Società

I debiti mordono l’industria Italia. Bilanci in rosso per centomila società

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Roma – Allarme rosso per l’industria italiana. Non c’è solo Fiat a scricchiolare in questi giorni, tentata sempre di più dall’ipotesi di spostare la sua produzione dal Lingotto appannaggio di Detroit, Oltreoceano. Sono centomila le aziende che si snodano lungo la Penisola che presentano bilanci in rosso. Questo succede da tre anni. Si tratta di società che non riescono a risalire la china.

Dal 2009 ad oggi per loro nulla sembra essere cambiato: erano in perdita e restano in perdita. La fotografia scattata da un’indagine realizzata da Infocamere preparato per Il Sole 24 Ore non lascia spazio a interpretazioni alternative. E’ il microcosmo delle aziende del Sud Italia, ossia Puglia, Calabria, Sardegna, Sicilia e Basilicata, a subire di più la congiuntura: qui le perdite sono, infatti, addirittura superiori alla media nazionale.

Anche le regioni considerate più virtuose come Lombardia e Veneto non si salvano perché l’onda lunga della crisi ha colpito tutta la filiera dei settori di attività, spingendosi ben oltre all’agricoltura. Non a caso le attività immobiliari, quelle legate alla ristorazione e alla ricettività alberghiera sono quelle che hanno accusato l’andamento peggiore.

Da una recente rilevazione effettuata da Unioncamere sui dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio, emerge che nonostante tutto, le imprese che aprono i battenti superano ancora nel numero quelle che cessano l’attività. Il saldo del bimestre luglio-agosto risulta infatti positivo, pari a +9.668 unità, con un tasso di crescita dello 0,16%.

C’è però anche l’altra faccia della medaglia da considerare: anche se hanno superato quota 41mila le cessazioni registrate nel bimestre estivo, si tratta del dato peggiore dal 2009 ad oggi. Il motivo? Come osserva il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello “la crisi sta progressivamente erodendo la capacità di resistenza di tantissime nostre imprese, anche se non spegne la voglia d’impresa di tanti italiani”.

A suo avviso sono soprattutto l’elevato numero di cessazioni e il rallentamento della dinamica espansiva registrato nel Nord Italia a dover suonare come un campanello d’allarme delle condizioni difficili in cui sta vivendo il Paese e dello stato d’animo di incertezza degli imprenditori. E’ proprio il terreno su cui il premier Mario Monti dovrà confrontarsi quest’autunno a Palazzo Chigi per definire la manovra di spending review e le riforme per stimolare la crescita. Prima che sia troppo tardi.