Economia

Economista FMI: “Grexit non è da escludere”

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ATENE (WSI) – Senza aiuti internazionali si aprirebbe una nuova crisi in Grecia e l’economia finirebbe per collassare. Il Fondo Monetario Internazionale è pronto a tutti gli scenari, anche un’uscita della Grecia dall’area euro.

È in estrema sintesi il concetto espresso dal chief economist del Fondo di Washington, Olivier Blanchard. La paura di un default ha spinto nuovamente in rialzo i tassi sui bond ellenici. Il selloff dei titoli governativi ha fatto salire gli interessi sui bond a dieci anni sopra il 12%, in rialzo dall’11,9% della seduta di ieri.

Blanchard spera che il nuovo governo riesca a trovare un accordo con i creditori la prossima settimana ed evitare così il peggio. “Vogliamo assolutamente che raggiungano un’intesa e speriamo che lo faranno. Una crisi greca non può essere esclusa, è un evento che potrebbe mettere in subbuglio i mercati finanziari”.

“Un’uscita dall’euro sarebbe estremamente costosa e dolorosa per la Grecia”, ha avvertito Blanchard. Ma se ciò dovesse verificarsi, il resto dell’Eurozona si troverebbe in una posizione migliore per gestire la situazione. I commenti echeggiano quelli espressi una settimana fa dal numero uno del Fondo Christine Lagarde.

Atene deve trovare il modo di stilare un piano di riforme che convinca i creditori internazionali, in modo da poter estendere la linea creditizia che consentirà alla nazione del Mediterraneo di non fare default sul debito.

L’appuntamento con il prossimo Eurogruppo, la riunione dei ministri delle Finanze dell’Ue, è fissata per il 24 aprile. Si parlerà proprio del nuovo pacchetto di aiuti da fornire eventualmente ai greci.

Ma Blanchard ha lanciato più di un avvertimento: nonostante i timori di Grexit esiste qualcosa di più importante dei problemi dell’Eurozona, che rappresenta il rischio numero uno per la crescita dell’economia globale: si tratta dei mercati finanziari.

Nel rapporto dell’Fmi si legge che “i mutamenti confusi nei prezzi degli asset che si verificano sui mercati finanziari rimangono fonte di preoccupazione. I premi sul rischio sui mercati dei bond sono ancora bassi in termini storici, e il contesto della configurazione di tali prezzi di asset – ovvero la presenza di politiche monetarie molto accomodanti nelle principali economie dei paesi avanzati – dovrebbe cambiare nel corso del 2015. A scatenare le turbolenze potrebbero essere le modifiche sugli sviluppi di questi fattori (…) un ulteriore forte apprezzamento del dollaro potrebbe scatenare tensioni altrove, particolarmente nei mercati emergenti”.

È vero che, stando al World Economic Outlook del Fondo, “il processo di normalizzazione della politica monetaria nel Regno Unito e negli Stati Uniti dovrebbe procedere in modo regolare, senza incrementi di volatilità grandi e protratti, o movimenti bruschi nei tassi di interesse di lungo periodo”.

Tuttavia, Blanchard ritiene che i rischi finanziari e geopolitici siano cresciuti. “I forti movimenti dei prezzi relativi, si tratti di tassi di cambio o del prezzo del petrolio, creano perdenti e vincitori”, ha detto, riferendosi alle società energetiche e ai debiti governativi denominati in dollari, facendo qualche esempio. E, “se dovessero continuare, i forti movimenti nei rapporti di cambio potrebbero creare ulteriori rischi finanziari e riportare in primo piano i dibattiti sulle guerre valutarie”.

(DaC-Lna)