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EVASIONE FISCALE: QUEL BREVE VIAGGIO DA RIMINI A SAN MARINO

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(WSI) – «Lo scudo fiscale? Non ci penso nemmeno: non mi conviene». Il commerciante, la Partita Iva, il piccolo imprenditore che vive a pochi chilometri da San Marino ha già fatto i suoi conti. E questa è la risposta – come emerge dalle azioni di intelligence fatte finora dagli 007 del Fisco – che si sono dati gli evasori di piccolo cabotaggio. Anche se forse hanno sottovalutato le novità della norma che prevede l’inversione dell’onere della prova, strumento che la Guardia di Finanza, già impegnata in azioni di controllo a tappeto nell’area, intende utilizzare in modo massiccio. Rimini, la rinomata cittadina romagnola che gode di una prossimità tentatrice con il Titano, è un test significativo e non a caso è oggetto delle attenzioni delle Fiamme Gialle: 15 km di comoda superstrada senza dogana conducono da decenni generazioni di riminesi verso i forzieri blindati dal segreto bancario.

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1 – Quanto è diffusa, nel Riminese, l’abitudine di aprire un conto corrente a San Marino?

Una risposta precisa la potrebbe dare soltanto San Marino e perciò non è ovviamente possibile, ma è un fenomeno generalizzato, perché da sempre l’economia riminese è legata a quella sammarinese. Secondo la Gdf, il conto a San Marino per dribblare il Fisco italiano, è una consuetudine tipica dell’evasione «spicciola» praticata da piccole realtà imprenditoriali, professionali o commerciali.

2 – Esistono stime sui flussi di denaro dall’area verso il Titano?

La sola evasione «spicciola» della Provincia viene quantificata dalle Fiamme gialle in circa 4 miliardi all’anno. Il calcolo: nel Riminese sono attive 45.283 partite Iva; il grosso di queste, 38.130 tra ditte e società, nel 2006 hanno dichiarato un fatturato fino a 500mila euro. Si considera che ciascuna o moltissime di queste realtà effettui “trasporti” di contante per circa 100mila euro l’anno.

3 – Perché proprio 100mila euro all’anno per soggetto?

È una stima prudenziale basata sulla norma in base alla quale portare all’estero (cioè a San Marino) una somma in contanti inferiore ai 10mila euro non costituisce violazione valutaria. E 10mila euro a viaggio, per un viaggio al mese, porta a presumere quei circa 100mila euro a soggetto.

4 – In quale modo è possibile accumulare contante da versare su un conto estero?

In alcune attività che aderiscono agli studi di settore non c’è obbligo di emettere lo scontrino fiscale. Gli incassi sono pressoché tutti in contanti. L’unica avvertenza (rigorosamente rispettata da chi intende evadere le tasse) è quella di essere sempre «congrui e coerenti» con i parametri fissati, così da non poter essere sottoposti a verifiche fiscali successive.

5 – Cosa succede se una persona viene trovata una o più volte con 9.900 euro in tasca verso San Marino?

Di fatto nulla perché non c’è violazione valutaria.

6 – Su quella persona non possono essere avviate verifiche fiscali in Italia?

Tutti i tentativi fatti in questo senso nella Provincia di Rimini vanno regolarmente a vuoto. L’esito di verifiche fiscali ad albergatori, salumieri, ambulanti, fruttivendoli, e in genere alle piccole ditte individuali, hanno sempre riscontrato una contabilità perfetta, inattaccabile.

7 – Come si presenta la contabilità di una ditta riminese?

Due ordinatissimi conti correnti: quello fiscalizzato che riporta in modo completo gli incassi dell’attività; quello in cui transitano le sole spese personali. Perfetti, ed è un fenomeno unico in Italia dove, grazie agli accertamenti bancari, se il “nero” c’è, salta fuori. Nel Riminese no, perché – concludono le Fiamme gialle – il nero è in un conto estero.

8 – Cosa succede se l’Italia volesse conoscere la situazione bancaria sammarinese di “troppi” trasporti di contante?

Nulla perché San Marino non è tenuta a rispondere alle rogatorie su presunti reati di evasione fiscale. Nella Repubblica più antica del mondo, ancora oggi l’evasione fiscale non è prevista come reato e perciò non rientra nelle casistiche di assistenza e scambio giudiziari.

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