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Evergrande: più che default sarà detonazione controllata

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Evergrande: più che default sarà detonazione controllata

Già ribattezzato la Lehman Brothers cinese, alludendo al crollo della banca d’affari Usa che annunciò ufficialmente il proprio fallimento il 15 settembre di 13 anni fa, la crisi della società immobiliare cinese Evergrande è al centro delle analisi e dei commenti degli esperti. Ma è davvero possibile un paragone?

Default Evergrande: cosa ne pensano gli analisti

La più grande bancarotta aziendale nella storia della Cina sembra inevitabile e, nel peggiore dei casi, potrebbe avere un significativo impatto negativo sull’intera economia cinese e persino sull’economia globale. E se alcuni osservatori pensano addirittura che la crisi del “developer” immobiliare Evergrande potrebbe essere il “momento Lehman Brothers” della Cina, tuttavia, come afferma il team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management, questa sembra essere una visione molto pessimistica.

Tutto indica che le priorità di Pechino sono la minimizzazione delle onde d’urto e i danni collaterali per i fornitori, i clienti, il sistema bancario e le imprese di costruzione, mentre si vedono poche ragioni per salvare la stessa Evergrande. Lo scenario di una “detonazione controllata” sembra ancora il più probabile, con l’inevitabile avvertimento che ci potranno sempre essere complicazioni impreviste ed effetti a catena in tali costellazioni. Tuttavia, le condizioni sono abbastanza buone affinché il sistema finanziario e il mercato immobiliare ne escano senza grossi danni. Pechino sta cercando da molto tempo di ridurre o prevenire l’eccessivo indebitamento delle società immobiliari, sia per la preoccupazione per la stabilità del sistema finanziario, sia al fine di rallentare la tendenza al rialzo dei prezzi immobiliari.

“Pagare la cauzione” rappresentata da Evergrande manderebbe il segnale sbagliato al mercato. Tuttavia, la crescita del credito e l’attività edilizia potrebbero risentire degli eventi che circondano Evergrande, con corrispondenti conseguenze negative per l’economia e i prezzi delle materie prime. Lo scenario più probabile, tuttavia, rimane che il credito e lo stimolo fiscale guadagneranno slancio verso l’alto nel quarto trimestre e che l’economia cinese si riprenderà nella prima metà del 2022.

“Dubitiamo fortemente che Evergrande inneschi una crisi in Cina” sostiene invece Richard Bernstein della RBA (iM Global Partner).

L’economia cinese è stata molto influenzata per lungo tempo e i funzionari del governo ne sono ben consapevoli.  La mia ipotesi è che ci sarà una sorta di salvataggio per i detentori di obbligazioni e prestiti interni, ma che il governo probabilmente punirà la società per la sua gestione scadente. Abbiamo ridotto la nostra esposizione alla Cina per più di un anno sulla base del deterioramento dei fondamentali e dei migliori fondamentali in altre parti del mondo. La nostra esposizione ha raggiunto un picco del 13-14% durante il 1Q20, ma ora è solo dell’1% circa. La Cina rappresenta circa il 4% dei mercati azionari globali.   Pensiamo che gli investitori dovrebbero cercare opportunità al di fuori della Cina. Le condizioni di liquidità e gli utili aziendali rimangono favorevoli in Europa, negli Stati Uniti e in alcune parti dell’Asia.

Il caso Evergrande: cosa è successo in Cina?

La crisi di Evergrande e i timori per un default sta pesando sui listini internazionali, mentre crescono i dubbi sulle capacità di rimborso della società indebitata per 300 miliardi di dollari complessivi.  Il possibile default della società immobiliare ha scosso e continua a scuotere i mercati con il titolo Evergrande che ha toccato un minimo intraday a 2,06 dollari di hong kong nella seduta del 20 settembre e ha chiuso sui minimi dal 2010. Il calo da inizio anno è arrivato all’84,7% a fine giornata. Intorno alle 16 e 40 italiane l’Euro Stoxx 600 cede l’1,92% mentre l’S&P 500 è in calo di un punto e mezzo.

Evergrande è il secondo maggiore gruppo immobiliare in Cina, con un carico di debiti per 305 miliardi di dollari. I rischi di default appaiono ora più che mai realistici, dopo che il gruppo ha comunicato che  non sarà in grado di pagare gli interessi sui prestiti la prossima settimana, come inizialmente indicato. E le autorità hanno iniziato a discutere di una possibile ristrutturazione del debito. A fine giugno Evergrande aveva accumulato 240 miliardi di yuan (37,28 miliardi di dollari) di debito in scadenza entro un anno, di gran lunga superiore alle disponibilità liquide di 86,8 miliardi di yuan (13,48 miliardi di dollari).

Il problema vero è che non c’è cassa per onorare almeno una piccola parte del debito e non riesce a trovare nuovi finanziamenti, né a pagare i fornitori, né per completare progetti.

Il colosso cinese le ha provate tutte, persino vendere appartamenti sotto-prezzo o cedere il quartier generale di Hong Kong. Ma finora senza successo. Tanto che ora deve pescare nelle risorse personali, 3 milioni di dollari del patrimonio della moglie del fondatore, per tenere a bada la protesta dei creditori, che assedia il quartier generale a GuangZhou.

A preoccupare gli analisti sono gli effetti a cascata sull’intero comparto immobiliare cinese. A questo proposito Goldman Sachs spiega:

“Riteniamo che ulteriori interruzioni delle operazioni di sviluppo immobiliare della società possano essere molto negative per il sentiment tra gli acquirenti e gli investitori di proprietà nazionali e potenzialmente propagarsi al settore immobiliare in generale”, hanno scritto gli analisti della banca d’affari statunitense.

Secondo Fitch Ratings, gli effetti negativi a cascata si avrebbero anche in altri settori, affermando che 572 miliardi di yuan (circa 89 miliardi di dollari) dei prestiti di Evergrande sono detenuti da banche e altri istituti finanziari, ma le banche potrebbero anche avere un’esposizione indiretta verso i fornitori della società, a cui sono dovuti 667 miliardi di yuan per beni e servizi (circa 104 miliardi di dollari).