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L’età del comando secondo la scienza: meglio leader giovani o maturi?

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Che si tratti di politica o di amministrazione aziendale, il rapporto fra età e comando è circondato da molti miti e pregiudizi. I filosofi greci, ad esempio, tendevano a farsi crescere una lunghissima barba, a dimostrazione della propria maturità e della propria saggezza. Alcune centinaia di anni più tardi, il “nuovismo” è stato uno dei fenomeni più rilevanti della politica italiana (e non solo). La “rottamazione” di renziana memoria ha avuto molto a che vedere non solo con l’insofferenza per la vecchia politica, ma anche con la politica dei “vecchi”. Secondo Darlene Howard, professoressa emerita di psicologia alla Georgetown University l’età ideale per l’assunzione di posizioni di comando può dirsi pienamente a metà strada: 55 anni.

In un articolo su QZ, sono stati ricordati alcuni delle conseguenze dell’invecchiamento sulle capacità cognitive. Già a 30 anni le capacità di elaborazione delle informazioni sono più al massimo della velocità, così come risulta più lento il processo che porta il soggetto a ricordare una parola momentaneamente dimenticata. Generalmente, la riorganizzazione dei collegamenti fra i neuroni cambia le performance cognitive dell’individuo, ma non tutte in senso peggiore. Ad esempio, afferma Howard, nell’individuo maturo tende a migliorare la valutazione del futuro (talvolta ritenuta più importante del presente) così come migliora la capacità di dominio sulle emozioni: tutte qualità che tornano decisamente utili al leader.

In più, non tutte le capacità di comando sono determinate dalle abilità cognitive. Se è vero che un soggetto anziano troverà più difficile imparare una nuova materia, dall’altro lato sarà possibile per il leader maturo sopperire alcune di queste mancanze con un team adeguatamente giovane.

Nel 2018, fra le prime dieci società più importanti al mondo secondo Fortune, sono ben sette i Ceo che rientrano nella fascia d’età compresa fra i 50 e i 60 anni.

Il risultato, se si vanno ad analizzare i capi di governo sono assai più polarizzati, fra leader molto giovani e maturi. Fra i paesi del G7, il capo di stato più giovane è Emmanuel Macron (41), seguito da Justin Trudeau (47). Folto il gruppo degli over 60: con Donald Trump (71), Shinzo Abe (64), Angela Merkel (64) e Theresa May (62). Nonostante le critiche dovute alla sua debolezza politica, il presidente italiano Giuseppe Conte risulta quantomeno, con i suoi 54 anni, nella fascia d’età più favorevole per il comando.