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Ftse Mib: dimezza le perdite. Le tasse allontanano i rialzisti

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Milano – Piazza Affari e gli altri mercati finanziari europei, ancora una volta in preda ad un’eccessiva volatilita’, riducono i cali sul finale di seduta, ma senza riuscire a risollevarsi del tutto.

Milano ha dimezzato le perdite in seguito alla pubblicazione dei dati sulla produzione industriale statunitense relativa al mese di luglio, che hanno mostrato una crescita dello 0,9% (maggior rialzo da inizio 2011) sopra le attese, e la conferma del rating tripla A Usa da parte dell’agenzia Fitch che “riflette l’eccezionale affidabilita’ creditizia degli Stati Uniti”. E cosi’ il Ftse Mib, pur restando in territorio negativo, ha chiuso intorno ai massimi di seduta.

Le borse del continente sono state penalizzate dal dato sul prodotto interno lordo della Germania che, nel corso del secondo trimestre, ha segnato una crescita pari quasi a zero. Ora l’Europa rischia la stagflazione. La performance dell’indicatore tedesco ha spiazzato gli operatori: e’ la prova che, dopo un inizio brillante nel 2011, anche la locomotiva dell’economia europea inizia a singhiozzare.

Il dato va considerato allarmante non tanto a livello nazionale, ma a livello europeo: la Germania e’ la principale economia comunitaria e insieme alla Francia tiene in piedi buona parte dell’eurozona. Le notizie sulla scarsa crescita tedesca seguono di pochi giorni le informazioni sull’andamento dell’economia francese in forte affanno e a rischio di declassamento da parte delle agenzie di rating. Il timore e’ che, considerata la crisi di fiducia dei mercati, il dato deludente della Germania possa avere conseguenze pesanti anche se in questo momento la situazione economica tedesca non si possa ritenere pericolante.

Intanto in un segnale di ulteriore tensione sui mercati, si e’ verificata un’impennata dei prestiti di emergenza concessi dalla Bce dopo che l’istituto ha annunciato l’esistenza di tensioni in seno ai mercati interbancari dell’area euro. Ma per il momento, secondo quanto riportato da Reuters, trader e money manager non si dicono preoccupati.

In chiusura Londra guadagna lo 0,1%, Francoforte, tra i listini peggiori in avvio dopo la comunicazione del Pil, scende dello 0,54%; Parigi fa -0,54%, Madrid -0,77%, l’indice di riferimento dell’area, l’Eurostoxx 50, lo 0,29%, mentre Piazza Affari, dimezza le perdite di meta’ seduta, portandole a -1,15% (16,389 punti). L’Italia All-Share lascia sul campo l’1,06%. Positiva la borsa svizzera (+0,91%). Nelle ultime due settimane le piazze europee hanno accusato cali che vanno dal 7% al 16% (Francoforte), passando per il -12% di Parigi.

Gli investitori temono il concretizzarsi delle spinte recessive in un’economia, quella dell’Eurozona, gia’ messa in ginocchio dal problema dei debiti. Una ragione in piu’ per cui il mercato aspetta con impazienza di conoscere l’esito dell’incontro di oggi pomeriggio tra il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel. Si spera che dal summit all’Eliseo possano scaturire nuove misure che limitino l’allargamento della crisi del debito della zona euro.

Nel frattempo in Italia il governo ha aperto alle modifiche della manovra anticrisi da 45 miliardi in due anni, ma senza smontare il testo, “altrimenti si rischia il default”. Possibile un aumento dell’Iva. Per il Pdl i saldi sono invariabili. L’incremento delle tasse previsto e’ di 6 miliardi di euro, di cui 1,8 dal rialzo del carico fiscale per le societa’ del settore utility.

Sul fronte dell’obbligazionario, dimuinisce rispetto alle ultime ore la pressione sui bond italiani: le indiscrezioni continuano a parlare di nuovi interventi da parte della Bce sul mercato secondario. Il differenziale tra BTP/Bund riscende così a 272,3 punti base. I rendimenti a dieci anni italiani viaggiano al 5,012%, sempre in rialzo però rispetto a quelli spagnoli, che si attestano al 5,005%. In incremento invece i Cds, ovvero i credit default swap. Il costo per assicurarsi per cinque anni contro un eventuale default del debito aumenta di 11 punti a 359 punti.

FTSE MIB: LA SUPER MANOVRA BASTONA LE UTILITY

Al banco di prova Piazza Affari, che ieri e’ rimasta chiusa per la festività del Ferragosto, si fa trovare impreparata. Il mercato da’ un giudizio per ora impietoso dellla super-manovra anti-crisi approvata dal Consiglio dei ministri lo scorso venerdì. L’Ftse Mib arriva a perdere fino al 3% durante i minimi intraday.

“C’è un po’ di volatilità: la scarsa brillantezza è dovuta allo stesso motivo per cui le borse europee hanno invertito ieri la rotta e cioè che dal summit Sarkozy-Merkel non ci si aspetta niente sul fronte di un eurobond”, spiega a Reuters un trader di Piazza Affari.

A soffrire sono soprattutto i titoli del comparto delle utility che pagano la Robin Hood tax. Sotto pressione in particolare Snam rete Gas e Terna , che registrano un tonfo rispettivamente del 13,64% e 9,9% in chiusura, dopo essere state sospese per eccesso di ribasso. Terna e Snam dovranno pagare nel 2012 secondo le stime del governo 620 milioni di Robin Hood Tax: 180 milioni la prima e 440 la seconda. Lettera anche su Enel Green Power, che lascia sul campo il 5,42%.

Fiat sottoperforma un settore già debole a causa dell’outlook poco brillante sull’economia. Sul titolo pesa – spiegano alcuni trader – anche la notizia che Fiat 500 potrebbe non centrare il target di vendite nel Nord America per il 2011. Unicredit scambia sopra i minimi della mattina ma resta l’unica in Italia a seguire il trend negativo europeo. L’istituto paga il fatto di essere la banca più ‘europea’, secondo quanto riportato da un trader di Milano a Reuters.

Mentre Piazza Affari guarda alla tassazione sulle rendite finanziarie e, nel caso del settore delle utility, al maggiore carico fiscale imposto, la manovra domani passera’ in senato. Dal 22 agosto inizia l’esame del disegno di legge da parte delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Palazzo Madama.

In calo anche i titoli industriali, che scontano le cattive notizie giunte in ambito di economia reale, e che riguardano non solo la Germania, ma anche altri paesi come la Spagna e l’Italia. I timori sono di una stagnazione dell’Eurozona, confermati dal rallentamento della congiuntura nel secondo trimestre. Nel periodo compreso tra aprile e giugno il Pil è salito solo dello 0,2%, contro il +0,8% del primo trimestre. La Germania e’ cresciuta di un misero 0,1%

SI ACCENDE IL DIBATTITO SUGLI EUROBOND

In un momento in cui è a rischio più che mai la sopravvivenza dell’Europa, si aspetta con grande trepidazione l’incontro di oggi previsto a Parigi tra la cancelliera Merkel e il presidente francese Sarkozy. Anche se – viste le pressioni politiche interne, difficilmente la Germania fara’ concessione in materia di eurobond.

Emettere debito collettivo viene considerata da molti analisti e investitori una delle poche soluzioni a disposizione, insieme all’unione fiscale, per scongiurare una spaccatura dell’area euro. Intanto l’investitore George Soros ha chiesto l’uscita dall’area euro di Portogallo e Grecia, mentre in Olanda e Germania cresce lo scontento della popolazione verso le misure di sostegno in favore dei paesi periferici piu’ indebitati.

EURO/FRANCO SVIZZERO, DILEMMA “TO PEG OR NOT TO PEG”

Sul fronte valutario l’euro pressoche’ invariato nei confronti del dollaro a $1,4401, attestandosi a 110,48 contro lo yen.

Il rapporto euro/franco svizzero si attesta a 1,1383. La banca centrale svizzera sta valutando se applicare o meno un “peg”, ovvero un strumento di emergenza per frenare la corsa della propria valuta. Sarebbe la prima volta dall’abbandono dell’accordo di Bretton Woods, avvenuto nel 1973, che una valuta viene collegata ad un’altra con la possibilita’ di muoversi esclusivamente all’interno di percentuali ben definite.

Giù anche i futures sul petrolio, che gia’ ieri hanno segnato la flessione piu’ forte delle ultime due settimane a New York, scontando le preoccupazioni circa un indebolimento della congiuntura globale.