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Il governo cadrà sui conti? No, ma il premier mente per non pagare dazio

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ROMA – «Ma io ogni giorno resto più allibito, Berlusconi confonde le acque, quando parla dei 3 miliardi si riferisce alla correzione dei conti nel triennio in corso, eppure così devia l’attenzione dai 40 miliardi che dobbiamo recuperare per pareggiare il bilancio nel 2014. Ha paura di pagare dazio con gli elettori». Il senatore democratico Enrico Morando, “migliorista” come il capo dello Stato e ascoltato consigliere del Colle, a tratti alza la voce nel suo studio a palazzo Madama. E’ perplesso di fronte all’annuncio del premier al termine della conferenza stampa.

Insomma, senatore, la maximanovra ci sarà…

Basta un banale esame dell’ultimo documento Ue. Si dice: entro l’ottobre 2011 l’Italia deve indicare le «misure specifiche» per realizzare entro il 2014 il pareggio di bilancio. Sono 40 miliardi che valgono il 3,2 per cento del Pil. Lui tira in ballo la manutenzione” da 3 miliardi sui conti in corso e così la gente non ci capisce più niente…

E allora mettiamo ordine: cosa ci sarà in questi 3 miliardi?

Ci potrebbe essere la copertura per il mancato gettito derivato dalla lotta all’evasione. Ci sono stati buoni risultati, ma le previsioni di incasso erano più alte. previsioni si potrebbero attenuare i tagli agli investimenti pubblici – ricerca, infrastrutture -, visto che nel 2010 e nel 2011 sono stati troppo pesanti per il sistema. Ma non è questo il punto per il governo…

Il punto è la manovrona. Si racconta che Berlusconi voglia convincere l’Ue ad essere più morbida…

Assurdo. Berlusconi e Tremonti hanno firmato un accordo che considero storico, che ha il valore di un Trattato, e questo spiega l’attenzione del Colle. Lo stesso premier ora invoca di «aprire i cordoni della borsa». Ma senza questa manovra si espone il Paese ad un rischio mortale, lo spread (il differenziale) tra i titoli italiani e quelli tedeschi salterà verso l’alto, pagheremo interessi altissimi a chi compra i nostri titoli.

E allora perché il Pd non corre responsabilmente in soccorso di Tremonti?

Lui è per i tagli lineari, una strada per la quale meriterebbe solo risposte negative. Comunque ora il dovere dell’opposizione è chiedere al premier Berlusconi di raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio, altrimenti si tolga di mezzo.

E sul fisco lei crede si arriverà a qualcosa?

Ridurre le tasse è improbabile. È possibile spostare prelievo dal lavoro e dall’impresa verso altre basi imponibili. Se si cominciasse a discuterne…

Il governo cadrà sui conti?

Se il centrodestra si vuole ristrutturare, allora forse Tremonti regge. Altrimenti resta isolato. (M.Ias.)

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PALAZZO CHIGI: NESSUNA TELEFONATA BERLUSCONI-SARKOZY

(Ansa) – “Le frasi attribuite al presidente del Consiglio in merito ad una telefonata con il presidente francese Sarkozy sono frutto di pura fantasia. Non c’é stata alcuna telefonata, né alcun accordo in relazione all’argomento evocato”. E’ quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi in relazione a retroscena pubblicati oggi.

Della presunta telefonata tra Berlusconi e il presidente francese parla in particolare un articolo del Corriere della Sera. “Quel patto con Sarkozy per spalmare fino al 2016 il risanamento del bilancio”. “E se tra Berlusconi e Tremonti si infiltrasse Sarkozy? Se nella sfida in cui il Cavaliere si gioca tutto arrivasse in suo soccorso il presidente francese? E’ questa – scrive il giornalista – la speranza che il premier coltiva, da quando l’inquilino dell’Eliseo lo ha chiamato”.

Nell’articolo si racconta che il premier avrebbe rivelato la telefonata lunedì scorso ad Arcore, nel mezzo dello “scontro” con Tremonti, per avvalorare la sua tesi che la manovra poteva essere spalmata fino al 2016. Alle obiezioni del ministro, infatti, il premier avrebbe replicato che nella telefonata Sarkozy gli ha manifestato l’intenzione di muoversi in Europa con l’obiettivo di spostare la ‘dead line’ di due anni, cercando su questo degli alleati, compreso Berlusconi. Una operazione sulla quale il nostro premier conta, scrive ancora il Corsera, per “diluire” la manovra ma che lascia “scettico” Tremonti.

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Berlusconi: prima di estate manovra 3-4 mld, delega fisco

ROMA (Reuters) – Il governo correggerà prima della pausa estiva i saldi di bilancio per un importo di 3 o 4 miliardi per il 2011. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, confermando l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014 e annunciando anche la presentazione della legge delega per la riforma fiscale prima della pausa estiva.

“Quest’anno credo che interverremo prima dell’estate con un’opera di manutenzione di qualche miliardo, sarà di quattro, probabilmente tre miliardi circa. Poi provvederemo negli anni a venire a fare quello che abbiamo fatto negli anni scorsi”, ha detto Berlusconi in un apparente riferimento al decreto che dovrebbe essere emanato tra pochi giorni con dentro, oltre all’intervento sui saldi del 2011 e del 2012, anche la manovra su 2013 e 2014.

Berlusconi ha stemperato le tensioni interne alla maggioranza sull’imminente manovra pluriennale: “Non c’è nulla di precoccupante, si tratta solo di aderire all’indicazione che la Commissione europea ha proposto ai Capi di Stato e di governo di portare i nostri bilanci in pareggio entro il 2014”.

In base al documento di economia e finanza (Def), la manovra vale 2,3 punti di Pil su 2013 e 2014, circa 40 miliardi in valore assoluto. L’intervento potrebbe però essere spalmato anche sul 2012. “Sappiamo già dove andare a trovare i risparmi necessari, c’è la massima serenità”, ha aggiunto.

“SIAMO TUTTI D’ACCORDO”: DELEGA SU RIFORMA FISCALE SUBITO

Dopo la sconfitta alle elezioni amministrative del mese scorso Berlusconi ha chiesto al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, di allentare la politica di rigore nei conti pubblici e di anticipare il varo della riforma fiscale.

Oggi il Capo del governo ha rotto gli indugi e annunciato che “il governo produrrà la legge delega sulla riforma fiscale prima della pausa estiva”.
Berlusconi ha negato frizioni con Tremonti — “ne abbiamo ripetutamente parlato con rispetto e civiltà” — e detto che “sono del tutto destituite di fondamento le notizie diffuse dalla stampa, che è ormai completamente aliena dalla realtà”.

La delega dovrebbe contenere i principi per avviare una progressiva riduzione del prelievo fiscale sui redditi, bilanciato da un aumento dell’imposizione sui consumi: meno Irpef e più Iva. Un’operazione difficile da definire, dal momento che il grosso dell’Iva grava sui beni di prima necessità.

Per garantire una maggiore progressività della riforma Tremonti sta studiando meccanismi che agevolino i redditi medi e bassi e, soprattutto, le famiglie. L’obiettivo è di arrivare quanto più possibile all’introduzione del quoziente familiare, il sistema di prelievo sull’imponibile ottenuto dividendo il reddito complessivo dei genitori per il numero dei familiari. Anche qui non mancano le perplessità: il quoziente familiare tout court costerebbe a regime 10 miliardi di euro l’anno e secondo alcuni economisti renderebbe meno conveniente il lavoro femminile.

Per limitare l’impatto sui conti pubblici della riforma, Tremonti vuole cancellare e accorpare buona parte delle numerose agevolazioni di cui oggi beneficiano lavoratori e imprese. Uno dei tavoli tecnici insediati a via XX settembre ha finora censito 476 agevolazioni che privano l’erario di 161,588 miliardi di euro complessivi.