Economia

Eurovita, basterà un bond da 1,2 miliardi per far tornare la fiducia?

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In questi giorni prosegue il tam-tam mediatico intorno al caso Eurovita perché il tempo per trovare una soluzione prima del 30 giugno, data in cui verranno sbloccati i riscatti, stringe. In attesa della riunione prevista al MEF per domani, le principali banche collocatrici delle polizze, cioè Fideuram, Fineco, Credem e Sparkasse, stanno instancabilmente studiando il piano di salvataggio proposto dalle compagnie assicurative Generali, Intesa Vita, Poste, Unipol e Allianz.

In una nota Sparkasse informa che “sta partecipando attivamente ai tavoli di lavoro finalizzati a raggiungere al più presto una soluzione che garantisca ai sottoscrittori delle polizze il ripristino di una situazione di normalità, ovviamente senza perdite o altri aggravi“.

Dalla rete del gruppo Intesa Sanpaolo invece fanno sapere che “le reti del Gruppo Fideuram forniscono chiarimenti e supporto ai singoli clienti che hanno acquistato polizze Eurovita per affrontare la situazione in essere, mentre Autorità di Vigilanza ed Amministrazione Straordinaria stanno gestendo la messa in sicurezza della società“.

Dal canto suo Credem “sta osservando con attenzione l’evoluzione della situazione per tutelare al meglio l’interesse dei propri clienti. Parallelamente, le strutture di assistenza del Gruppo sono state attivate per approfondire con i singoli clienti il livello di disagio che la sospensione dei riscatti può apportare alle specifiche esigenze di liquidità. Questa azione di ascolto si tradurrà molto rapidamente nell’offrire singole e specifiche soluzioni alle diverse casistiche. Più in generale la situazione di Eurovita è in evoluzione costante e l’amministrazione straordinaria si sta adoperando per trovare una soluzione che permetta alla compagnia di tornare ad una situazione di normalità. Ad oggi è comunque prematuro esprimersi su ulteriori evoluzioni, l’auspicio è che si possa nel più breve tempo possibile offrire una chiara prospettiva per i clienti. I nostri consulenti stanno comunque seguendo l’evoluzione della vicenda con i clienti, fornendo le informazioni che stanno emergendo dalla Compagnia”, fanno sapere dalla banca emiliana.

Riepiloghiamo dunque i punti e le cifre sul tavolo della trattativa, anche alla luce della nuova ipotesi, spuntata nelle ultime ore per scongiurare un’ipotetica corsa ai riscatti, di un prestito bancario convertibile da 1,2 miliardi di euro.

Il piano di salvataggio Eurovita delle 5 big assicurative al vaglio delle 4 banche collocatrici

Il disegno delle cinque big italiane prevede la divisione di Eurovita in altrettanti rami d’azienda, tutti della stessa dimensione, che verrebbero poi rilevati dai player in campo. In questo modo scomparirebbero la compagnia e il brand mentre i sottoscrittori delle polizze si ritroverebbero con in mano un contratto con Generali oppure con Unipol, Allianz, Poste o Intesa, ovviamente con tutte le garanzie che ciò comporta.
In altre parole, il comparto si farebbe carico del rischio assicurativo e dei costi connessi all’integrazione del ramo d’azienda, compreso l’assorbimento del personale ad esso correlato.

Tutto ciò mettendo sul piatto un controvalore complessivo stimabile in 500 milioni. Una cifra più elevata rispetto ai progetti di salvataggio di Eurovita circolati nelle ultime settimane. Se è vero infatti che l’aumento di capitale di 300 milioni riporterebbe la Solvency della società (ora calcolata attorno all’85%) vicino al 150%, non va sottovalutato che quella soglia resterebbe comunque distante dalla media italiana che, nonostante la recente dinamica dei tassi, si attesta attorno al 200%. Per giunta non è detto che la ricapitalizzazione da 300 milioni (100 milioni sono già stati iniettati dal fondo controllante Cinven) possa essere sufficiente a chiudere il dossier. Un’eventuale corsa ai riscatti, una volta scongelate le polizze il 30 giugno, potrebbe infatti portare a nuove necessità di mezzi freschi.

Una nuova ipotesi per tamponare la corsa ai riscatti delle polizze

Ed è proprio questo il tema centrale su cui si dibatterà domani al Mef per prevenire quella che di fatto è a tutti gli effetti una crisi di fiducia nel sistema. Quanto allo schema studiato dai big, il disegno funziona senza intoppi per la spartizione del pacchetto di unit linked (6 miliardi di riserve), mentre per le gestioni separate (9 miliardi di asset) potrebbe essere indispensabile qualche riflessione aggiuntiva. Il settore assicurativo punta a chiedere agli istituti di farsi “garanti” dei clienti ai quali hanno collocato il prodotto Eurovita. Come? Nel momento in cui il cliente dovesse decidere di chiedere il riscatto della polizza gli istituti dovrebbero subentrare nel contratto e portarlo a scadenza, beneficiando dell’eventuale rendimento e rimborso del capitale.

Quel che è certo è che non sarà facile la spartizione pro quota. Il patrimonio complessivo gestito in polizze a fine 2022 era pari a 15,4 miliardi circa. Di essi ben 8,2 sono relativi a ramo I pure, vi è poi la componente presente nelle multiramo che hanno asset complessivi pari a 1,8 miliardi circa. Il grosso del problema, oltre a capire come operare sulle unit, è proprio stabilire come dividersi le gestioni separate a cui sono legate le polizze di ramo I che sono anche le più critiche visto che, in caso di riscatto, ci sarebbe come anticipato sopra da rimborsare i clienti, accollandosi eventuali perdite causate dalla vendita forzata dei titoli minsuvalenti presenti in portafoglio. Anche per questo i riscatti sono stati bloccati fino al prossimo 30 giugno. In base agli ultimi rendiconti firmati dal revisore Kpmg, le undici gestioni separate in questione sono molto eterogenee tra loro, sia per la quantità sia per la qualità degli attivi e anche per i rendimenti medi retrocessi agli assicurati.

Nel frattempo nelle ultime ore è però spuntata una nuova ipotesi allo studio del commissario straordinario Alessandro Santoliquido per gestire la partita più delicata, quella appunto degli eventuali riscatti anticipati che potranno chiedere i clienti una volta sbloccate le polizze dal primo luglio: il prestito delle banche, che si era inizialmente ipotizzato ammontare a circa 2 miliardi di euro, scenderebbe a 1,2 miliardi e sarebbe convertibile al verificarsi di determinate condizioni. La conversione avverrebbe cioè se la tensione dovesse portare alla vendita dei titoli in perdita che farebbe nuovamente abbassare i ratio. Sarebbero coinvolte le banche principali collocatrici delle polizze, con una suddivisione del rischio proporzionale alle polizze vendute. Questo secondo fonti bancarie riportate dal Messaggero.

La soluzione del prestito con facoltà di trasformarlo in equity potrebbe essere efficace per far uscire la compagnia assicurativa dalle secche e riportarla in carreggiata, ma permangono le perplessità se riesca a ripristinare davvero la fiducia perduta dai risparmiatori verso il settore assicurativo. Considerando che, all’ultimo vertice Ivass, hanno chiesto l’istituzione di un fondo di garanzia per gli assicurati, la risposta per ora è negativa.