Società

I laureati che vengono pagati due euro all’ora. E anche in nero

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news
Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Roma – A Grottaminarda, paese di confine tra la provincia di Avellino e quella di Foggia, la Guardia di Finanza ha scoperto un call center che operava per conto delle più importanti società telefoniche italiane, dove i dipendenti erano pagati meno di due euro all’ora. E per la maggior parte anche in nero.

I pochissimi contrattualizzati, con contratti a progetto che però di progettuale non avevano nulla, guadagnavano la stessa cifra dei loro colleghi. La differenza stava solo nell’aver firmato un contratto che teoricamente prevedeva un compenso più alto, ma che per i gestori del call center non era altro che carta straccia.

Una situazione estrema che va oltre qualsiasi opacità emersa finora nella conduzione – pur molto discussa – di queste strutture dove si lavora per aziende importanti e in molti casi anche ricche senza però alcun rapporto diretto. Lo scenario che gli investigatori si sono trovati davanti mano a mano che raccoglievano testimonianze e altri elementi utili alle indagini è apparso sempre più desolante. Tra gli operatori del call center c’erano giovani laureati, ma anche persone adulte reduci dalla perdita di precedenti posti di lavoro. Oppure donne senza alcuna tutela per la loro condizione di madri.

Tutti inchiodati per nove ore al giorno in un piccolo box con un telefono in mano e il compito di promuovere offerte commerciali di questo o quel gestore telefonico. Chi non portava risultati era fuori in un minuto, e veniva sostituito senza difficoltà; chi al contrario riusciva a piazzare qualche contratto si vedeva consegnare a fine mese una paga di 120 euro, a fronte dei 653 netti pattuiti.

Anche la gestione contabile era in sintonia con la totale violazione di qualsiasi legge e regolamento. I finanzieri del Comando provinciale di Avellino, e in particolare quelli della Tenenza di Ariano Irpino, hanno accertato che la titolare del call center, una trentacinquenne che in un colpo solo ha accumulato una lunghissima serie di denunce, era riuscita finora a evadere completamente il fisco. Le cifre venute fuori dagli accertamenti sono notevoli: almeno 114 mila euro non dichiarati. Una evasione che, insieme con le violazioni nei confronti dei lavoratori, verrà a costare alla titolare della struttura una sanzione di 213.500 euro già emessa dalla Guardia di Finanza. Ma altre se ne aggiungeranno certamente dopo che i documenti contabili saranno esaminati dagli ispettori dell’Agenzia delle Entrate e dei vari enti previdenziali.

Copyright © Corriere della Sera. All rights reserved