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Fondi, nella seconda metà 2020 hanno vinto le energie alternative

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Nella seconda metà del 2020 gli investitori che hanno puntato sui fondi comuni focalizzati sui T-Bond Usa (medio-lungo termine) hanno ricevuto i risultati più deludenti (-8,7%); al contrario, è stato il comparto dei fondi azionari tematici basati sulle energie alternative a regalare le migliori soddisfazioni (+48%).

E’ quanto emerge dall’analisi elaborata da FIDArating nel suo consueto Osservatorio, basato su dati relativi a oltre 45mila fondi e Sicav (di cui 20.320 autorizzati e distribuibili alla clientela retail italiana).

Nel grafico, le categorie di fondi più performanti nel secondo semestre  2020

Se si restringe lo sguardo agli ultimi tre mesi dell’anno appena trascorso le categorie di prodotti che hanno messo a segno i migliori ritorni sono gli azionari focalizzati, rispettivamente, sul mercato austriaco, turco e brasiliano.
Sul versante opposto, invece, i fondi azionari con focus su metalli preziosi (-6,87%).

Nel grafico, le categorie di fondi meno performanti nel quarto trimestre 2020

Nel grafico, le categorie di fondi più performanti nel quarto trimestre 2020

Fondi, quasi tutti in positivo

“Gli indici relativi alle categorie azionarie con specificazioni geografiche sono tutti positivi”, ha spiegato Monica Zerbinati, Analista finanziario presso FIDA, “il record è detenuto dagli azionari Austria, che allungano in media del 29 % , seguiti a breve distanza da Turchia e Brasile (performance in euro)”.

“Si evidenzia una sovraperformance delle large cap sulle small in Europa, mentre il contrario si verifica sui mercati Usa. La standard deviation più elevata è del 27% ed è registrata dalla Turchia”, ha proseguito l’analista, “volatilità elevata anche in Norvegia e Brasile, mentre la categoria meno rischiosa è rappresentata dai frontier markets (6,5 %). La massima perdita è stata registrata dagli azionari Norvegia (12,5%) ed in generale dai mercati europei, seguiti dagli Usa, mentre gli asiatici registrano il massimo draw down più contenuto. Esiste una lieve correlazione inversa tra rendimento e livelli di rischiosità”.