Economia

Germania trascina Eurozona in una recessione industriale

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Le aspettative di rallentamento dell’economia non sono un fenomeno solamente italiano: come anticipano gli indici Pmi manufaturing dell’Eurozona, della Germania e della Francia, pubblicati ieri, le prospettive del Vecchio Continente sono peggiorate a un ritmo che non si vedeva da alcuni anni.

In Germania, l’economia più importante dell’Eurozona, l’indice Pmi manifatturiero (che indica le aspettative di attività economica da parte dei direttori per gli acquisti) è passato dai 47,6 punti di febbraio, già in territorio negativo, ai 44,1 punti registrati a marzo. Si tratta del minimo degli ultimi 80 mesi e il ribasso mensile più netto dal luglio 2012. Inoltre, si tratta del terzo mese consecutivo che vede l’indice al di sotto della soglia dei 50 punti, quella che divide le attese di una espansione economica dal quelle di una futura contrazione. Ancor peggio è andata all’indice sui nuovi ordini, sceso ai minimi dall’aprile 2009.

“Sia i nuovi ordini totali sia le vendite all’esportazione stanno ora scendendo a ritmi mai visti dalla crisi finanziaria globale”, ha detto l’economista di Markit (che redige periodicamente il Pmi) Phil Smith, “sempre più aziende che segnalano una minore domanda legata alla Brexit, incertezza commerciale, problemi nel settore automobilistico e una domanda globale generalmente più debole”.

La lettura del Pmi manifatturiero dell’Eurozona non ha dato segnali molto più incoraggianti. Dai 49,4 punti di febbraio il dato è peggiorato ai 47,5 punti di marzo, il peggior risultato per l’indice Pmi manifatturiero da oltre cinque anni. “I dati del Pmi di marzo indicano che il settore manifatturiero dell’Eurozona è nella sua fase più discendente dopo la crisi del debito della regione nel 2012” aveva commentato l’economista capo di Markit, Chris Williamson, aggiungendo che il rimbalzo sperimentato a gennaio ha avuto vita breve, probabilmente a causa di fattori una tantum.

In territorio negativo risulta anche l’indice Pmi manifatturiero dell’altra grande economia europea, la Francia, che a marzo si è attestata a 49,7 punti. L’Italia, infine, vede questo indicatore a quota 47,4, in calo dal 47,7 di febbraio. Nonostante le buone speranze del governo gialloverde, sembra sempre più probabile che la crescita a fine anno deluderà le attese, in Italia e in Europa.