Nonostante le rassicurazioni del governo, montano le preoccupazioni sullo stato dell’economia tedesca. E, in particolare sulle chance che la locomotiva europea possa essere finita in recessione tecnica nel corso del quarto trimestre 2018.
Ad alimentare i dubbi sulla tenuta di Berlino, ci ha pensato oggi la pubblicazione del dato sulla produzione industriale di dicembre, in calo per il terzo mese di fila. Il dato, contro le attese di mercato, ha segnato una flessione calo mensile dell’1,9% mensile. Ciò segue una diminuzione dopo il – 0,8% e – 0,1% dei due mesi precedenti.
Per tentare di rasserenare gli animi, oggi il ministro dell’economia Peter Altmaier ha detto che l’economia tedesca gode di buona salute e si aspetta che il trend positivo continui. Ma le parole non bastano.
Quello arrivato oggi dalla produzione industriale è un segnale che si aggiunge a quello del Pil, che nel terzo trimestre ha segnato un calo dello 0,2%, per via soprattutto di fattori una tantum legati ai nuovi standard di emissioni delle auto. Un altro calo trimestrale significherebbe l’ingresso recessione, definita come due trimestri di Pil in calo.
A questo proposito, a metà dicembre, la Bundesbank aveva rivisto al ribasso le stime di crescita della Germania per l’anno in corso e il successivo: nel 2018 il Pil crescerà solo dell’1,5% (contro il 2% previsto in precedenza). Mentre per il 2019 e il 2020 la banca centrale tedesca parla adesso di una crescita dell’1,6%, (contro l’1,9% previsto a giugno per il 2019).
Anche gli istituti economici hanno abbassato le stime di crescita della Germania, e fra questi si è distinto l’Ifo, con uno scenario particolarmente pessimistico: secondo gli economisti di Monaco il Pil nel 2018 crescerà dell’1,5% mentre nel 2019 solo dell’1,1% (-0,8 rispetto alle stime autunnali). Nel 2017 il pil tedesco è cresciuto del 2,2%.