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IL CINISMO DI PAPI SFRUTTA L’IGNORANZA

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(WSI) –
Povero Italo Bocchino. Non solo l’ex vice presidente del Pdl alla Camera deve difendersi dagli attacchi alla consorte produttrice tv ma è sbeffeggiato a «La pupa e il secchione» (Italia 1, domenica, ore 21,30). A una concorrente, tale Francesca Cipriani, viene mostrata una foto dell’onorevole. Buio pesto. Allora Enrico Papi, già leggendario primatista della «tv deficiente», dà il meglio di sé e si esibisce in ammiccamenti, doppi sensi, imbeccate. La concorrente reagisce come sa («e dai, a quest’ora!») e prima di pronunciare la fatidica parola, cogliendo l’ultimo suggerimento («la targa di Bologna») se ne esce con questa definizione: «un bolognese sporcaccione».

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«La pupa e il secchione» gioca pesantemente su due versanti: l’abissale ignoranza delle ragazze e l’inesperienza sessuale dei ragazzi. Lo fa con molto cinismo (il cinismo è la crudeltà dei delusi: non possono perdonare alla vita di aver ingannato le loro certezze), l’ultima risorsa della famosa superiorità morale della sinistra, qui rappresentata dal capo progetto Simona Ercolani, da Claudio Sabelli Fioretti e dall’imbucata Alba Parietti.

Lo fa con il pesante moralismo destrorso di Platinette (la «vecchia zia» si esalta sempre nei propositi morali: per non saper affrontare i suoi demoni ci infligge i suoi angeli) che fa imbestialire Vittorio Sgarbi, condannato all’ergastolo televisivo. Su tutti, l’inquietante silenzio di Angela Sozio, la rossa del GF, già attivista di Forza Italia, già ospite di Villa Certosa. È una comicità di grana grossa quella della trasmissione, ridicolmente riscattata da una voce fuori campo che fa il verso a «Desperate Housewives». Una comicità priva di grazia, di leggerezza, di spirito. «La pupa e il secchione» è il trionfo della rassegnazione: salvo i concorrenti, sono tutti rassegnati. Anche noi. Rassegnati a Papi, rassegnati a Paola Barale, rassegnati a questa tv.

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