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FMI: ALLARME ECONOMIA MONDIALE, ITALIA FANALINO DI CODA IN EUROPA

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L’economia globale «è in un momento molto difficile, stretta tra un brusco rallentamento dei consumi in molte economie avanzate e inflazione in aumento ovunque». E per l’Italia le cose vanno meno bene che per gli altri, con il Pil destinato a non aumentare oltre lo 0,5% sia quest’anno che il prossimo.


L’allarme è lanciato dal Fondo monetario internazionale, secondo cui la crescita mondiale «decelererà significativamente nella seconda metà del 2008, prima di recuperare gradualmente nel corso del 2009». Il prodotto globale, in base alle stime aggiornate rese note dall’istituzione di Washington, salirà del 4,1% quest’anno e del 3,9% il prossimo, con una revisione al rialzo pari rispettivamente allo 0,4 e allo 0,1% rispetto alle stime di aprile. Resta lontana una definitiva ripresa degli Stati Uniti, il cui Pil dovrebbe segnare un incremento dell’1,3% nel 2008 (+0,8% rispetto all’outlook della primavera scorsa) e dello 0,8% nel 2009 (+0,2%). L’economia a stelle e strisce, avverte il Fondo, «dovrebbe contrarsi moderatamente durante la seconda metà dell’anno con i consumi appesantiti dai crescenti prezzi di petrolio e beni alimentari e dalla scarsità di credito».


In un contesto di generale difficoltà, l’economia italiana si dimostra ancora una volta la più lenta tra quelle avanzate. Rispetto alle previsioni di aprile c’è un leggero miglioramento, pari allo 0,2%, ma la revisione non basta all’Italia per abbandonare lo scomodo ruolo di fanalino di coda.
Netta la distanza rispetto all’Eurozona che per il Fondo potrebbe crescere dell’1,7% (+0,3% rispetto alla primavera scorsa) quest’anno e dello 0,8% (invariata) il prossimo.
Buone notizie arrivano per la Germania, accreditata di un +2% (+0,6%) nel 2008 e di un +1% nel 2009 (invariata). Bene anche la Francia, con rispettivamente +1,6% (+0,2%) e +1,4% (+0,2%). Frena invece la Spagna: +1,8% (invariata) e +1,2% (-0,5%). Sostanzialmente confermate le sorti di Gran Bretagna (+1,8% nel 2008 e +1,7% nel 2009) e Giappone (+1,5% in entrambi gli anni).


Ma a preoccupare il Fondo è soprattutto l’inflazione che, si legge nel rapporto, «sta montando sia nelle economie avanzate sia in quelle emergenti, nonostante il rallentamento globale». A trascinarla il surriscaldamento del petrolio e delle materie prime, soprattutto quelle alimentari. Nei Paesi sviluppati l’incremento del costo della vita è stimato al 3,4% quest’anno e al 2,3% il prossimo, quando dovrebbe far sentire i suoi effetti «la frenata dei consumi». In quelli emergenti la
previsione arriva rispettivamente fino al 9,1% e al 7,4%.
Insomma, secondo gli esperti di Washington la fiammata inflazionistica non sembra destinata a spegnersi a breve. Al contrario, il Rapporto evidenzia che «è improbabile che le pressioni sui prezzi si riducano di molto nel prevedibile futuro». Il costo di petrolio e cibo «rimarrà con ogni
probabilità alto e volatile». A peggiorare il quadro, poi, ci sono anche le condizioni dei mercati finanziari che «restano difficili.

Le risposte politiche vigorose fin qui adottate per contrastare la
turbolenza e incoraggiare la ricapitalizzazione del sistema bancario», afferma l’Fmi, «hanno ridotto le preoccupazioni per un possibile terremoto finanziario ma i mercati restano fragili, preoccupati dalle perdite che potrebbero derivare dal rallentamento economico». Inoltre, le condizioni del credito restano «strette» e tali dovrebbero rimanere «nei prossimi trimestri».
Di fronte a governi e autorità si pone dunque una sfida «difficile. Dovranno contrastare la crescente pressione inflazionistica, senza perdere di vista i rischi al ribasso per
la crescita». Il Fondo consiglia alle banche centrali delle economie avanzate di pazientare ancora prima di intervenire sui tassi, sebbene ammetta che ora «ci sono più ragioni di prima» per una stretta al costo del denaro. E comunque, conclude il rapporto, «le pressioni inflazionistiche devono essere attentamente monitorate».