
Tutto come nelle previsioni. La Fed non ha toccato i tassi di interesse, che restano confermati nella forchetta tra il 2% e il 2,25%. La decisione è stata unanime.
La banca centrale Usa ha rialzato i tassi tre volte quest’anno e dovrebbe aumentarli di altri 25 punti base nella riunione del prossimo mese.
Ipotesi confermata dalla nota successiva alla riunione di due giorni, in cui si legge che l’istituto di Washington “si attende che ulteriori aumenti graduali dei tassi saranno coerenti con l’espansione sostenuta dell’attività economica, le buone condizioni del mercato del lavoro e l’inflazione vicino all’obiettivo del 2% nel medio termine”.
Secondo gli analisti c’è, infatti, l’81% di chance che la banca centrale alzi i tassi il mese prossimo nonostante le critiche di Trump e la guerra commerciale con la Cina. Il presidente americano ha accusato la Fed di essere fuori controllo, definendola la sua ”maggiore minaccia”. Critiche respinte dalla banca centrale che, senza entrare direttamente nel merito, ha ribadito in più occasioni di essere ”fuori dal processo politico” e di cercare di continuare a fare quello che è giusto per l’economia.
Tornando alla riunione conclusa ieri, la Fed vede rischi per le prospettive economiche “equilibrati”. Negli Stati Uniti “il mercato del lavoro ha continuato a rafforzarsi e l’attività economica è cresciuta a tassi elevati”, ha proseguito la Fed, aggiungendo che “l’occupazione fa progressi e il tasso di disoccupazione scende. La spesa delle famiglie continua ad aumentare in modo sostenuto”.
Nessuna indicazione è invece arrivata sulla recente volatilità dei mercati azionari statunitensi che ha portato a un selloff in ottobre, né l’ipotesi che la crescita globale possa rallentare il prossimo anno. Non sono state fatte previsioni economiche aggiornate e non era previsto che il presidente Jerome Powell tenesse una conferenza stampa.