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FONDI: ORA TOCCA AI GESTORI

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L’industria dei fondi fa i conti con i suoi clienti. Oltre 10 miliardi di euro sono stati ritirati a settembre dai prodotti azionari, una cifra pari al 7% del patrimonio in gestione. Chi ha scelto di mantenere le proprie posizioni, però, inizia a tirare le somme.

L’esodo non c’è stato. Ha commentato così Assogestioni, l’associazione che riunisce i gestori di fondi in Italia, il dato di raccolta negativa per 8.770 milioni di euro registrato in settembre dalle sgr italiane ed estere. E, dati alla mano, l’associazione guidata da Guido Cammarano, ha spiegato che il saldo negativo del mese appena concluso in rapporto al patrimonio gestito è soltanto al 7° posto nella classifica dei mesi di maggior crisi finanziaria dal 1988 ad oggi, “nonostante il quadro di incertezza generale sia straordinariamente più grave di qualunque altro momento storico precedente”.

I quasi 17 mila miliardi di lire di deflusso dall’industria dei fondi rappresentano infatti solo l’1,8% del patrimonio in gestione, pari a 940 mila miliardi di lire. Un rapporto che, sottolinea Assogestioni, sale al 3,4% nel settembre 1992, il peggior mese dal 1988 per l’industria dei fondi perché mai una raccolta netta negativa è stata così elevata in rapporto all’entità del patrimonio gestito. Se si guarda allo spaccato dei fondi azionari, però, i numeri cambiano un poco. I riscatti qui hanno superato le sottoscrizioni di oltre 10 miliardi di euro che, su un patrimonio in gestione a fine settembre sceso, complici i mercati, a 140 miliardi di euro, equivale al 7% degli asset in gestione.

Bravi allora, viene da dire, a quei promotori e a quei bancari che hanno saputo tenere le fila della propria clientela dopo l’attentato dell’11 settembre agli Usa che ha dato il via alla crisi internazionale di queste settimane. Bravi perché sono riusciti a convincere i risparmiatori che scelte improvvise, dovute al deteriorarsi della situazione politica internazionale, non sono sensate e, soprattutto, rischiano di non risultare coerenti con le decisioni di investimento prese a suo tempo con calma. Bravi perché sono riusciti ad arginare movimenti di denaro ancora più cospicui di quel 7% del patrimonio gestito in fondi azionari: movimenti che, probabilmente, avrebbero potuto destabilizzare i team di gestione, generando fenomeni accentuati di panic selling tra i gestori. Bravi perché, evidentemente, il rapporto instaurato in questi anni con la propria clientela sta diventando sempre più un rapporto di fiducia, visto che convincere i propri clienti a tenere i nervi saldi con le Borse in evidente panico non dev’essere stato un compito facile.

Ora la palla passa ai gestori. Saranno loro a dover dimostrare a quei clienti che ne è valsa veramente la pena mantenere le proprie posizioni quando le Borse scendevano vertiginosamente per poi risalire altrettanto vigorosamente in una settimana e tornare sull’ottovolante durante queste ultime sedute. Saranno loro a dover conseguire performance che ripaghino quanti, in queste settimane, hanno effettuato switch alla ricerca di lidi più sicuri sull’obbligazionario per poi tornare sulle Borse quando il peggio sarà passato. Saranno sempre i gestori che, con un’attenta selezione dei titoli da acquistare, dovranno riuscire a fare meglio di Borse che, ad oggi, sembrano lontane dal liberarsi dal graffio dell’Orso.

Germana Martano è il Caporedattore di Morningstar.it.
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