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ENI-REPSOL: I MERCATI CI CREDONO

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E’ vero o non è vero? Nonostante le smentite, i mercati ritengono che, sì, sta per partire la fusione tra l’Eni e la spagnola Repsol su cui l’accavallarsi di voci ha spinto i titoli al rialzo in Borsa.

Un’eventuale intesa fra i due darebbe vita a uno dei maggiori Gruppi energetici europei, con una capitalizzazione di oltre 130 mila miliardi di lire. L’obiettivo degli “intensi colloqui” che si starebbero intrecciando fra Roma e Madrid avrebbero l’obiettivo di creare un gigante mediterraneo del petrolio e del gas in grado di competere con colossi mondiali come BP Amoco, Royal Dutch Shell e Totalfina-ELF. La Repsol ha appena acquisito il Gruppo argentino YPF; l’Eni ha da poco fatto sua una quota rilevante della portoghese Galp. I due Gruppi sono insomma molto attivi.

Una sinergia tra loro si indirizzerebbe, secondo alcuni osservatori, soprattutto verso il mercato del gas naturale. Altri invece ipotizzano un’alleanza a tutto campo nei settori del gas, dell’elettricità e della produzione di gas e petrolio e pensano eventualmente a uno scambio di partecipazioni azionarie. Eppure c’è chi, come il Financial Time, solleva dubbi e critiche su questa possibile partnership. Il problema, secondo il quotidiano economico, riguarda la scarsa compatibilità tra le due Compagnie: sia nel settore del gas, sia in quello petrolifero, sia a livello di management.

“Fra noi e l’Eni non c’è alcun accordo di fusione, né di integrazione”: molto seccamente la Repsol ha diffuso questa mattina un comunicato, peraltro sollecitato dalla commissione di controllo sul mercato spagnolo (equivalente alla Consob italiana). Un dirigente del Gruppo spagnolo ha poi specificato che il dialogo è aperto con tutte le Compagnie petrolifere, ma non si sta negoziando; “nell’ambito di questi contatti abbiamo parlato anche con Eni”, è stato sottolineato, “ma questo non significa che siamo in trattative”.

Del resto anche dall’Italia si cerca di smorzare le voci su un’intesa. In un’intervista al giornale, il presidente dell’Eni Gian Maria Gros-Pietro usa toni meno incisivi, comunque precisa che “quando studiamo alleanze non parliamo di controllo, ma di piani industriali”. E poi, aggiunge, la società “non ha firmato niente; sappiamo benissimo che se si va alla fusione con qualcuno, per esempio con Exxon o con Shell, l’Eni scompare”. Quindi, “le alleanze si possono fare anche salvaguardando la propria autonomia”.

Vallo a dire ai mercati. Anche oggi i due titoli sono cresciuti moltissimo. A Milano, l’Eni ha aperto con un rialzo del 3,64%, e ha toccato un picco con un guadagno del 5,26%. Anche Madrid si è infiammata sulle possibili prospettive, e si è verificata una gran domanda sul titolo Repsol nonostante le smentite. A poco più di un’ora dall’apertura si segnalava già un aumento del 4%.