Società

‘Facce’: Guglielmo Epifani

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ROMA (WSI) – In questa nuova sezione, che abbiamo chiamato ‘Facce’ (nel senso di visi, volti) Wall Street Italia pubblichera’ a cadenza variabile i ritratti di personaggi che, spesso nel male qualche volta nel bene, assillano la nostra vita pubblica. Il primo su Nitto Palma. Ecco il secondo.

Forse l’hanno scelto per quell’aria da professore serioso, che ti manda dietro la lavagna se in aula fai casino. Forse hanno pensato che, se era riuscito a mettere la museruola alla Fiom, solo lui poteva sfoltire le risse nel ring in cui è diventato il PD. Forse, venendo da una cultura socialista (l’unico socialista della storia – lo sfottono i craxiani berlusconizzati – che è diventato comunista), perché ha l’equidistanza per scegliere lo strumento giusto dell’eutanasia fra le pulsioni autodistruttive dei marxisti e quelle dei cattolici di sinistra. Forse perché, ragionando di virtù teologali, in un partito senza più fede e ridotto alla carità nessuno se la sentiva di aggrapparsi solo a Speranza.

Ma per gli osservatori più smaliziati Guglielmo Epifani è semplicemente finito nel trappolone. L’apparato lo ha incoronato segretario per guadagnare tempo. A ottobre, il mese del Congresso, i capitribù torneranno a darsele di santa ragione. Tutti contro tutti, la specialità della ditta (come definiva il partito Pier Luigi Bersani). Così, faranno fuori anche il sindacalista che come il gelido personaggio di John Le Carrè “venne dal freddo”, cioè dall’era glaciale del secolo scorso. Metteranno lui dietro la lavagna, ridendo sotto i baffi della sua faccia pulita e dei suoi modi cortesi.

E dopo di lui affileranno magari i coltelli per rottamare Matteo Renzi, che ha allontanato ma non affossato un po’ di venerabili padri della patria (D’Alema e Veltroni). Nel Pd, come ha definitivamente confermato il parricidio di Romano Prodi, non c’è gusto se non si fa lo sgambetto a chi osa addirittura aspirare alla leadership. Meglio fottere (gli amici) che governare. Vuoi mettere.

A destra nessuno fiata e tutti ubbidiscono se Silvio Berlusconi decide che Angelino Alfano è il nuovo allenatore del Milan e le deputate con tacco 14 devono rinchiudersi in un monastero di clausura. L’aspirazione recondita dei dieci milioni di italiani che votano a sinistra è invece quella di formare dieci milioni di partiti. Perché c’è almeno una virgola o un puntino di sospensione che divide sempre le opinioni di ciascuno di loro e nessuno intende rinunciare per nulla al mondo alla purezza della propria integrità. E’ così che Berlusconi, malgrado sia ormai unfit anche a governare una seduta di bunga bunga, rimane sempre a galla.

Epifani dice di aver accettato per spirito di servizio. Il servizio di Bersani? Quello di D’Alema? Di Franceschini? Della Bindi? Dei vecchi o giovani turchi? Dei 101 ignoti che nell’urna presidenziale hanno pugnalato Prodi tramando a favore del governo delle larghe intese? Dei candidi ragazzotti di OccupyPd che pretendono addirittura le dimissioni dei viscidi 101?

E’ vero che Epifani è abile nel trattare. Dal ponte di comando della Cgil ha mostrato brillanti doti di manovra. Ma qui occorrerebbe un miracolo. Se riesce in pochi mesi a tenere insieme tutte queste anime papa Francesco dovrebbe farlo santo. Anche se, nonostante l’approccio 2.0 di Bergoglio, non sembra sia ancora tempo per un santo postcomunista.

Epifani ha un solo vantaggio. E’ un outsider. Non è (ancora) compromesso né con i vecchi cavalli di razza né con i giovani rampanti. Arriva da un’altra storia. Dal mondo del lavoro. Più degli altri è in grado di capire il dramma dei giovani senza lavoro e delle aziende in agonia. Conosce le formule appropriate per affrontare questi temi sia coi sindacati che con gli industriali. Compassato in apparenza, tagliente nella sostanza. L’handicap è quello del suo volto serio e un po’ antico. Troppo composto per l’Italia che ama le zuffe. Non sa neanche lanciare insulti. E si adonterebbe a riceverne.

Fuori contesto rispetto al nuovo che avanza. Del suo aplomb si gioverà certamente Enrico Letta. Uno che come lui dialogherebbe anche con Satana. Perfino con Silvio Berlusconi. Ma chissà, all’ora del regolamento dei conti, se Epifani riuscirà a dialogare a viso aperto con D’Alema, Bersani, Veltroni, Franceschini, Bindi, i vecchi o giovani turchi, i viscidi 101, i dieci milioni di elettori di sinistra.