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I NOVE INDICATORI CHE FANNO IGNORARE L’OCCUPAZIONE

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Come ho gia’ suggerito, lo scorso venerdi’ quando sono stati resi noti gli ultimi dati mensili sull’occupazione, gli investitori si sono messi i paraocchi. I mercati azionari sono cresciuti e i rendimenti obbligazionari sono aumentati, nonostante il tono cupo del rapporto.

Il comportamento del mercato dei bond e di quello azionario, dopo l’annuncio del rapporto, suggerisce chiaramente che gli investitori siano inclini a interpretare i dati sull’occupazione come un indicatore simultaneo, che segue cioe’ l’andamento del mercato.

Gli investitori preferiscono invece concentrarsi sugli indicatori che anticipano il corso dei mercati.

Se questi continuassero a ignorare la debole situazione occupazionale, non sarebbe la prima volta. Infatti, storicamente, il mercato azionario ha avuto la propensione a ignorare i dati sull’occupazione.

Durante la recessione del 1990-91, per esempio, il mercato azionario ando’ al rialzo, sebbene il tasso di disoccupazione fosse aumentato notevolmente. Lo S&P 500, ad esempio, che aveva toccato il fondo nel mezzo della recessione nell’ottobre del 1990, ha guadagnato il 45% anche se il tasso di disoccupazione e’ salito dal 5,9% dell’ottobre 1990 al 7,8% del giugno 1992.

Un simile atteggiamento del mercato si e’ verificato nella recessione precedente nel 1982.

La ragione di questo strano atteggiamento e’ relativa al fatto che gli investitori riconoscono che la situazione occupazionale e’ in ritardo sul resto dell’economia e, al piu’, e’ un indicatore simultaneo.

Poiche’ i mercati sono sempre orientati verso il futuro, le statistiche sull’occupazione non hanno una risonanza troppo forte su Wall Street – dal momento in cui il tasso di disoccupazione inizia a salire i mercati l’hanno gia’ dato per scontato.

Del resto chi, dopo aver visto il debole rapporto sull’occupazione di venerdi’, non ha sentito le notizie sui recenti licenziamenti o sull’aumento dei sussidi di disoccupazione?
Non era scritto ovunque? La risposta a entrambe le domande e’ piuttosto semplice, naturalmente, e’ facile capire perche’ i mercati hanno praticamente ignorato i dati.

I mercati generalmente interpretano l’occupazione come un indicatore simultaneo perche’ sanno che le societa’ aspettano fino a che si verifichino cambiamenti sostanziali nel clima aziendale prima di alterare i libri paga. Per esempio, il tasso di disoccupazione non ha raggiunto l’apice sino a 15 mesi dopo la fine dell’ultima recessione.

Per il futuro, l’abilita’ del mercato di ignorare i dati , deboli ma simultanei, sull’occupazione, continuera’ fino a che gli indicatori anticipatori sull’economia punteranno verso l’alto. Se questi indicatori anticipatori dovessero girarsi verso il basso, sarebbe tutta un’altra storia.

Ma per ora, i mercati si appigliano a un numero di indicatori anticipatori chiave che suggeriscono che una ripresa economica e’ dietro l’angolo.

Ecco alcuni di questi:

1) La situazione delle abitazioni. A marzo la vendita totale di abitazioni (nuove ed esistenti) ha raggiunto il record. Il settore delle abitazioni tende ad apportare benefici all’economia per 18 mesi o piu’. Inoltre, gli effetti moltiplicatori del settore delle abitazioni sono forse piu’ imponenti di quelli degli altri settori economici. La forza nel settore delle abitazioni e’ quindi un enorme vantaggio per le prospettive economiche.

2) Scorte. Dopo che le scorte hanno registrato lo scorso trimestre il peggior calo degli ultimi 10 anni, gli inventari sono ora a livelli gestibili. Con il grosso della modifica alle scorte essenzialmente completato, l’aumento della produzione e’ dietro l’angolo.

3) Scorte monetarie. Spinte dall’aggressivo taglio dei tassi d’interesse della Federal Reserve, le scorte monetarie stanno crescendo a un tasso molto rapido – anche dopo aver messo in conto il recente spostamento da titoli azionari a titoli obbligazionari (questo aumenta l’offerta di denaro, specialmente gli indici della Fed M2 e M3). Anche considerando lo spostamento nel capitale, la forte crescita nelle scorte monetarie e’ stata storicamente positiva per l’economia.

4) Aumento del credito. Gli aumenti sostanziali nell’offerta di denaro hanno radici nell’espansione del credito bancario e nell’aumento dei prestiti. Entrambi sono positivi per l’economia poiche’ gli individui e le societa’ che prendono fondi a prestito oggi li spenderanno domani. La prova: l’emissione di obbligazioni aziendali e’ in crescita di circa il 40% dai livelli dell’anno scorso; i prestiti commerciali e industriali sono in aumento a un tasso del 7% (nonostante la notevole riduzione degli investimenti nelle scorte); il rifinanziamento dei mutui per la casa e’ sei volte in piu’ quello del 2000.

5) La curva del rendimento. La curva del rendimento e’ stata storicamente uno dei migliori indicatori anticipatori dell’economia, prevedendo eventi 12 mesi prima contro l’anticipazione di 6-9 mesi offerta dal mercato azionario. Poiche’ la curva del rendimento ha iniziato a salire alla fine della scorsa estate, una ripresa economica non dovrebbe essere troppo distante.

6) Titoli ciclici. I titoli ciclici continuano significativamente a superare l’andamento del mercato in generale e sono un segnale sicuro dell’ottimismo degli investitori sull’economia.

7) Il dollaro forte. Nonostante il notevole rallentamento dell’economia USA, gli investitori stranieri hanno mantenuto ferme le loro posizioni negli USA, riducendo quindi il costo del capitale per le societa’ americane. Gli investitori stranieri apparentemente credono che una Fed attiva aiutera’ a mantenere il vantaggio concorrenziale delle societa’ americane sul resto del mondo. In Europa, ad esempio, rifiutando di abbassare i tassi, la Banca centrale europea ha perso un’enorme opportunita’ per aiutare le societa’ europee a guadagnare terreno negli Stati Uniti. L’opinione obsoleta della Banca centrale europea riguardo l’inflazione non aiutera’ molto nel ridurre la lacuna che da tempo esiste tra la crescita europea e quella americana. Gli investitori apparentemente se ne rendono conto, giudicando dal flusso di capitali e dalla forza del dollaro.

8) Prezzi delle merci industriali. Dopo una tendenza costantemente al ribasso, i prezzi dei materiali industriali hanno iniziato a muoversi verso l’alto. L’indice del Journal of Commerce, ad esempio, e’ salito del 3,7% dopo aver raggiunto il 2 aprile il minimo degli ultimi 22 mesi. Probabilmente gli investitori attivi nelle merci industriali stanno anticipando una ripresa economica.

9) Tagli fiscali. Ci saranno $100 miliardi di tagli fiscali che verranno riversati sull’economia in questo anno solare. La liquidita’ dovrebbe iniziare a fluire a partire da luglio. Poiche’ gli americani non risparmiano, quasi ogni centesimo dei tagli fiscali verra’ probabilmente speso.

Ci sono molti altri indicatori, ma questi sono alcuni dei piu’ forti che ci dicono che l’economia sta per riprendersi.

Combinati, questi indicatori anticipatori sono una ragione particolarmente forte per metterci i paraocchi e smettere di guardare indietro.