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Euro e i guai dell’Fmi: quali saranno gli effetti sul futuro della valuta

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Legnano – Di bene in meglio la situazione già delicata della moneta unica, che potrebbe subire ulteriori brutti colpi dagli investitori dopo il fattaccio successo a New York durante la giornata di sabato, verso le ore 19 italiane.

Non sprecheremo parole per riportare la cronaca, ormai nota a tuttu gli investitori, ma ci concentreremo su quello che potrebbe rappresentare per l’euro l’arresto per aggressione sessuale ad una cameriera di un albergo di Strauss-Kahn, numero uno del Fondo Monetario Internazionale e principale candidato per le presidenziali francesi, dove è stimato (o meglio, lo era) essere il potenziale successore di Sarkozy.

Egli avrebbe dovuto incontrarsi oggi con la Merkel e avrebbe dovuto prendere parte all’Eurogruppo, appuntamento molto importante ai fini della discussione dei gravi problemi circa i debiti sovrani europei, tornati sotto i riflettori dopo la prima settimana di maggio e che stanno pesando in maniera importante sul valutario lato euro e sull’obbligazionario, dove gli spread sui credit default swap hanno raggiunto i massimi storici (ad oltre 1.35 punti base) ed i rendimenti delle obbligazioni sono arrivati anch’essi ai massimi storici.

Durante la riunione di oggi l’agenda prevede principalmente la presentazione dei possibili candidati per la successione di Trichet: i ministri avranno il compito di presentare i propri candidati all’Eurogruppo, che prenderà le prime decisioni prima di passare la palla ai diversi capi di stato e di governo, che si riuniranno alla fine di giugno.

Siamo pronti a scommettere che però, anche se non dovesse trapelare fino agli organi di stampa, si discuterà anche del buco lasciato in un momento così delicato da Strauss-Khan, che davvero non ci voleva in un momento storico come quello che stiamo vivendo. Le speculazioni potrebbero infatti spingere la moneta unica ulteriormente a ribasso, cosa che per l’economia europea crediamo fortemente sia soltanto un bene allo stato dell’arte attuale.

In tutto questo la valuta maggiormente scambiata contro l’euro, ovvero il dollaro americano, sta facendo la parte del leone, andando a crescere contro tutte le maggiori divise, con una piccola eccezione sul UsdJpy, dove ci siamo rialzati dai minimi di dieci giorni fa, ma dove non ci si è ancora riportati sopra le resistenze importanti, in grado, se rotte, di creare aumenti di volatilità a favore del greenback.

Tutto questo, oltre che poter essere osservato dall’osservazione congiunta di diversi grafici cross usd, è reso ora ancora più chiaro da un nuovo indice, nato dalla collaborazione della celebre DowJones ed FXCM, che insieme hanno costruito il DJ FXCM Dollar Index. Si tratta di un indice, partito lo scorso 1 gennaio, che contempla al suo interno quattro valute quotate contro il dollaro americano: l’euro (che nello US. Dollar Index pesa per oltre il 70%), la sterlina, lo yen ed il dollaro australiano.

Tutte e 4 queste valute sono state equipesate all’interno dell’indice, che è partito da quota 10.000 quando il peso di ogni divisa era al 25% e che ora sta quotando intorno a 9.650. Bene, il DJ FXCM dollar index, a partire dal pomeriggio di venerdì, si è portato da quota 9.560 fino a quasi 9.700, testimoniando il fatto che il biglietto verde sta guadagnando terreno a livello globale.

Vedremo se questa forza continuerà, crediamo che nel medio periodo essa dovrà lasciare il passo ad una possibile correzione, i problemi americani, d’altronde, non ci sembrano molto diversi rispetto a settimana scorsa. Ma come sempre, è il mercato ad avere ragione, non gli analisti, per cui attenzione ai livelli tecnici, che ci danno sempre degli ottimi suggerimenti.

Passiamo ora a dare uno sguardo ai maggiori cambi, incominciando dall’eurodollaro. In questo caso continuiamo a notare una forte debolezza della moneta unica, capace già sul finire della settimana scorsa di complicare ampiamente lo scenario di medio-lungo periodo a causa del superamento a ribasso della più importante area di supporto a 1.4150.

Giunti a questo punto, ne abbiamo già parlato ampiamente i giorni scorsi, crediamo che sia solo questione di ore prima di vedere i prezzi giungere all’altro livello di supporto, posto a 1.40 figura. Nell’immediato potremmo considerare il supporto chiave superato venerdì, 1.4150 appunto, come resistenza.

Non sembra avere intenzione di mutare la situazione tecnica del cambio UsdJpy. Non si nota infatti un accenno di recupero del dollaro simile a quello compiuto nei confronti della moneta unica.

Crediamo che per assistere a qualcosa di lontanamente vicino a quanto visto sull’eurodollaro si debba attendere la rottura del livello di resistenza, che sino a settimana scorsa sta attirando la nostra attenzione: parliamo dell’area che passa da 81.20 a 81.30, rappresentata dalla media mobile a 100 periodi esponenziale su un grafico con candele a quattro ore e dal doppio massimo osservato la settimana passata. Guardando ad un grafico della settimana scorsa si può individuare una zona di supporto compresa fra 80.10 e 80.30.

Piuttosto inevitabile il calo osservato sul cambio EurJpy. L’importante area di supporto passante a 115 figura si può oramai considerare oltrepassata, con tutte le prospettive di ulteriore ribasso del cambio che questo scenario ora si porta appresso.

Continuando a seguire il metodo dei ritracciamenti di Fibonacci (del movimento in salita a cavallo fra marzo ed aprile) possiamo trovare un‘ultima indicazione di un supporto utile prossima a 113 figura, livello peraltro non troppo distante dal minimo fatto registrare in apertura dei mercati ieri sera.

La ripresa ulteriore del dollaro nei confronti della sterlina ha costretto il cable a rompere violentemente il supporto più importante di 1.6275. La rottura persino dell’ulteriore supporto a 1.6170 (livello statico suggerito da precedenti picchi di volatilità) non lascia molte speranze di ripresa per il cambio che, stando alla teoria, ora dovrebbe correggere sino a tornare alla zona più interessante vista i mesi passati e prossima a 1.60 figura (compresa fra 1.5950 e 1.6030 per la precisione).

Venerdì abbiamo ricevuto, una volta di più, conferma di quanto il livello di 0.88 figura sul cambio EurGbp sia da considerare importante. Successivamente ad un rinnovato tentativo, fallito, di rottura abbiamo assistito ad un drastico calo che ci ha riportato inesorabilmente vicini al minimo fatto registrare la settimana passata a 0.8675. Abbiamo quindi intuito quanto questi due livelli potrebbero risultare importanti anche per le prossime ore.

Il movimento del cambio GbpJpy sta ricalcando fedelmente quanto visto sul cable, complice un dollaro yen poco mutato. 131.20 ha rappresentato il livello di supporto più importante, divenendo ora la resistenza di giornata, mentre la rottura sembra poter aprire le porte sino all’ultimo supporto di 129.

Il cambio UsdChf ha finalmente, a distanza di quasi un mese, visto nuovamente il ritorno al di sopra di 0.89. Questo rappresenta il primo vero movimento di conferma atteso per una ripresa strutturale del cambio che per la giornata trova un prossimo scoglio a 0.90 figura.

Terminiamo con il cambio EurChf che non ha mostrato nuovi spunti tecnici rispetto a quelli già individuati la settimana passata. Continuiamo a considerare 1.27 come maggior livello di resistenza (la mancata rottura di venerdì rafforza ulteriormente questa idea) mentre troviamo un duplice livello di supporto a 1.2550 e 1.2490.

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