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Gaza, Hamas: «Raggiunto un accordo sulla tregua con Israele»

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TEL AVIV (WSI) – Spari in aria e grida di gioia: «Dio è grande, la resistenza palestinese ha vinto». Un fiume di gente si è riversato in serata per le strade di Gaza per festeggiare la notizia del cessate il fuoco «illimitato» raggiunto con la mediazione egiziana.

Dalle tv controllate da Hamas, i portavoce della fazione islamica parlano di «grande vittoria» contro Israele. «Nessuna nazione araba – è stato detto in una conferenza stampa trasmessa in tv – ha resistito in questo modo ad Israele e così a lungo». I militanti di Hamas e delle altre fazioni sono stati quelli più determinati nel rivendicare il successo su Israele e la vittoria della «Resistenza supportata dal popolo».

Tra le scene più frequenti, quelle di armi brandite verso il cielo e colpi sparati in aria, bandiere verdi spiegate al vento, caroselli di macchine. Dalle moschee – dove in molti si sono riuniti – gli altoparlanti hanno cominciato a diffondere ad altissimo volume canti riservati di norma per i giorni festa musulmani. Canti che si sono mischiati ai fuochi di artificio lanciati in aria.

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La guerra a Gaza dopo 50 giorni è finita: l’Egitto è riuscito con un indubbio successo diplomatico a mettere d’accordo Hamas e Israele per un cessate il fuoco «illimitato». E dalle 18 italiane le armi hanno cominciato a tacere dopo una giornata che ha segnato, anche dopo quell’ora, un fitto lancio di razzi dalla Striscia sui villaggi nei pressi della frontiera con l’enclave palestinese.

Le ultime vittime prima dell’inizio della tregua sono state due civili israeliani centrati da un colpo di mortaio, mentre i raid di risposta dello Stato ebraico hanno fatto tre morti a Gaza. L’accordo di oggi – annunciato da Hamas e confermato a nome dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) dal presidente Abu Mazen con un messaggio tv – ha posto fine alla più lunga operazione di Israele nei confronti della Striscia, cominciata lo scorso 8 luglio dopo il continuo lancio di razzi da Gaza.

Entro un mese – ha rivelato il ministro degli Esteri egiziano – le parti si rivedranno al Cairo per proseguire le trattative indirette su tutti i temi, con l’obiettivo di arrivare a un’intesa politica più vasta e comprensiva. Ma in questo lasso di tempo – secondo le prime indiscrezioni – Israele dovrebbe aprire i suoi confini con Gaza – oltre quello egiziano di Rafah, con la possibile supervisione delle forze di sicurezza del presidente Abu Mazen – in modo da consentire l’ingresso agli aiuti umanitari e per la ricostruzione della Striscia. Accordo anche sull’estensione da tre a sei delle miglia marine in cui sarà consentita la pesca per i navigli di Gaza.

Ovviamente l’intesa prevede che non un razzo dovrà cadere su Israele. L’appuntamento decisivo sarà però tra 30 giorni: lì si misureranno la principale richiesta israeliana, quella di smilitarizzare la Striscia, e quella delle fazioni palestinesi, con in testa Hamas, di un aeroporto, di un porto e della possibilità di spostamento maggiore per i cittadini di Gaza. Temi tutti particolarmente difficili, visto come sono andate le trattative finora.

Fatto sta che però il risultato raggiunto dall’Egitto di Sisi è un successo inequivocabile che diventerebbe ancora più vistoso se le parti raggiungessero un’intesa politica definitiva. Se da parte di Israele al momento non ci sono commenti ufficiali al cessate il fuoco, da Gaza – dove ci sono state scene di giubilo per strada all’annuncio della tregua – Hamas canta vittoria.

«La nostra resistenza armata – ha detto il portavoce della fazione Sami Abu Zuhri – ha ottenuto ciò che le armate arabe non hanno raggiunto. Questo debole assediato popolo ha sconfitto il più grande esercito del Medio Oriente».

In Israele i consigli comunali delle cittadine vicine alla Striscia – le più bersagliate dai razzi – si sono detti contrari all’accordo, che giudicano «una resa al terrorismo». Molti di loro hanno minacciato di non fare ritorno alle case abbandonate in queste settimane a causa della guerra. Questo potrebbe essere uno dei problemi che dovrà affrontare il governo del premier Benyamin Netanyahu nel gestire l’accordo.

Qualunque sia la valutazione sull’esito del conflitto – con oltre 2130 vittime da parte palestinese e 64 soldati più cinque civili in Israele – l’intesa è stata salutata da un sospiro di sollievo da più parti: gli Stati Uniti, ha affermato Jen Psaki, portavoce del Dipartimento di Stato, esprimono «sostegno totale».

In questi 50 giorni di guerra su Israele sono caduti – secondo l’esercito – 4562 razzi e colpi di mortaio, mentre l’aviazione israeliana ha attaccato 5262 obiettivi a Gaza. E in Israele non tutti sembrano d’accordo con il cessate il fuoco.

La ricostruzione. L’entrata in vigore della tregua nella Striscia di Gaza deve essere accompagnata dall’invio di «medicinali e cibo» agli abitanti della regione palestinese e dall’inizio della «ricostruzione di tutto ciò che è stato distrutto negli attacchi» israeliani, ha detto il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, in un breve messaggio trasmesso in tv. Abbas ha aperto il suo intervento ufficializzando che «la leadership palestinese ha accettato l’appello dell’Egitto per una tregua permanente a partire dalle 18» a Gaza. Il presidente dell’Anp ha quindi ringraziato le autorità del Cairo per i loro sforzi mirati a «fermare l’aggressione contro la Striscia di Gaza, il bagno di sangue e l’uccisione di bambini».