Società

FAZIO,
LO STREGONE
DI ALVITO

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(WSI) – «Le banche avrebbero bisogno di un vero garante delle regole»: Diego Della Valle, patron della Tod’s e alleato del Bbva nella battaglia per la conquista della Bnl sollecita nuove norme per limitare la discrezionalità del governatore della Banca d’Italia. Nel suo sfogo alla vigilia della chiusura, con insuccesso, dell’Ops spagnola torna ad attaccare Antonio Fazio, che definisce lo «stregone di Alvito», responsabile di aver provocato «un danno irreparabile alla credibilità del Paese» con la sua «disastrosa» gestione delle Opa.

Quella di Fazio, insiste Della Valle, «è stata una gestione personale, tesa a mantenere il potere sulle banche». L’imprenditore marchigiano se la prende anche coi parlamentari che sostengono Fazio («senza di lui non sarebbero invitati neanche ai battesimi»); con gli immobiliaristi, («novelli lanzichenecchi») che si sono opposti agli spagnoli e hanno fatto come nel film di Woody Allen «Prendi i soldi e scappa». E coi politici che li hanno accreditati.

Così Della Valle denuncia un preciso disegno economico-politico e sembra voler chiamare in campo Massimo D’Alema, ma poi si sofferma a criticare il leader Ds, Piero Fassino, definito «fazioso» che «per legittimare compagni di viaggio occasionali delegittima gli imprenditori veri». Cioè quelli che, come lo stesso Della Valle, i soldi propri e non quelli degli altri. «Non ce n’è uno nuovo e non c’è un salotto buono da svecchiare» dice ancora, lanciando a Fassino l’ultima provocazione. «Il protettore dei calzolai è San Crispino. Qual è il loro, San Piero?».

Altrettanto duro il tono delle reazioni: «Sono sconcertato: Della Valle mi cuce addosso vestiti che non mi appartengono», reagisce Fassino. Mentre Luigi Grillo, parlamentare fedele a Fazio, attribuisce all’industriale un «raptus incontenibile».

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