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Hi-tech, tra boom di assunzioni e paura di una bolla 2.0

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New York – Mentre i grandi nomi della finanza americana, banche in testa, si mettono a dieta, il settore hi-tech, mai come in questo periodo, è a caccia di nuovi talenti da far salire a bordo delle loro aziende. Negli ultimi due anni, secondo l’agenzia Bloomberg, tra le società americane con capitalizzazione di mercato superiore a 100 milioni di dollari, ben 50 hanno incrementato di oltre il 50% il loro organico. Nello stesso periodo, le società di più piccole dimensioni hanno premiato i dipendenti, quintuplicando i loro stipendi. Una tendenza che non ha paragoni in altri comparti dell’industria a stelle a strisce.

Tra le big cap che hanno assunto di più, spiccano i nomi di Apple e Amazon. La creazione dei posti di lavoro nell’industria hi-tech è tale che molte società della Silicon Valley stanno prendendo sempre più in considerazioni professionisti che non hanno un background tecnologico, reclutando personale anche da Wall Street.

A guidare classifica dei gruppi che hanno assunto di più nell’ultimo biennio è Web.com. La società con base in Florida conta al momento 1.148 dipendenti, il 380% in più rispetto a due anni fa. Seguono a ruota, Silicon Graphics International (+319%) e Riverbed Technology (+208%). Apple, che partiva da una base più numerosa, ha incrementato il suo organico del 76%, creando 26.100 nuovi posti di lavoro. Ma non è finita qui. Anche il 2012 si annuncia come un anno boom per il mercato del lavoro hi-tech con Facebook e Amazon, che hanno già preannunciato migliaia di nuovi posti nelle società satellite.

Certo – come fa notare qualcuno – tutto questo fermento, mentre aumentano le preoccupazioni per una bolla 2.0 – fa venire in mente il periodo d’oro del 2000, quando migliaia di posti di lavoro svanirono insieme all’illusione del dot-com. Si calcola, infatti, che tra il 2001 e il 2008 solo nella Silicon Valley andarono in fumo 85.000 posti di lavoro.