Società

FIAT: IL GIGANTE E’ AL TRAMONTO, IL TITOLO FREME

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Dopo un avvio molto depresso il titolo è ora risalito, ed è scambiato a quota €9,92: è un livello tuttavia ancora parecchio lontano da quesi €10,30 che invece, secondo gli analisti, rappresenterebbe un punto di svolta.

Al di là del momento di recupero, il titolo mantiene un’impostazione ribassista, tanto che nelle sale operative il consiglio per chi detiene già il titolo è di liquidare le posizioni al di sotto di €9,30.

Gli alti e i bassi registrati in borsa rispecchiano da una parte la soddisfazione del mercato di sapere che sta per partire una nuova ristrutturazione dei costi, dall’altra la preoccupazione per i risvolti che la caduta di un big dell’auto come il Lingotto può avere sul fronte economico e sociale.

Il gruppo infatti è sotto i riflettori per la situazione in cui versa e di cui ieri il presidente, Paolo Fresco, ha discusso con il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi.

Fresco sta cercando dal governo l’aiuto necessario, anche tramite cassa integrazione straordinaria, per ammorbidire la batosta che è in arrivo.

Secondo quanto anticipano i sindacati e la stampa italiana e internazionale, Fiat si prepara a chiedere lo stato di crisi, e a mandare a casa da un minimo di 4.000 a un massimo di 7.000 persone.

Nei primissimi giorni della prossima settimana ci sarà un incontro fra i vertici del Lingotto e i sindacati.

Ma il Financial Times avverte che già mercoledì prossimo saranno annunciati i nuovi tagli, concentrati a Termini Imerese, Arese, Mirafiori.

A livello internazionale il gruppo ha già deciso di chiudere le attività all’estero dove il mercato non è considerato strategico: Marocco, Sud Africa, Egitto, Thailandia, Pakistan.

Restano invece in piedi le attività in Cina, in India, in Turchia.

“Gli americani di General Motors si fanno più vicini, e non sarà mai troppo tardi il momento in cui questi compreranno la quota rimamente del capitale di Fiat Auto – dice Jacopo Ceccatelli, amministratore delegato di Abbacus Sim – questa ormai è un’attività da cedere a tutti i costi”.

Per Ceccatelli “questa nuova riduzione del volume della produzione dimostra che il gruppo non riesce a fare volumi che permettano alla produzione di rinnovarsi in modo adeguato come invece riescono a fare i competitor, specialmente asiatici”.

Ieri i dati sulle immatricolazioni di nuove auto a settembre hanno mostrato da una parte il primo momento di crescita dall’inizio dell’anno, ma dall’altra parte un ulteriore calo per i marchi di casa Fiat.

Segno che se pure si ricomincia ad acquistare automobili, Fiat non è comunque oggetto di scelta.