Società

Fin quando Berlusconi non esce di scena e non nasce una vera destra, l’Italia è bloccata

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LUGANO (WSI) – Il 25 maggio forse non ha rappresentato una Caporetto per la destra, ma di sicuro qualcosa che ci somiglia molto. Anche perché il dato italiano appare in controtendenza con quello europeo, che registra un buon successo di questa parte politica, almeno sommando i voti dei partiti tradizionali con quelli antisistema, come i lepenisti in Francia. Pertanto, se non vogliamo che la sinistra instauri un regime quarantennale dominato dalla grande finanza e dall’industria assistita, che preveda la decrescita infelice del 90% della popolazione, di fatto ridotta in miseria, dobbiamo organizzare velocemente e concretamente la riscossa. Per capire come e in compagnia di chi, bisogna innanzitutto approfondire le cause della sconfitta.

La destra ha affrontato le elezioni europee , ( su quelle amministrative preferisco sorvolare, trattandosi prevalentemente di fatti locali), in condizioni di netto svantaggio. Il sostegno di Forza Italia ai governi Monti e Letta, i peggiori che il Paese abbia avuto nel dopoguerra , ha compromesso la sua immagine, e purtroppo neppure il patto Berlusconi-Renzi del Nazareno ha contribuito a riscattarla. Le riforme istituzionali ipotizzate, cominciando da quella del Senato e dalla falsa abolizione delle Province, non comportano alcun sostanziale risparmio, ma rafforzano unicamente il potere dei partiti e dei loro apparati, preposti alla nomina dei membri del primo e delle seconde, per non parlare dei numerosi senatori di nomina presidenziale , un vero affronto alla democrazia. Poi, non si fa parola della elezione diretta del Capo dello Stato, che oltre a rappresentare una istanza storica delle destra, si rivela pure l’unico modo legittimo di assicurare la governabilità , attribuendogli quei maggiori poteri ordinari e straordinari , ( si ricordi il famigerato articolo 16 della Costituzione francese), che Napolitano si è invece assunto in modo del tutto arbitrario, violando se non la lettera , di sicuro lo spirito della nostra Legge fondamentale. A ciò si aggiungano le ripetute e incaute dichiarazioni del Cavaliere, che più di una volta ha dichiarato possibile il ritorno all’alleanza con le sinistre in caso di emergenza e necessità.

Quanto a Fratelli d’Italia, i loro limiti apparivano evidenti: una nascita troppo recente , la mancanza di radicamento sul territorio e la carenza di mezzi pubblicitari e propagandistici. L’unica a trarre beneficio dalla situazione è stata la Lega, con un discreto incremento di consensi , la quale resta però una realtà circoscritta a due , tre regioni , senza contare la sua vocazione fortemente autonomista, se non secessionista, che la rende sospetta a molti elettori della destra tradizionale, profondamente attaccati all’unità della Nazione.

Questi, tuttavia, rappresentano soltanto alcuni fattori del crollo. Molto più significativi appaiono altri: l’assenza di una vera leadership, il fatto di marciare in ordine sparso, spesso gli uni contro gli altri armati, e poi, determinante, la mancanza di una visione politica , alternativa alla dittatura finanziaria e alla sinistra, capace di infondere speranza nei cittadini. Muovendo da questa impietosa ma realistica analisi, due appaiono le alternative possibili: o rassegnarsi a morire tutti comunisti, ben sapendo che il Pd di Renzi rischia stavolta di centrare l’obiettivo, mancato nel 1994 da Occhetto per la discesa in campo di Berlusconi, d’instaurare un regime analogo per durata a quello democristiano del dopoguerra, ovvero costruire rapidamente, prima delle prossime elezioni, un nuovo soggetto politico capace di contrapporsi allo strapotere dei compagni e dei loro soci.

Il cammino , sia chiaro, si presenta difficile, irto di ostacoli e dagli esiti tutt’altro che scontati. Innanzitutto dobbiamo dare per certa la defezione di molti parlamentari e responsabili di tutte le componenti della destra, forse con l’unica eccezione della Lega, i quali scopriranno che il nuovo salvatore della Patria è l’imbonitore di Pontassieve, capacissimo di promettere tutto a tutti come gli studenti del Giornalino di Giamburrasca, malgrado che nei cinque anni della sua permanenza a Firenze non sia stato capace di costruire neppure un metro di quella fantasticata rete tramviaria, da lui prevista in ben sei linee, che avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi del trasporto urbano. Con ciò si è rivelato un trombone assai più del suo predecessore Dominici, che almeno il comodissimo e frequentatissimo tram per Scandicci è riuscito a farlo funzionare! Ma tant’è: i vincitori possiedono un fascino e una genialità intrinseci, che mancano agli sconfitti.

L’Ncd di Alfano scomparirà rapidamente , e sarà un bene perché non si colloca né a destra e neppure al centro . Forza Italia si ridurrà a poca cosa, fattore ininfluente della politica. I ripetuti appelli del Cavaliere e la sua mobilitazione dei fedelissimi, ricorda da vicino il Mussolini del Lirico, quando tentava di galvanizzare alla riscossa un Paese ormai distrutto. E’ pur vero che molte volte Silvio era stato dato per morto ed è sempre risorto, ma stavolta è davvero alla fine, anche se lui rifiuta di prenderne atto. Fratelli d’Italia, in confronto, godrà di un destino migliore, essendo l’unico partito a conservare uno zoccolo duro ideologico, ma la misura di questo non gli consentirà certo di ricostruire, da solo, una destra di governo; quanto alla Lega, la percentuale oggi raggiunta, punto più punto meno, rappresenta il limite del suo consenso.

Cosa fare dunque? Occorre domani stesso, senza perdere un’ora, accingersi all’edificazione di un nuovo, grande movimento politico, che raggruppi in un solo soggetto tutte le anime della destra: quella liberale classica, quella liberista-libertaria, quella cattolica , quella sociale, quella nazionale. I modelli di riferimento dovrebbero essere il Partito Repubblicano americano e il Partito Conservatore inglese, all’interno dei quali si scontrano violentemente , nelle primarie e nei congressi, le diverse ispirazioni, ma quando una di queste prevale sulle altre , esprimendo il candidato Premier o alla Presidenza , ogni polemica interna cessa e tutti, inclusi gli avversari del giorno prima, si schierano dietro di lui fino alla vittoria o alla sconfitta. I conti si regolano dopo, mai durante la campagna elettorale.

L’altro aspetto essenziale è la costruzione di una visione politica alta e onnicomprensiva , che prescinda totalmente dalle pressioni lobbistiche e dai piccoli interessi di bottega, capace di convincere e trascinare l’opinione pubblica. Si tratta di quel nuovo modello sociale e di sviluppo a cui mi sono spesso richiamato in scritti e conferenze, abbozzato inoltre nel mio saggio Il crollo del modello consumistico-assistenziale. Senza una concezione alternativa , necessariamente olistica, della società e dello Stato, non vi è spazio alcuno per il cambiamento, e quindi per un destino migliore per noi e per i nostri figli.

Da dove trarre l’energia necessaria ad una impresa così titanica? E’ semplice: da quel potentissimo catalizzatore di volontà che è la disperazione. Il popolo italiano è già oggi disperato, ma ancor più lo diventerà nel prossimo futuro, quando la cura Renzi, a suon di tasse e di persecuzione poliziesca in nome della lotta all’evasione fiscale, avrà dato i suoi frutti avvelenati, e gli italiani si renderanno conto dell’errore commesso affidandosi a questi lupi vestiti da agnelli, nella cultura dei quali campeggiano ancora i motti del ’68 e della Comune di Parigi: abbasso il merito, la proprietà è un furto. Soltanto allora, quando avranno toccato il fondo, i nostri concittadini saranno pronti per quella rivoluzione invano promessa da Berlusconi. Quando accadrà questo? Presto, molto prima di quanto la maggior parte degli osservatori supponga. Per allora dovremmo però farci trovare preparati, con un nuovo partito, una nuova leadership e soprattutto nuove e coerenti proposte.

Perciò, bando ai piagnistei , alle accuse postume , alla sterile ricerca delle colpe, alla paura e all’indolenza! Cominciamo subito a lavorare, senza mezzi, senza aiuti esterni che non verranno, ma con una fede incrollabile nella nostra Buona Causa e nella nostra Forza Morale ! Lo scetticismo è morto, insieme a quella destra che dipende da noi fare risorgere.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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