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I paradossi del redditest: valgono più le vacanze o i gioielli?

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Roma – Che volto avrà questo «alieno» chiamato a giudicare le dichiarazioni degli italiani? Il redditometro assumerà le sembianze di un implacabile Savonarola telematico o quelle di un saggio Solone multimediale? «Tra i tanti limiti e difetti del Redditest, vi è se non altro un pregio di carattere sociale – afferma Enrico Zanetti, direttore di Eutekne.Info – ora che tutti i contribuenti saranno chiamati a confrontarsi con uno strumento che, pur partendo da dati reali, opera poi forfetizzazioni e standardizzazioni, con la pretesa di quantificare ciò che andrebbe dichiarato al Fisco, finalmente anche i lavoratori dipendenti, i pensionati e i relativi tribuni capiranno perché si può essere lavoratori autonomi onesti e ugualmente guardare con enorme diffidenza e preoccupazione agli studi di settore e ai loro risultati».

A preoccupare però sono anche le valutazioni qualitative, le schizofrenie e le incongruenze che emergono dalle simulazioni effettuate.

«Non si tratta di criticare il lavoro effettuato dai tecnici delle Entrate – continua Zanetti – perché è lo strumento in sé che non può funzionare: è palese l’estrema difficoltà di tramutare in reddito presunto il possesso di beni e le spese a vario titolo sostenute nel corso dell’anno».

Insomma l’auspicio è che questo sia uno strumento per «aiutare i timidi» a dichiarare di più e non un sistema per indagare nelle abitudini di spesa degli italiani.

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