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Euro: cosa farà ora la moneta unica contro dollaro e yen

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Legnano – Come sempre diciamo, le correlazioni tra i vari mercati, che possono aiutarci a comprendere i movimenti di diversi asset, si creano e si distruggono in maniera continua. Talvolta presentano una buona durata (che può arrivare anche a qualche settimana e più), ultimamente si sono manifestate per pochi giorni e, molto velocemente, hanno cambiato natura, spinte dal fatto che l’attenzione degli investitori si è fortemente sbilanciata sul breve periodo, saltando ora al Giappone, ora alla Libia, ora ai debiti sovrani, ora al rialzo dei tassi previsto per aprile da parte della BCE e chi più ne ha più ne metta.

Nel momento in cui però, tali correlazioni non si palesano, non dobbiamo cercare per forza di cose di trovare delle motivazioni particolari alla base di determinati movimenti, essi sono da considerare normali movimenti di mercato, spinti più che altro da motivazioni tecniche.

Attualmente, non troviamo nessuna relazione particolare che va ad interessare tutte le principali classi di investimento, però qualcosa sta succedendo sullo yen e con esso in generale sul carry trading di breve periodo.

Se notiamo, lo yen giapponese durante la nottata ha perso terreno contro la maggior parte delle valute contro cui è quotato, e l’indicazione più forte ci arriva dal UsdJpy che come sapete è utilizzato come bilancia di giudizio per la forza/debolezza del greenback contro lo yen. In concomitanza di questa discesa il Nikkei ha guadagnato circa due punti percentuali e le commodity currencies hanno fatto segnare nuovi massimi relativi, proprio contro la valuta del Sol Levante.

Il cross AudJpy si è portato sopra quota 85 figura e potenzialmente potrebbe avere spazio fino a 86.50 prima di effettuare uno storno, mentre il cugino NzdJpy ha raggiunto quota 63.00 ed in linea torica potrebbe anche estendere questo movimento di un’altra figura. L’australiano ed il neozelandese hanno ben performato anche contro il dollaro americano (che è considerato dagli investitori una funding currency nel momento in cui riparte l’appetito per il rischio) ed hanno raggiunto livelli interessanti. Il primo ha segnato ulteriori nuovi massimi storici, da quando il prezzo del dollaro australiano è potuto oscillare.

Dal punto di vista tecnico, ci troviamo al di sotto di una trendline rialzista individuabile su un grafico con time frame inferiore all’orario, linea che rappresenta l’unico spunto tecnico in grado di farci considerare un’area come possibile resistenza. Essa transita per le prossime ore in area 1.0350, dopodiché saremo ufficialmente nella terra di nessuno e ci dovremo affidare alle estensioni di Fibonacci per ipotizzare nuovi obiettivi, ma è presto per ragionarci.

Per quanto concerne il kiwi invece, il livello di resistenza da tenere in considerazione corrisponde a 0.7650, molto vicino ai prezzi attuali e zona di resistenza importante nel passato della quotazione. In caso di rottura decisa, la strada si apre verso 0.7800, ma crediamo che prima che ciò avvenga, come nel caso dell’australiano, si possa assistere ad un momento di pausa.

Diamo ora uno sguardo al cambio più seguito dal mercato, l’eurodollaro, accorgendoci immediatamente di quanto lo scenario non sia particolarmente mutato. Ci troviamo ancora al di sopra di quella linea di tendenza che stiamo utilizzando da giorni e che continua a suggerire di prestare attenzione al supporto che gravita nei pressi di 1.40-1.4030.

Ciò che invece è variato, dando prova di un’evidente rottura con i giorni scorsi, è il cambio UsdJpy. In questo caso abbiamo avuto ieri la rottura della più importante area di resistenza, posta a 82, con successivo avanzamento di 100 punti esatti. La strada, a questo punto, sembra aperta per un ulteriore risalita del cambio che trova davanti a se due livelli obiettivo: il primo è dato da 83.60, suggerito dalla linea di tendenza positiva che da dicembre contiene i rialzi dei prezzi. Il secondo, non molto distante per la verità, si trova a gravitare compreso fra 84 fiura e 84.40, due zone suggerite da estensioni dei prezzi viste sia a dicembre sia a febbraio. Come sempre avviene, il livello di rottura (82 quindi) diventa supporto per le prossime evoluzioni positive dei prezzi.

Decisa risalita anche per il cambio EurJpy, che riesce così a levarsi d’impaccio dalla resistenza chiave di 115.30. La salita che è scaturita dalla rottura dell’importante livello è andata oltre le attese, superando addirittura il massimo precedente di 116 e riportandoci sui massimi raggiunti dal cambio durante il mese di maggio dell’anno scorso. Anche in questo caso le prossime evoluzioni non possono prescindere da 115.35 e 116, potendo condurre nuovamente i prezzi verso 118.30 (altro non è che il primo livello utilie dei ritracciamenti di Fibonacci del movimento di lungo periodo compreso fra 138 e 105.50, compiuto fra ottobre 2009 e agosto 2010).

Crediamo che sia piuttosto evidente l’indecisione che aleggia intorno al cable. I prezzi hanno infatti intrapreso un movimento particolarmente laterale, di una figura esatta di range, prossimo a 1.60. Questo non rappresenta necessariamente un fattore negativo, dato che così possiamo intuire quali siano i due livelli che con maggior probabilità, nell’immediato, porteranno a rivedere una ripresa di una qualsiasi tendenza: 1.6040 e 1.5940.

Rimane piuttosto sostenuto, nonché stabile, il cambio EurGbp. La tendenza continua a rimanere decisamente favorevole alla moneta unica e perché lo scenario continui a rimanere tale dobbiamo guardare con attenzione al primo supporto di 0.8760 (perfetta coincidenza di massimi e minimi durante la salita) e 0.8720 (livello dinamico indicato dalla più interessante tendenza degli ultimi tempi).

Concludiamo con il cambio EurChf, che con soddisfazione ha dato prova ieri ed il giorno prima di aver rotto la linea di tendenza negativa individuabile da inizio febbraio. Il preciso test dei due giorni passati (quindi pull back) ha permesso ai prezzi di muoversi in direzione di 1.30 e, crediamo a breve, verso al resistenza chiave per le prossie ore, 1.3040.

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