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I giovani “bamboccioni” si devono accontentare di 900 euro al mese

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Roma – Viziati e svogliati? Macché. I giovani italiani si accontentano di stipendi decisamente bassi pur di portare a casa qualcosa. E non è così vero che si rifiutino di andare a lavorare lontano da mamma e papà. È quanto emerge da una ricerca sui disoccupati under 35 pubblicata da DataGiovani.

Mille euro al mese, anzi…927. Il 75% dei giovani disoccupati è alla ricerca di un lavoro dipendente, soprattutto al nord dove si raggiunge l’84%. La stragrande maggioranza di questi (94,9%) sogna un posto a tempo indeterminato, ma allo stesso tempo è dispostissimo ad accontentarsi di un contratto a scadenza (95%). E lo stipendio? Altro che viziati bamboccioni come talvolta i politici, i “tecnici” e i commentatori politici disegnano i nostri giovani. Si accontentano di poco: addirittura meno di 1.000 euro. Per la precisione 927 euro. e pensare che il 37,8% si accontenterebbe di uno stipendio anche inferiore agli 800 euro.

Attaccati alla gonna di mamma? Macché! Il 23% dei giovani disoccupati è disposto a muoversi da casa. L’8,2% è disposto ad andare anche all’estero per cercare un’occupazione soddisfacente. Quelli non disposti ad allontanarsi dal comune di residenza per lavorare sono il 13,8%. Nonostante gli stereotipi che li vedono fortemente attaccati alla gonnella di mamma, sono proprio i meridionali quelli più disposti a muoversi. Al nord i giovani non disposti a lasciare casa per trovare lavoro sono l’85,1%, il 79,1% al centro e il 71,4% al sud.

Raccomandazioni o segnalazioni, così cercano lavoro.

Che si tratti di mal costume o di necessità poco importa. Il 79% dei giovani cerca lavoro rivolgendosi prevalentemente ad amici e parenti, mentre il 75% invia il proprio curriculum alle aziende nella speranza di essere richiamato. Prevale quindi il fai-da-te. Anche perché i centri per l’impiego non sembrano affatto adeguati alle aspettative. La percentuale dei giovani che si affida ai vecchi uffici di collocamento sono quasi il 30%, in calo rispetto agli scorsi anni.

Flexsecurity, un lontano miraggio.

I giovani iscritti al centro per l’impiego che non hanno più contatti con questo da più di 3 anni sono il 29,6%. Chi ha avuto contatti nell’ultimo anno è stato prettamente per rinnovare lo status di disoccupato o per sapere se ci fossero opportunità di lavoro. Solo l’1,1% è stato contattato per un’offerta di lavoro. Percentuali bassissime anche per i corsi di formazione: 1,2% quelli contattati per un corso di formazione professionale, il 2,9% per orientamento e consulenza. Dati, questi, che dimostrano la necessità impellente di riformare il sistema dei centri per l’impiego. “È impossibile parlare nel nostro Paese di Flexseurity per i giovani prendendo a modello le buone pratiche europee senza riformare profondamente il sistema dei centro per l’impiego”, sottolineano i ricercatori di Datagiovani. Questi centri dovrebbero “rappresentare il punto di congiunzione tra domanda e offerta di lavoro fornendo servizi efficaci per chi si deve collocare sul mercato del lavoro”.

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