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GOVERNO, NON E’ FINITO LO SCONTRO SULL’ECONOMIA

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(WSI) – (…) Il punto è che Fini, con la sua sortita, ha evi­denziato quanto sia fragile la tre­gua sottoscritta da Berlusconi e Tre­monti nell’incontro ad Arcore di qualche giorno fa. D’altronde il braccio di ferro sull’Irap al Senato tra la maggioranza e il dicastero del­l’Economia testimonia che le ten­sioni non si sono sopite. Piuttosto resteranno sotto traccia. Fino alle Regionali non si muoverà nulla. Il Cavaliere infatti ha invitato i mini­stri ad abbassare i toni, «perché l’opinione pubblica non sopporta queste divisioni», a conferma che nei suoi adorati sondaggi c’è la pro­va di un calo nel gradimento.

Resta l’irritazione per quanto ac­caduto, gli strascichi per la richie­sta di Tremonti di assumere l’incari­co di vicepremier. Quando si pensò di farne tre, Matteoli chiamò Berlu­sconi e lo invitò a rigettare l’ipote­si, «perché ci faremmo prendere in giro in tutto il mondo». Poi Fini dis­se no, e il Cavaliere fu lieto della sponda. Sono stati momenti molto concitati, se è vero che a un certo punto il premier pensò a Dini per l’Economia, nel caso in cui l’attuale ministro avesse deciso di rassegna­re le dimissioni. Ma piuttosto che lavorare a un rimpasto preferisce te­nersi la scarlattina, nonostante si sia ragionato sull’ipotesi se cambia­re in corsa per offrire l’immagine di un rilancio prima delle Regionali, o attendere l’esito del voto in prima­vera per un assestamento dell’ese­cutivo.

Sembra esser stata preferita que­sta seconda opzione, anche se la scelta dei candidati governatori in­fluirà sulla squadra di Palazzo Chi­gi. Per alcune regioni il vertice a tre, con Berlusconi, Bossi e Fini, ser­virà solo a sancire l’intesa raggiun­ta. Nel Lazio, per esempio, correrà la segretaria dell’Ugl Polverini. È in Veneto invece che lo scenario può cambiare: a meno di una clamorosa concessione della Lombardia, toc­cherà alla Lega, ma non è detto che sarà Zaia a «scendere in campo», se è vero che il Pdl locale sarebbe più propenso ad accettare la candidatu­ra del capogruppo al Senato del Car­roccio, Bricolo. «Umberto, decidi tu», ha detto il titolare dell’Agricol­tura al Senatùr. E il capo del Carroc­cio ci sta seriamente pensando, lo aveva già fatto capire a Fini duran­te il loro ultimo incontro: «Comun­que l’Agricoltura resta a noi, Gian­franco. Silvio l’ha garantito».

Se così fosse, al governatore uscente Galan — apprezzato ieri pubblicamente da Gianni Letta — verrebbe offerto un incarico «sicu­ro » di governo. E visto che Zaia re­sterebbe al suo posto, pur di evita­re un complicato valzer delle poltro­ne, si sta prospettando la soluzione di affidargli il futuro ministero del­la Salute. Gli indizi sono numerosi: il disegno di legge che divide le competenze della Sanità dal Welfa­re è all’esame del Parlamento, e guarda caso prevede il ruolo di mi­nistro e di un viceministro. Così Fa­zio resterebbe al suo posto, visto che finora è stato il vice di Sacconi. Poi bisognerà vedere se accetterà la mancata promozione.

Si tratta comunque di fibrillazio­ni minori se paragonate allo scon­tro attorno al ministero dell’Econo­mia. Perché la battuta di Tremonti, che vorrebbe continuare a tener «af­famati» i suoi colleghi senza fondi, è giunta all’orecchio di molti nel go­verno. E comunque è Berlusconi che gli sta chiedendo il conto. La sortita di Fini è servita a ricordarlo.

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