Economia

FinTech, ecco come sta trasformando il mondo del lavoro

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Il settore FinTech ha cambiato profondamente le banche, ma anche il mercato del lavoro. Sono nate nuove professioni e necessità di aggiornamento delle competenze del personale. Ne abbiamo parlato con Alessandro Romano, head of IT development & delivery di Banca AideXa.

Quali nuove professioni ha portato con sé il settore FinTech?

Più che di nuove professioni parlerei di nuove competenze, che l’avvento del FinTech ha portato con sé, unendo elementi provenienti dal mondo tecnologico a quello bancario. Il FinTech in particolare, ha fatto sì che esperti di software, API (Application Programming Interface) e big data lavorassero a stretto contatto con esperti di dominio bancario.

Riuscire a mettere insieme persone con background differenti tra loro, come software engineer e data analyst con credit underwriter e risk manager, è stata una necessità per affrontare le nuove sfide della digital transformation.

Grazie a strumenti innovativi è stato possibile risolvere con nuova semplicità problemi complessi: in Banca AideXa, ad esempio, tecnologie di machine learning e intelligenza Aartificiale hanno reso più rapida ed efficace la valutazione del merito creditizio per concedere finanziamenti.

Quali professioni sono state spiazzate dal fintech e necessitano di aggiornarsi?

Ad essere ostacolo oggi sono le attitudini, o meglio l’approccio: chiunque resista il cambiamento senza abbracciare i nuovi strumenti a disposizione, non potrà sopravvivere in un mercato in continua evoluzione e iper-competitivo.

La rivoluzione tecnologica portata da nuove soluzioni di data analytics e automation sta trasformando radicalmente il mondo del lavoro. Tecnologie come Chat GPT fanno paura perché sembrano in grado di sostituire l’uomo, ma quello a cui assistiamo è in realtà un cambio di paradigma. Il cambiamento va governato e non subito, per sfruttarne le potenzialità e trarne il meglio.

Quali competenze occorrono per svolgere queste professioni e come si ibridano tra loro?

Sicuramente è necessario sapere interrogare i dati per individuare trend e correlazioni all’interno dell’enorme mole di informazioni a disposizione, che vanno analizzate grazie a strumenti di intelligenza artificiale e machine learning realizzati da data analyst e data engineer.

Le banche tradizionali hanno sempre prestato attenzione al dato, ma non avevano gli strumenti giusti per tirare fuori il potenziale completo che possiamo vedere oggi dove, con pochi click, si possono combinare una moltitudine di sorgenti dati diversificate.

Inoltre, per riuscire a integrare nel modo migliore competenze differenti tra loro, appunto quelle tech con quelle puramente bancarie, è fondamentale dotarsi non solo delle cosiddette hard skill ma anche delle soft skill. La capacità di ascolto attivo, l’empatia e l’intelligenza emotiva giocano un ruolo fondamentale quando si mettono insieme esperti di settori diversi: trovando dei punti d’incontro si riescono a realizzare le migliori soluzioni.

La collaborazione, non solo tra persone, ma anche tra aziende, è la chiave per promuovere l’innovazione digitale del settore bancario e scuotere le banche dal loro torpore.

Brett King nel suo “Bank 4.0: Banking everywhere, never at a bank” parla di due modi che le banche tradizionali hanno per rispondere a questo cambiamento. Uno è quello del fast-follower, ovvero seguire e copiare l’innovazione promossa dalle FinTech; l’altro è la co-opetion, ovvero competere e collaborare con l’ecosistema, grazie a partnership, per poter stimolare l’evoluzione dello scenario.

In che modo le competenze ibride possono contribuire a una maggiore inclusione finanziaria degli italiani?

L’incontro/scontro tra figure con competenze bancarie e tech porta anche al disegno di User eXperience intuitive, che rendono accessibile ai consumatori prodotti complessi aiutandoli nella loro educazione finanziaria. Il cliente accede a queste soluzioni da smartphone o PC come farebbe per Instagram e Facebook, sentendosi a casa, operando su strumenti finanziari come finanziamenti e piani di accumulo senza nessuna frizione.

Nel caso di Banca AideXa, la collaborazione tra data scientist, credit underwriter, UX designer e software engineer ha portato alla nascita di X Score, algoritmo proprietario che valuta in modo rapido e automatizzato lo stato creditizio di un cliente attraverso la condivisione delle sue transazioni. La soluzione rende accessibile tramite web, comodamente dalla propria casa, richieste di finanziamenti per i clienti, compilabili in soli 20 minuti, snellendo tutto il processo burocratico tradizionale.

Tutto ciò è stato possibile grazie alla PSD2, direttiva europea per la condivisione sicura dei dati transazionali: la nostra forza è stata quella di integrarla in una User eXperience rassicurante che spiega al cliente come la condivisione dei conti correnti sia a suo vantaggio, permettendoci una valutazione personalizzata su cui costruire un’offerta di finanziamento migliore.

Oltre alla velocità con cui diamo una risposta, X Score fornisce degli spunti al cliente sull’andamento del suo cashflow nel periodo condiviso: lo aiutiamo a fare una riflessione sullo status del suo business e della sua finanziabilità.