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GREENSPAN LASCIA SPAZIO A NUOVI TAGLI AI TASSI

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L’economia americana deve affrontare rischi significativi a breve termine nonostante i recenti segnali di ripresa.

Lo ha detto pochi minuti fa il presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, in un intervento a San Francisco, nel suo primo discorso pubblico sull’economia USA degli ultimi tre mesi.

Secondo Greenspan, infatti, tali segnali positivi potrebbero rivelarsi “temporanei”. Gli ultimi dati suggerirebbero solo che la prospettiva sull’economia USA e’ cambiata da “assolutamente negativa” a “piuttosto incerta”.

Rimangono spazi per un taglio ai tassi

“Nonostante un certo numero di segnali incoraggianti di stabilizzazione, e’ ancora prematuro concludere che le forze di freno dell’attivita’ economica negli USA e all’estero sono diminuite al punto da permetere una solida ripresa”, ha detto Greenspan.

“Perche’ cio’ accada”, ha continuato, “deve entrare in gioco una crescita sostenuta della domanda al consumo, cosi’ che gli effetti positivi della transizione da liquidazione ad accumulo delle scorte di magazzino”.

I commenti di Greenspan sembrano dunque suggerire che la Fed rimane aperta a un possibile taglio ai tassi di interesse nel prossimo incontro di politica monetaria previsto per il 30 gennaio.

Il mercato, prima di queste parole, sembrava invece orientato a credere che gli 11 tagli in 12 mesi sarebbero stati gli ultimi. Pochi minuti prima del discorso di Greenspan, i future sui Fed Funds (i tassi di interesse di riferimento per le transazioni interbancarie nelle 24 ore) indicavano una probabilita’ del 30% di un ulteriore taglio ai tassi.

“La nostra economia non si e’ indebolita cumulativamente nelle ultime settimane”, ha detto Greenspan. “In effetti, sono apparsi con grande frequenza segnali di stabilizzazione, simili da molti lati a quelli osservati prima dell’11 settembre”.

Anche se, ha aggiunto, gli attacchi terroristici dell’11 settembre hanno procurato ovvie ferite, che non scompariranno presto.

Gli ostacoli alla ripresa

Greenspan ha citato alcuni ostacoli alla ripresa dell’economia USA:

crescita dei tassi a lungo termine, inclusi quelli relativi ai mutui sulla casa, che potrebbe annullare l’effetto positivo di breve termine dei tagli fiscali decennali approvati dal Congresso nel 2001.

le spese al consumo, che rappresentano 2/3 del Pil USA, che sono leggermente aumentate negli ultimi mesi, potrebbero essere frenate dall’aumento della disoccupazione. L’attuale tasso di disoccupazione al 5,8% potrebbe salire, ha suggerito Greenspan.

i costi dell’energia potrebbero non continuare a decrescere come hanno fatti sinora. La diminuzione dei costi ha portato a una crescita del potere d’acquisto delle famiglie americane a un tasso annuale di $50 miliardi nella seconda meta’ del 2001, me non e’ chiaro se continuera’ a crescere quest’anno.

le spese in conto capitale delle aziende sono diminuite l’anno scorso nella misura in cui scendevano gli utili. La situazione di bilancio rimane tuttavia incerta. In un clima di bassa inflazione, le aziende non percepiscono un ampio margine di manovra per far passare gli aumenti di costo ai consumatori. Ma i costi sono aumentati, facendo prerssione sui margini di profitto.

I segnali di ripresa sono una realta’

Greenspan ha pero’ concesso che l’economia USA comincia a mostrare segni di ripresa.

Le aziende sono riuscite a eliminare rapidamente gli esuberi di magazzino, e dovranno cominciare a rallentare questo processo di liquidazione, ha detto il “chairman” della Fed. Cio’ porterebbe a un aumento dell’attivita’ manifatturiera, con una crescita conseguente dell’economia.

Ma ha subito ribadito che il vantaggio di una ripresa dell’attivita’ manifatturiera non sara’ in grado da sola a risollevare l’economia. Ci vorra’ un aumento della domanda di beni e servizi per consolidare la corsa al rialzo.