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HEDGE FUND INIZIATE A TREMARE: UE PRONTA ALL’ATTACCO

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(WSI) – Il titolo esprime, in altri termini, quello che abbiamo provato ieri e quello che stiamo vivendo stamattina sul mercato. Equity, Rendimenti e anche FX sono crollati dopo che il salvataggio della Grecia non ha sortito gli effetti sperati. Atene – 6,7&, Spagna -5,4%, Euro sotto 1,3000, DJ -2%.

Questa volta i commenti che hanno riportato il mercato coi piedi per terra giungono dall’est, dalla Slovacchia, con il Primo Ministro Robert Fico che lancia parole pesanti come il piombo: “I don’t believe that the Greek parliament will be able to approve the restrictions”.

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Il VIX Index (indice di volatilità calcolato dal CBOE) è risalito oltre 23,00 (quindi giù i carry trade) ed inizia a girarci in testa il solito adagio “Sell in May and Go Away” (vendi a maggio e fuggi).

La Banca Centrale Europea è già esposta e sta cercando di dare sostegno anche sbilanciandosi fino ad accettare bond ellenici come collaterale, ma fino a che punto una Banca Centrale di un sistema monetario esteso può sbilanciarsi a favore di un solo caso critico?

Oltre alla Grecia, cosa tormenta i nostri politici qui in Europa? L’UE a quanto pare sta cercando modi per proteggere i risparmiatori (visto che comunque i veicoli di investimento del ramo finanziario sono comunque visti come capri espiatori di questa recessione).

In particolare sembra oramai ultimata un accordo sulla regolamentazione degli Hedge Fund che restringerebbe sensibilmente l’abilità degli Hedge Fund, ubicati in paradisi fiscali, di sollecitare il risparmio europeo.

La legge, quindi, impedirebbe ai risparmiatori di inviare fondi nei paradisi fiscali, inserendo questa legge sotto il tetto della lotta all’evasione.

Infine uno sguardo alla sterlina. Il GBP ha perso terreno contro il USD ma la retromarcia è stata modesta se paragonata a quelle subite contro euro ed il commodity block. L’elezione di domani continua a generare incertezza e quindi la semi-stabilità di questi giorni viene da dati macro migliori del previsto.

In particolare il PMI, che è uscito ieri al livello maggiore dal 1994 (non male in mezzo a questo caos) salendo a 58 da 57,3. La debolezza della sterlina ha facilitato le esportazioni, e sta facilitando il compito della BoE che potrebbe presto ritirare qualche aiutino dal sistema. Oggi vediamo qualche dato europeo nella mattinata.

Passiamo alla consueta sezione di analisi tecnica, dove sarebbe impossibile iniziare senza parlare della rottura dell’eurodollaro. La pressione dei mercati ha infatti portato ieri la moneta unica a rompere il precedente minimo di 1.3115 (minimo del 28 aprile), dando il via ad un’accelerazione ribassista di quasi 200 punti in meno di una giornata.

Per avere idea di dove i prezzi potrebbero subire una prima importante battuta d’arresto bisogna tornare indietro nel tempo al doppio minimo del 20 e 22 aprile 2009, quando i prezzi hanno raggiunto il minimo di 1.2890 per poi continuare la tendenza rialzista.

Continuiamo a seguire da vicino la trendline ribassista, iniziata ad 1.5140, per avere idea di un’eventuale inversione di questa tendenza ribassista: per le prossime giornate i prezzi dovrebbero riportarsi al di sopra di 1.3280, per considerare l’euro parzialmente fuori pericolo. Sino a che questo non sarà oltrepassato ogni movimento a rialzo potrebbe essere considerato solo un movimento temporaneo.

Vediamo ora cosa è successo sullo speculare UsdChf (complice in questi giorni un cambio EurChf pressoché immobile a 1.4330). Abbiamo assistito anche in questo a caso ad una rottura di un livello fondamentale precedente, 1.09 figura, con anche un avanzamento ad oltrepassare il successivo 1.10, dove si erano concentrati mesi fa massimi relativi (fra maggio e giugno scorsi).

Teniamo ovviamente in considerazione 1.09 come futuro livello di supporto, fermo restando che anche in questo caso sarà molto importante la trendline che osserviamo da tempo, quella che da novembre guida la salita e che suggerisce in 1.0640 il vero supporto alla tendenza attuale.

Molto interessante la situazione in cui si trova il cambio UsdJpy. Siamo infatti in questi istanti alla prova di rottura definitiva del precedente massimo di 94.75. Se questo dovesse accadere possiamo ipotizzare il raggiungimento di 97.75 nelle prossime giornate. Questo movimento è supportato da un’area di congestione compresa fra 92.70 e 93 figura.

Concludiamo con il cambio UsdCad, che si avvicina a spron battuto a quella resistenza di 1.03 che da tempo suggeriamo di considerare. Attenzione ad eventuali posizioni favorevoli al Canada oltre questo livello perché i prezzi potrebbero subire un’accelerazione rialzista sino al successivo 1.0460.

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