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HIGH-TECH: OPERATORI SPERANO ALMENO NEL 2002

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Negli ultimi mesi investitori e operatori di mercato specializzati nell’high-tech hanno riposto le loro speranze in un rialzo del comparto nella seconda parte dell’anno. Ora non piu’.

Con numerose blue chip del Nasdaq 100 ai minimi delle ultime 52 settimane e l’ondata di cattive notizie proveniente da molte societa’ tecnologiche, sembra che dal punto di vista dell’investimento l’anno 2001 sia perso e per una ripresa si debba aspettare fino al 2002.

“Andra’ peggio prima che vada meglio”, ha commentato Dan Niles, analista di Lehman Brothers.

La scorsa settimana, infatti, Nortel Networks (NT – Nyse) ha annunciato il taglio di 10.000 posti di lavoro, prevedendo un rallentamento del mercato fino all’ultimo trimestre del 2001. Martedi’ Intel (INTC – Nasdaq) ha reso nota l’intenzione di ridurre i costi di centinaia di milioni di dollari per compensare il calo delle vendite.

Il problema sembra risiedere nelle scorte delle aziende dei settori PC, telefoni cellulari e telecomunicazioni: l’ottimismo dell’autunno del 1999 ha fatto si’ che queste imprese, per paura di rimanere a corto di componenti, hanno raddoppiato e triplicato gli ordini dei fornitori.

Le scorte di Cisco Systems (CSCO – Nasdaq), Nortel e Lucent Technologies (LU – Nyse) sono aumentate nel quarto trimestre del 52% mentre la crescita delle vendite e’ stata impercettibile.

Lehman Brothers prevede quindi che nei prossimi trimestri queste societa’ non solo riducano l’acquisto di componenti, ma richiedano ai fornitori una riduzione dei prezzi.

E la pressione sui prezzi verra’ estesa dai semiconduttori agli altri indotti.

Uno dei maggiori problemi, poi, legati alle scorte e’ la loro perdita di valore; la tecnologia, infatti, perde piu’ valore e piu’ in fretta di qualunque altro prodotto.

Secondo uno studio della societa’ di consulenza Bain & Co., il costo in conto capitale piu’ la perdita di valore e’ pari all’86% del prezzo dei computer in 18 mesi, ma scende al 61% per un lettore DVD e al 46% per un telefono portatile.

“I prodotti per ufficio come le biro non perdono invece alcun valore”, ha assicurato lo stratega Chris Zook di Bain & Co.

Ken Pearlman, che gestisce $4,2 miliardi di investimenti in high-tech dei Firsthand Funds, ha notato che l’accumulo delle scorte occorso nel 1995 e nel 1997 si e’ sviluppato in due, tre trimestri e si e’ risolto in un simile periodo di tempo. L’accumulo attuale, invece, ha richiesto quasi il doppio, quindi avra’ bisogno di piu’ tempo per risolversi.

Anche Jeff Van Harte dei Transamerica Funds incita alla prudenza. “Ci sono buone probabilita’ che la ripresa della seconda meta’ dell’anno non si materializzi”, ha commentato. “Non cambia la mia posizione a lungo termine, ma per i nuovi investimenti – se dovessi scegliere la tecnologia – potrei decidere di aspettare”.

Per gli operatori rimane forse un ultimo asso nella manica: il mercato anticipa naturalmente le aspettative future.

Il che vuol dire che anche con fondamentali problematici nel 2001, i titoli tecnologici potrebbero rivalutarsi nell’attesa che le cose migliorino.

Secondo First Call/Thomson Financial, pero’, in questo trimestre ci sono gia’ state 289 previsioni negative sugli utili – contro 33 dello stesso periodo l’anno scorso – e un terzo di queste provengono dagli high-tech.

Il tanto atteso rally, quindi, potrebbe aspettare fino all’estate o all’autunno o addirittura all’inverno, ma il fatto che gli investitori abbiano capito la profondita’ del problema dovrebbe almeno evitare che il mercato precipiti in modo caotico.

“Rimarremo sul fondo per i prossimi sei, nove mesi”, ha previsto Ken Pearlman, “ma una volta che le scorte torneranno ai livelli normali riprendera’ anche la crescita a lungo termine per la tecnologia”.