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Grano, sicurezza alimentare in bilico dopo lo stop dell’accordo. Ecco gli impatti

Prosegue la fase di elevata volatilità sul prezzo del grano che, a Chicago, dopo la chiusura in calo di venerdì, ha recuperato terreno stamattina dopo un nuovo attacco missilistico russo sul porto di Odessa, oltre che su alcuni depositi di grano.

Qual è l’impatto di queste tensioni sui prezzi del grano, della farina e dei generi alimentari?

La fine dell’accordo sul grano

La volatilità sul prezzo del grano è stata innescata dalla fine del tanto discusso accordo sul grano, il Black Sea Grain Initiative, accordo che era stato stipulato tra Russia e Ucraina a luglio dello scorso anno per consentire alle navi ucraine di esportare in sicurezza, nonostante la guerra, il grano e altri cereali (e i preziosi fertilizzanti) fondamentali per il sostentamento alimentare di moltissimi paesi che da questi prodotti dipendono, a partire dall’Africa.

Settimana scorsa gli equilibri sono cambiati, con la Russia che ha annunciato anche di aver reintegrato il blocco navale sui porti ucraina e quindi da questo giovedì tutte le navi che vi transiteranno saranno viste come schierate con “il regime di Kiev“. Questa situazione ha riacceso le preoccupazioni oltre che sui prezzi del grano e di altri cereali, anche sul sostentamento alimentare di molte area del globo già alle prese con gravi situazioni di povertà e carestia.

Proprio il prezzo del grano è balzato dopo l’annuncio della fine dell’accordo, con i futures sul grano che settimana scorsa hanno messo a segno il più grande aumento (+8,5%) in un solo giorno dall’inizio della guerra nel febbraio 2022. In tal senso il prezzo del grano mostra ad oggi un incremento di oltre il +25% dai minimi di maggio.

L’importanza del Black Sea Grain Initiative

Ricordiamo che la Russia aveva consentito il transito delle derrate agricole Ucraine attraverso il Mar Nero grazie proprio all’accordo (ora cessato) mediato dalle Nazioni Unite (e dalla Turchia) alcuni mesi dopo l’invasione da parte della Russia. Da allora, proprio grazie al Black Sea Grain Initiative sono state esportate dai porti ucraini quasi 33 milioni di tonnellate di cereali e prodotti a base di olio di semi.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, dei quasi 33 milioni di tonnellate esportate, la quantità maggiore è andata in Cina (8 milioni di tonnellate), seguita dalla Spagna (6 milioni di tonnellate) e Turchia (3,2 milioni di tonnellate).

Ma non solo, l’accordo in questione “ha contribuito anche a ridurre i prezzi alimentari globali di oltre il 23%“, ha affermato António Guterres il segretario generale delle Nazioni Unite. Tutto questo in un contesto in cui la la produzione e la disponibilità di cibo sono state e sono messe a dura prova oltre che dai conflitti geopolitici, anche da cambiamenti climatici e altri fattori.

L’Ucraina negli ultimi giorni sta cercando un dialogo e una mediazione per tentare di riavviare il commercio attraverso il corridoio del Mar Nero, anche se da questo punto di vista ci sono forti dubbi sul fatto che tale obiettivo sia realistico a meno che la Russia non inverta la rotta. Nel frattempo, il Governo di Kiev si sta rivolgendo ad altre vie per esportare il suo grano, come treni e chiatte, rotte alternative per altro più lunghe e costose.

Gli effetti della “guerra del grano”

In ogni caso, anche se ci vorrà del tempo per mostrare i suoi effetti sugli alimenti confezionati, la decisione di Mosca avrà con tutta probabilità conseguenze significative e nefaste sul costo del cibo, oltre che sulla capacità dei Paesi più poveri del mondo, ma non solo, di accedere a un’alimentazione adeguata.

Proprio per questo motivo, domani il Consiglio UE riesaminerà il blocco (in vigore fino a metà settembre) imposto all’import da Kiev, una mossa introdotta da cinque paesi europei (Polonia, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Ungheria) per tutelare il mercato interno.

Ora l’obiettivo della Russia è quello di rimpiazzare l’Ucraina come principale spedizioniere di derrate agricole, infatti, Mosca continua a esportare il proprio raccolto sui mercati mondiali.

Effetti su Italia e inflazione

Il grano viene in questo momento sottopagato agli agricoltori italiani il 30% in meno rispetto allo scorso anno, al di sotto dei costi di produzione, segnala la Coldiretti. “L’accordo sui cereali provenienti dal mar Nero coinvolge direttamente l’Italia dove le importazioni di grano proveniente dall’Ucraina sono aumentate del 430% per un quantitativo pari a oltre 142 milioni di chili mentre quelle di mais del 71% per un totale di 795 milioni di chili nel primo quadrimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sulla base di elaborazioni Coldiretti su dati Istat”.

L’Italia, con il 6,3% complessivo sul totale delle esportazioni ucraine di prodotti agricoli, tra grano, mais e olio di girasole, è al quarto posto dietro Cina (24,3%), Spagna (18,3%) e Turchia (10%) tra i Paesi più interessati dall’accordo Onu, conclude la Coldiretti in una noto odierna.

Poi bisognerà vedere gli effetti dello stop dell’accordo sull’inflazione a livello globale. In tal senso, secondo Michael Magdovitz, analista senior specializzato in materie prime presso Rabobank “gli ultimi sviluppi probabilmente fermeranno l’allentamento dell’inflazione alimentare che abbiamo visto da ottobre, con il tasso di tale allentamento potrebbe ristagnare a un livello molto alto e non c’è alcuna possibilità che scenda”.

In sostanza, proprio ora che l’inflazione a livello globale sta finalmente scendendo, l’aggravarsi delle tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina potrebbe riportare tensioni sul prezzo del cibo.

I Paesi più colpiti dallo stop del grano ucraino

Durante la pandemia, i prezzi del grano sono aumentati, poi sono nuovamente aumentati all’inizio della guerra in Ucraina, “ma stavamo ricostruendo le scorte e le cose sembravano più normalizzate prima dell’annuncio di settimana scorsa”, ha commentato Magdovitz.

Ma quindi quali saranno i Paesi maggiormente colpiti dagli ultimi sviluppi sul grano? Molti paesi africani si rifornivano per il loro grano dall’Ucraina perché lì è più economico, ma con questo nuovo stop al grano ucraino le aree maggiormente colpite secondo l’analista Abiola Afolayan saranno il Corno d’Africa, il Sudan, la Somalia, l’Etiopia, ma anche parti del Medio Oriente e l’Afghanistan.

I paesi che dipendono maggiormente dalle forniture dell’Ucraina saranno probabilmente i più colpiti. Prima della guerra il Libano riceveva quasi tre quarti del suo grano dall’Ucraina, mentre anche Pakistan, Libia ed Etiopia ne sono fortemente dipendenti.

“Inequivocabilmente, milioni e milioni di donne e bambini saranno colpiti da questo blocco”, ha affermato Afolayan.

Anche la Casa Bianca è intervenuta con il portavoce americano che ha affermato che l’accordo sul grano è stato “fondamentale per abbassare i prezzi dei prodotti alimentari in tutto il mondo, che sono aumentati dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio dello scorso anno”.

I vantaggi per la Russia

A meno che la Russia non inverta la rotta intrapresa (cosa peraltro difficile che si verifichi dato gli interessi in gioco), il nuovo blocco della “via del grano” renderà i paesi più poveri dell’Africa sub-sahariana e del Medio Oriente più dipendenti dal grano russo leggermente più costoso rispetto a quello ucraino, con Mosca che attualmente produce circa il 20% dell’offerta mondiale di grano.

In questo contesto, secondo il deputato ucraino Oleksiy Goncharenko:

“Putin ha chiaramente l’obiettivo di interrompere la sicurezza alimentare e provocare un picco dei prezzi alimentari mondiali, che nei paesi sviluppati porterà all’inflazione, ma nei paesi in via di sviluppo che porterà alla destabilizzazione sociale, alla fame e a nuove ondate di migranti”.

Analisi tecnica sul grano

Grano sotto pressione dopo il rally di settimana scorsa che ha permesso al futures a Chicago di balzare di quasi il 10%. Nel dettaglio, solo nella seduta di mercoledì scorso il prezzo del grano sulla borsa europea è aumentato dell’8,2% a 253,7 euro per tonnellata, sulla buona strada per testare il livello più alto delle ultime tre settimane.

I rialzi di settimana scorsa sono guidati come dicevamo oltre che dalla rottura dell’accordo russo sul grano con l’Ucraina, anche dalle previsioni di clima secco negli Stati Uniti. Tuttavia, vale la pena ricordare che la situazione è molto diversa rispetto allo scorso anno, infatti, l’Ucraina esporta anche attraverso altre rotte e la situazione di offerta in Europa e negli Usa è molto migliore rispetto a solo un anno fa.

Nel grafico qui sotto vediamo l’andamento di breve periodo del prezzo del grano che con il rialzo di settimana scorsa ha rotto al rialzo l’area di resistenza a quota 650 cent, ora principale area supportiva insieme a quota 675 cent. Al contrario, in caso di ulteriore rialzo i successivi livelli di resistenza che potrebbero ostacolare un’avanzata dei prezzi si trovano a quota 800 cent, prezzi di metà febbraio di quest’anno.

[/media-credit] Andamento di breve periodo del prezzo del grano

In ogni caso, come vediamo dal grafico qui sotto, il prezzo del grano è ancora in calo di oltre il 50% rispetto al massimo storico raggiunto a marzo 2022.

[/media-credit] Andamento di medio periodo del prezzo del grano

L’intervento del Direttore Leopoldo Gasbarro

Di questo ne ha parlato anche il direttore di Wall Street Italia, Leopoldo Gasbarro in un intervento sabato nella trasmissione Weekly in onda su Rai 1. Di seguito il link per ascoltare l’intervista completa: