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Grecia: “accordo raggiunto”, troika torna ad Atene. “Colpo di stato”

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ATENE (WSI) – Si ricuce la spaccatura all’interno dell’Europa, che con un compromesso iniziale “unanime” scongiura per il momento un crac delle finanze elleniche sotto il peso dei debiti. Dopo 17 ore di trattative, l’intesa permette sia di gettare le basi per un terzo piano di finanziamenti sia di rassicurare la Bce, che continuerà a sostenere le banche greche a corto di liquidità.

Il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk ha annunciato che dopo una riunione fiume dell’Eurogruppo un compromesso è stato raggiunto. “È stato stretto un accordo all’unanimità, tutto è pronto”, aveva preannunciato su Twitter il ministro belga.

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Ma rimane ancora molta strada da fare. L’eventuale sostenibilità del debito non è stata nemmeno evocata – perché le divisioni restano tante – e diversi parlamenti dei paesi dell’area euro dovranno esprimersi sull’intesa raggiunta a Bruxelles. A sua volta, Alexis Tsipras dovrà raddoppiare i suoi sforzi per garantire che il pacchetto di riforme da 50 miliardi passi lo scoglio del voto parlamentare.

Secondo l’analista Marc Ostwald di ADM Investor Services le misure di rigore chieste nel pacchetto di aiuti sono “di un infinitesimo peggiori” di quelle che sono state respinte domenica scorsa con il referendum greco. L’accordo è giudicato “peggiore del Trattato di Versailles del 1919”.

Per il premier non sarà affatto facile giustificare la resa e il ritorno della Troika ad Atene, il cui ruolo sarà quello di garantire l’attuazione delle riforme. Tsipras sarà alla fine costretto formare un governo di unità nazionale, secondo Ostwald.

Per Diodovich (Ig Italia) saranno difficili i passaggi parlamentari ad Atene e a Berlino. Loynes di Capital Economics vede ancora in forte dubbio il futuro della Grecia nell’euro.

Ciò, unito alla lista di riforme draconiane chieste dai leader dell’area euro ha scatenato una protesta sui social media. Su Twitter l’hashtag #ThisIsACoup è il secondo più popolare a livello mondiale. Nel giro di poche ore era già stato utilizzato ben 200 mila volte nella piattaforma di microblogging. A essere presi di mira sono la Germania e il suo ministro delle Finanze, il falco Wolfgang Schäuble.

Nelle prossime settimane si terranno ulteriori trattative per definire i dettagli del nuovo piano di aiuti da 82-86 miliardi di euro. Sarà istituito un fondo di privatizzazione da 50 miliardi il cui ricavato (dalla svendita di asset come il porto di Pireo e gli aeroporti locali) verrà utilizzato per rimborsare i tanti prestiti che Atene deve a istituti privati e istituzioni pubbliche.

Anche se l’Eurogruppo ha aperto la porta a un allungamento delle scadenze sui prestiti, Tsipras è nell’angolo. Le condizioni poste lo spingeranno probabilmente all’addio. Il premier si è difeso dicendo che ha lottato fino all’ultimo e che sebbene gli interventi siano recessivi, è almeno riuscito a ottenere finanziamenti a medio termine e convincere i leader dell’Eurozona a situare il nuovo fondo delle privatizzazioni da 50 miliardi ad Atene e non in Lussemburgo Atene.

Per il partito di sinistra al governo l’allungamento delle scadenze sul suo gigantesco debito, sarebbe una bella vittoria, è vero, ma Angela Merkel continua a dire che una ristrutturazione del debito non è possibile.

Ora il leader di Syriza ha solo due giorni di tempo per convincere i deputati greci dei motivi della sua resa e fare approvare i pacchetti di riforme strutturali. Incontrerà più di un problema politico in patria dopo le concessioni fatte in materia di privatizzazioni, Iva e pensioni. Si profila la formazione di un esecutivo tecnico-centrista di unità nazionale a guida Theodorakis (To Potami) e forse nuove elezioni in autunno.

Prima dell’annuncio del raggiungimento del compromesso, i media parlavano dell’esistenza di numerose divergenze tra il governo ellenico e i falchi dell’Eurozona. Come condizione per riprendere le trattative, i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo hanno dato ad Atene tempo fino a mercoledì per varare le riforme.

Nella bozza da sottoporre all’Eurosummit, la Germania ha persino proposto una “uscita temporanea” della Grecia dalla zona euro, con la Cancelliera tedesca che è combattuta tra l’eventualità di compromettere per sempre la fiducia nell’Eurozona e il rischio di rompere il suo partito.

Durante i negoziati fiume Merkel ha continuato a mostrare una certa intransigenza, dicendo un perentorio no ad un accordo a tutti i costi e un altro nein alla ristrutturazione del debito, che invece avevano consigliato nei giorni scorsi Fmi, Usa e Consiglio Ue.

A un certo punto l’Eurogruppo ha anche sospeso i negoziati, avvertendo il governo greco che non accorderà nuovi fondi “finché non saranno fatte le riforme” in tema di Iva e di pensioni, e finché Atene non fortificherà l’indipendenza del suo ufficio di statistica.

Cancellato il vertice Ue a 28, ha preso il via una riunione dei leader dell’Eurozona. Una maratona che è durata appunto 17 ore e che ha sancito il ritorno della troika ad Atene da marzo 2016.

Tra le diverse precondizioni che Atene ha accettato per poter aprire un negoziato su un nuovo piano di aiuti, c’è anche quella di “consultare preventivamente e concordare” con la ex Troika “tutte le proposte legislative rilevanti prima di sottoporle al Parlamento o alla consultazione pubblica”. In pratica niente più referendum indetti senza consultare Fmi, Bce e Commissione Ue.

Il documento approvato all’unanimità dai capi di Stato e di governo dell’area euro, puntualizza che questo passaggio con la Troika deve avvenire in tempi che risultino “adeguati”. Concretamente, il governo Tsipras non potrà più convocare referendum – come quello che lo scorso 5 luglio ha sancito la rottura delle precedenti trattative con l’Ue – senza avere il consenso preventivo non degli altri Paesi, ma dei tanto “odiati” tecnici e eurocrati delle “istituzioni”. Un ulteriore smacco a Syriza e in un certo senso anche al popolo greco che si è espresso con il 61% contro le misure di austerity.

Un’intesa prima di oggi era fondamentale, perchè altrimenti proprio lunedì le banche greche si sarebbero trovate a secco. Con il ‘sì’ dei 19, infatti, la Bce è ora “disponibile” a continuare a sostenere gli istituti greci. Le banche rimarranno chiuse questa settimana, ma potrebbero ritornare operative da quella successiva.

(DaC)