

Sono segnali, questi, ancora troppo deboli per dire che il potere si sta spostando definitivamente verso Oriente. Ma una cosa è invece certa. Alcune roccaforti di quel mondo (fino a ieri egemone assoluto sul pianeta) stanno cadendo: la grande industria automobilistica, le banche d´affari, la parte più sofisticata (e avventurosa) della finanza moderna. E anche l´hi-tech non sta benissimo.

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