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Giappone: due mesi dopo, nuovo allarme nucleare a Fukushima

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Tokyo – Tepco ha avvertito che una nuova fuoriuscita radioattiva consistente dal reattore 1 dell’impianto nucleare di Fukushima. Il reattore potrebbe avere subito danni gravi ed essersi parzialmente fuso, tuttavia, la temperatura relativamente bassa del contenitore esterno lascerebbe pensare che il materiale combustibile sia scivolato sul fondo e continui dunque ad essere raffreddato dal liquido rimanente.

Intanto, il governo ha deciso di abbattere tutti capi di bestiame presenti entro il raggio di venti chilometri dall’impianto nucleare. “Ci scusiamo per il dolore che questo causera’ a coloro che li hanno allevati, a prescindere dall’indennizzo economico che riceveranno”, ha dichiarato il portavoce Yukio Edano.

Ma e’ soprattutto la situazione della centrale che continua a preoccupare. Dalle nuove misure effettuate, e malgrado le sette tonnellate di acqua all’ora iniettate, il liquido nel reattore n. 1 e’ sceso sotto il fondo delle barre di combustibile, che sono lunghe quattro metri. Nel reattore, dunque, si e’ verificata una consistente perdita d’acqua radioattiva.

La Tepco ha tuttavia precisato che la temperatura del contenitore esterno e’ di 100-120 gradi, un livello che dovrebbe garantire in “modo relativamente stabile” il raffreddamento delle barre. Il reattore n. 1 e’ il piu’ instabile, avendo subito un danneggiamento del 55 per cento con parziale fusione del nocciolo.

Oggi il Giappone ha osservato un minuto di silenzio per ricordare il terremoto che ha colpito il paese esattamente due mesi fa. Nell’infografica del Guardian che riportiamo qui sotto sono visualizzate le conseguenze nelle città della costa orientale, in cui il terremoto e lo tsunami hanno fatto i danni maggiori: per ogni località si registrano i morti accertati, i dispersi e il numero di edifici danneggiati.

Le ultime stime ufficiali parlano di 14.949 morti, mentre i dispersi sono almeno 10.000. Circa 120.000 persone continuano a vivere in rifugi di emergenza nelle loro città di origine, a volte rifiutando di spostarsi nelle abitazioni temporanee che sono state costruite altrove. Sono in corso gigantesche operazioni di demolizione e rimozione delle macerie: le ruspe guidate dai soldati radono al suolo intere aree residenziali pericolanti, alcune delle quali non verranno ricostruite, sotto gli occhi degli ex abitanti che nelle pause possono recuperare parte dei loro beni dalle macerie. I proprietari delle case espongono una bandiera rossa se le loro case possono essere rase al suolo e una bandiera gialla se i bulldozer si devono invece limitare a liberare i dintorni.

Il governo stima che ci vorranno circa tre anni per gestire i resti dei circa 95.000 edifici distrutti. Milioni di tonnellate di detriti che devono essere riciclate, bruciate o eliminate, operazioni per cui il governo ha già stanziato più di due miliardi di euro.

Intorno alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, circa 80.000 persone rimangono lontane dalle loro case che si trovano all’interno dell’area di evacuazione, estesa per 20 chilometri intorno all’impianto. Vivono principalmente in rifugi ricavati nelle palestre. Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha annunciato ieri che il Giappone abbandonerà il piano energetico precedente il disastro: attualmente il paese otteneva circa il 30% dell’energia dalle centrali nucleari, e il piano prevedeva di raggiungere il 50% entro il 2030. Il nuovo piano investirà invece sul risparmio energetico e sulle energie rinnovabili, un settore che finora è stato trascurato dalle politiche governative.