Economia

Green pass mondiale? Non proprio. La direzione è un’altra

Proprio ieri, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha siglato un accordo con la Ue per sviluppare un certificato sanitario internazionale, già ribattezzato dalla stampa “green pass mondiale”.

In poche ora, la notizia ha iniziato ad assumere sfumature complottistiche e non solo. C’è chi ha parlato del ritorno delle dittature sanitarie e chi si è spinto a sostenere la tesi di un piano criminale per vendere i dati sanitari dei cittadine alle industrie farmaceutiche.

In realtà, la partnership Oms – Ue ha un solo scopo:  facilitare lo scambio e l’interoperabilità dei dati sanitari per la ricerca scientifica e lo sviluppo della telemedicina.

Insomma, il green pass mondiale non è pensato per introdurre delle limitazioni alle libertà personali.

Green pass mondiale, cos’è e qual è lo scopo

Cerchiamo di capire meglio cosa stia accadendo. Stella Kyriakides, Commissario Europeo per la Salute, e Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’Oms, hanno sottoscritto un accordo amministrativo e una lettera di intenti che sancisce l’adozione del sistema di certificazione vaccinale dell’Unione europea, conosciuto in Italia come green pass, da parte dell’Oms.

Questo accordo, in estrema sintesi, non prevede l’imposizione di un green pass mondiale. Significa, semplicemente, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità adotterà il quadro tecnico e normativo di riferimento che è stato utilizzato dall’Unione europea.

Lo scopo è quello di migliorare la circolazione dei dati sanitari, rispettando degli standard che siano condivisi da tutti. Quello che verrà adottato è una sorta di libretto sanitario elettronico – come quello che in Italia viene fornito dalle aziende sanitarie locali – che è verificabile ed è accettato in tutto il mondo.

Volendo semplificare al massimo siamo davanti ad un’estensione e digitalizzazione del Certificato internazionale di vaccinazione o profilassi – anche conosciuta come Carta gialla – che serve per verificare che determinate vaccinazioni contro delle malattie pericolose siano state effettuate. E che, già oggi, viene richiesto per l’ingresso in alcuni paesi. L’Oms non potrà accedere ad alcuna informazione sanitaria personale. Manterrà unicamente il controllo sulla lista delle chiavi pubbliche utilizzate per effettuare la verifica dell’autenticità di questi documenti, che continueranno ad essere gestiti dai singoli stati.

A cosa serve il nuovo green pass

In estrema sintesi, a cosa dovrebbe portare il nuovo accordo siglato tra l’Unione europea e l’Organizzazione Mondiale della Sanità? A dare una risposta a questa domanda ci ha pensato Tedros Adhanom Ghebreyesus, il quale ha spiegato che “basandosi sulla rete di certificazione digitale dell’UE di grande successo, l’OMS mira a offrire a tutti gli Stati membri dell’OMS l’accesso a uno strumento sanitario digitale open-source, che si basa sui principi di equità, innovazione, trasparenza, protezione dei dati e privacy. I nuovi prodotti sanitari digitali in fase di sviluppo mirano ad aiutare le persone di tutto il mondo a ricevere servizi sanitari di qualità in modo rapido ed efficace“.

Basata sulla strategia sanitaria globale dell’UE e sulla strategia globale dell’OMS sulla salute digitale, l’iniziativa fa seguito all’accordo del 30 novembre 2022 tra Kyriakides e Tedros per rafforzare la cooperazione strategica sulle questioni sanitarie globali. Ciò rafforza ulteriormente un solido sistema multilaterale con l’OMS al centro, alimentato da una forte UE.

Questa partnership include una stretta collaborazione nello sviluppo, nella gestione e nell’implementazione del sistema GDHCN dell’OMS, beneficiando dell’ampia competenza tecnica della Commissione europea nel settore. Un primo passo consiste nel garantire che gli attuali certificati digitali dell’UE continuino a funzionare in modo efficace.

Uno degli elementi chiave nel lavoro dell’Unione europea contro la pandemia sono stati i certificati Covid-19 digitali. Per facilitare la libera circolazione all’interno dei suoi confini, l’Ue ha rapidamente istituito dei certificati interoperabili. Basati su delle tecnologie e degli standard open-source hanno consentito anche la connessione di paesi extra UE, che rilasciano certificati secondo le specifiche EU DCC, diventando la soluzione più utilizzata in tutto il mondo.