Mercati

Effetto Powell sul Nasdaq, seconda giornata di forti vendite

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il Nasdaq sta attraversando la seconda giornata di ribassi consecutiva, in seguito alla decisione, annunciata lunedì dal presidente americano Joe Biden, di confermare Jerome Powell alla guida della Federal Reserve. Per gli investitori questa scelta anticiperebbe una condotta più restrittiva per la politica monetaria del 2022, rispetto a quella attribuita alla “rivale” Lael Brainard, la candidata alla Fed favorita da una parte del partito Democratico.

Fra lunedì e le prime ore della seduta di martedì il Nasdaq Composite ha ceduto il 2,2%. Nella sola seduta odierna il calo è dello 0,96% (alle ore 17:45 italiane), con un minimo intraday a 15.603,30 punti.

La prospettiva del rialzo dei tassi esercita una pressione nettamente più ampia sui titoli “growth”, categoria cui appartengono molti dei titoli tecnologici inclusi nel Nasdaq. L’elevato rapporto prezzi-utili delle azioni growth incorpora un costo del denaro molto basso in questa fase – e il suo eventuale rialzo tende a ridurre i flussi di cassa attesi per le società le cui azioni sono particolarmente costose in rapporto ai profitti odierni.

Al ritmo attuale di 15 miliardi di dollari, ha comunicato la Fed attraverso le sue ultime decisioni, il piano di acquisti di titoli andrebbe ad esaurirsi a giugno 2022 – a partire dalla seconda metà dell’anno la prospettiva è che potranno essere approvati i primi rialzi dei tassi dall’inizio della pandemia. Se l’inflazione si manterrà sostenuta anche nei prossimi mesi la Fed potrebbe anche decidere di accelerare il ritmo del tapering, anticipando ulteriormente la cornice temporale per il rialzo dei tassi.

Per la verità le posizioni della Fed di Powell sono già ritenute eccessivamente accomodanti da alcuni celebri commentatori, fra cui l’ex re dei Bond, Bill Gross, e il consigliere economico di Allianz, Mohamed El-Erian, per i quali la narrativa temporeggiatrice della Fed le avrebbe già fatto perdere credibilità sui suoi target. Per il momento, la Fed ha potuto ritardare mosse più restrittive sostenendo che le attuali pressioni inflazionistiche avrebbero avuto effetti transitori e che il mercato del lavoro americano non aveva ancora raggiunto i livelli occupazionali del pre-pandemia. Nel primo caso, l’ampia gamma dei rincari osservati nell’indice dei prezzi al consumo mostrerebbe effetti più duraturi sul costo della vita. Nel secondo, c’è la sensazione che, per i milioni di americani che ancora non sono tornati al lavoro, la politica monetaria potrà offrire incentivi limitati, dal momento che si sottraggono per ragioni non esclusivamente economiche (tra cui il timore del Covid).