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Quirinale ed elezioni anticipate, lo scenario peggiore per i mercati

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Inizia lunedì 24 gennaio il processo elettorale per scegliere il prossimo Presidente della Repubblica italiana che andrà a sostituire Sergio Mattarella il cui mandato terminerà il 3 febbraio, dopo sette anni di leadership.

Le implicazioni che tale elezione hanno sulla politica italiana e anche sui mercati sono tante. Ma cosa ne pensano gli analisti? Vediamo nel dettaglio le posizioni degli esperti del Credit Suisse che delineano alcuni scenari base per il nostro paese.

Elezione Quirinale: gli scenari del Credit Suisse

L’elezione per il Quirinale si svolge in un clima di preoccupazioni, dato che uno dei principali contendenti è l’attuale primo ministro del paese, Mario Draghi, determinante per la recente stabilità politica dell’Italia e l’introduzione di riforme economiche chiave scrive Credit Suisse. Al momento, nessun partito sembra avere una strategia con una reale possibilità di vincere al primo turno e la possibilità di stallo è alta.

Secondo Credit Suisse, i due scenari più probabili: nel primo  Draghi diventa presidente della Repubblica in una doppia candidatura con un primo ministro di centro-destra in base ad un accordo pre-concordato tra i partiti che attualmente sostengono il governo di unità nazionale.
Il secondo vede l’elezione di un presidente della repubblica di centro-destra diverso da Silvio Berlusconi come Marcello Pera o Elisabetta Casellati e in questo caso, Draghi rimarrebbe Premier. In entrambi gli scenari, le elezioni anticipate per dare vita ad una nuova maggioranza politica saranno probabilmente evitate.

Tuttavia, mentre ci avviciniamo al 2023, è probabile che l’instabilità all’interno del Parlamento emergerà man mano che i partiti con programmi divergenti si contenderanno una parte degli elettori dicono gli analisti. In definitiva, la decisione in gioco riguarda meno il presidente della Repubblica e più le elezioni generali.

Secondo Credit Suisse, eventuali elezioni anticipate sarebbero dannose per la realizzazione delle riforme economiche dell’Italia e ciò potrebbe portare all’ascesa di più euroscettici e a una nuova ondata di scontri con l’UE. Uno scenario che finirebbe per ritardare o addirittura eliminare i fondi che l’Italia dovrebbe ricevere nei prossimi anni nell’ambito del programma di ripresa post-pandemia dell’UE.

Cosa succede se scattano le elezioni anticipate

Considerando le disparità di interessi tra i partiti e il tempo necessario per formare un nuovo governo in Italia, è probabile che eventuali elezioni anticipate influenzeranno i tempi per l’attuazione del PNRR.

I sondaggi di dicembre mostrano che la coalizione di centro-destra potrebbe assicurarsi una una quota del Parlamento maggiore di quella che ha attualmente. Mentre la coalizione di centro-sinistra potrebbe anche aumentare la sua quota complessiva, il M5S sarebbe in maggiore perdita.
Ma la cosa più sorprendente è che Fratelli d’Italia potrebbe aumentare la sua quota di quasi 15 punti percentuali, mentre la Lega potrebbe mantenere la sua alta rappresentanza in Parlamento al 20%.
Da un punto di vista economico e comunitario questo è preoccupante concludono gli analisti della banca d’affari elvetica. La quota più alta di euroscettici nel Parlamento potrebbe ritardare e persino far deragliare il PNRR e reintrodurre tensioni tra l’Italia e l’Unione europea.

Questo metterebbe a rischio non solo la ripresa economica dell’Italia, ma anche la stabilità dell’intera Unione europea.

Draghi nome ben visto dagli analisti

Al di là dei diversi scenari ipotizzati per l’elezione al Quirinale molti vedono di buon occhio Mario Draghi al Quirinale. Il Financial Times benedice la candidatura dell’ex numero uno della Bce.

“La premiership riformista di Mario Draghi si avvicina alla fine”, ma “il passaggio alla presidenza dell’Italia appare il modo migliore per portare avanti l’ottimo lavoro” fin qui svolto dall’ex presidente della Bce, si legge in un editoriale non firmato. “L’Italia sotto la leadership di Mario Draghi ha goduto di un eccezionale periodo di stabilità e di successo”, scrive il Financial Times, ricordando i traguardi raggiunti dal governo nella lotta alla pandemia, sul fronte della ripresa economica e delle riforme, sostenuti dal cospicuo pacchetto di aiuti europei. Complice il calendario politico-istituzionale, la “premiership riformista” di Draghi, scrive ancora il Ft, rischia “con disappunto” di essere “breve”.

Tra gli analisti a favore di Draghi come nuovo Capo dello Stato ricordiamo Luca Pennarola, economista europeo di BNP Paribas secondo cui il “risultato economico più importante di Draghi è stata la stesura del PNRR: un impegno pluriennale dettagliato di investimenti e riforme che dovrà essere seguito dal governo da qui al 2026”. “Questo significa che qualsiasi governo salirà al potere nei prossimi anni dovrà seguire il copione di Draghi per garantire l’accesso ai fondi UE”, ha aggiunto Pennarola.