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Flussi di capitale: la disintegrazione finanziaria europea

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NEW YORK (WSI) – I flussi di capitale da un paese all’altro rispecchiano il livello di integrazione nei mercati finanziari globali. Ebbene in Europa, attivita’ come prestiti internazionali, investimenti stranieri diretti e operazioni di acquisto di azioni e bond, sono in calo del 60% dai massimi.

Nel decennio terminato nel 2007, meta’ della crescita dei flussi di capitale mondiale sui mercati e’ avvenuta nelle piazze e piattaforme di trading d’Europa. Dopo il crollo improvviso subito nel 2008, oggi l’integrazione finanziaria si sta sfaldando progressivamente (vedi grafico).

I prestiti intercorsi tra paesi europei, categoria che dominava i flussi di capitale negli anni precedenti allo scoppio della crisi subprime, hanno dimostrato di avere breve durata e di potersi prosciugare in fretta in contesti economici e finanziari difficili.

A causa della crisi e degli spread eccessivi tra i bond sovrani, societa’ che hanno la stessa solvibilita’ possono accedere al credito a tassi molto diversi a seconda della loro collocazione nel mercato unico. Le autorita’ europee sperano che un passaggio graduale al mercato unico possa evitare la disintegrazione dei mercati.

Ma l’onda crescente di anti-europeismo e euro-scetticismo ha alimentato una certa tendenza verso il protezionismo verso persone e beni, ossia verso lavoratori che vengono da altri stati membri, verso merci importate da altri Paesi dell’Ue, ma anche per il settore bancario. Come sottolineato mesi fa dal premier uscente Mario Monti, in Europa “le banche hanno quasi smesso di prestarsi reciprocamente nel mercato interbancario attraverso le frontiere”.

Dal 2007 a oggi le banche hanno ridotto i crediti all’estero di 3.700 miliardi: 2.800 miliardi della somma e’ stata prosciugata in Europa.