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Elettrodomestici e mobili: come ottenere l’ecobonus

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ROMA (WSI) – Volantini pubblicitari, cartelloni, solerti impiegati di centri commerciali: tutti invitano in questi giorni ad acquistare nuovi pezzi di arredamento ed elettrodomestici approfittando dell’ecobonus. Ma la confusione regna sovrana e, tra informazioni parziali e accattivanti, o pericolosi passaparola, il rischio di fare un passo falso è altissimo.

Tanto più che il decreto legge del 4 giugno scorso, diventato legge il 4 agosto, è stato modificato più volte e non è ancora stato seguito da una guida ad hoc dell’Agenzia delle entrate, in arrivo tra qualche giorno con tutti i dettagli sulle ristrutturazioni edilizie. In attesa della guida, cerchiamo di fare chiarezza.

LA DATA E L’IMPORTO DEGLI SCONTRINI – Non è possibile presentare richiesta per detrazioni Irpef relative ad acquisti effettuati a giugno, come sottolinea l’ingegnere Mauro Mallone, esperto del ministero dello Sviluppo economico. La detrazione del 50% sulla spesa effettuata, per un massimo di 10 mila euro da spalmare nei prossimi dieci anni, viene applicata per mobili comprati dal 4 luglio in poi e per elettrodomestici, condizionatori e caldaie pagati dal 4 agosto.

Per entrambe le categorie vale il limite del 31 dicembre, dopo il quale, eccetto proroghe, non sarà più possibile usufruire dell’agevolazione. Quando si parla di 10 mila euro di spesa per elettrodomestici e mobili, quindi 5000 euro di sconti fiscali scaglionati in tranche da 500 euro all’anno, va sottolineato che si tratta di una cifra aggiuntiva ai 96 mila euro, il tetto massimo di spesa su cui ottenere la detrazione per le ristrutturazioni. A differenza del bonus previsto per condizionatori a pompa di calore e caldaie, il cui acquisto rientra invece nel montante dei 96 mila euro.

PER CHI VALE IL BONUS – Un aspetto fondamentale che va tenuto in considerazione quando si parla di ecobonus è che i benefici fiscali valgono solo per chi effettua lavori, anche se non necessariamente in grande stile, usufruendo della detrazione specifica. Per le abitazioni, l’elenco è indicato dal Testo unico dell’edilizia: dalla manutenzione straordinaria al restauro e risanamento conservativo, dalla ristrutturazione edilizia all’installazione di pannelli fotovoltaici, dagli interventi necessari alla ricostruzione o al ripristino dell’immobile danneggiato da calamità agli interventi di bonifica anti-amianto, dall’eliminazione delle barriere architettoniche alla realizzazione di autorimesse o posti auto pertinenziali fino alla prevenzione di furti e atti di vandalismo.

In sostanza: per rientrare nella categoria di chi sta ristrutturando, e quindi per chiedere il bonus, basta anche solo fare piccoli lavori, come sostituire il tubo del gas o la serratura della porta di casa, o installare un antifurto, una porta blindata, un corrimano, un vetro antinfortunio. Ma attenzione: sono esclusi invece dall’elenco gli interventi di manutenzione ordinaria, come la tinteggiatura delle pareti o la sostituzione di pavimenti, infissi e serramenti, purché non facciano parte di una ristrutturazione più vasta, che prevede anche la demolizione di tramezzature, la realizzazione di nuova mura divisorie, lo spostamento dei servizi. In questo caso si è ammessi al beneficio delle detrazioni fiscali.

COSA SI PUÒ COMPRARE? – Inizialmente si pensava che il bonus valesse solo per i mobili da incasso destinati a contenere gli elettrodomestici; invece si può «scaricare» anche l’acquisto di tavoli, sedie, divani. E non è importante che siano destinati ad arredare la parte della casa soggetta a ristrutturazione. C’è invece un limite preciso per gli elettrodomestici, che devono essere «grandi» per godere dell’agevolazione: quindi dal forno al frigorifero alla lavatrice alla lavastoviglie (non il frullatore, per capirci) e di classe A+ (A per il forno).

IL BONIFICO PARLANTE – Un altro punto fondamentale riguarda il saldo, come chiarisce l’Agenzia delle entrate: i contribuenti devono pagare con bonifico bancario o postale sul modulo già prestampato per la ristrutturazione edilizia e devono indicare il codice fiscale di chi paga e poi usufruirà delle detrazioni. Si può anche pagare a rate, utilizzando una finanziaria. Purché l’ordinante sia la stessa persona a cui sono intestate le fatture che attestano l’esecuzione dei lavori di ristrutturazione.

Se i lavori sono eseguiti su immobili in comproprietà, il bonifico deve riportare i dati, cioè nome, cognome e codice fiscale, di tutti i proprietari. Indispensabile anche il numero di partita Iva, ovvero il codice fiscale, del soggetto a favore del quale il bonifico è effettuato. Le ricevute dei pagamenti andranno conservate e presentate l’anno prossimo al commercialista, insieme alle spese per la ristrutturazione, per inserirle nella dichiarazione dei redditi relativi all’anno 2013, e quindi ottenere lo sgravio fiscale, che per i dipendenti viene rilasciato nella busta paga di luglio 2014.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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