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ECONOMIA ITALIANA 2001: LE STIME DEGLI ANALISTI

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Se il 2000 è stato per l’Italia un anno “relativamente buono” e “con spunti positivi”, come affermano gli economisti, il 2001 si presenta “abbastanza positivo” ma con “qualche incognita, legata a un’ipotesi di crescita in rallentamento” rispetto al 2,9% stimato dal governo; la disoccupazione è vista in calo e l’inflazione ferma all 1,7%. A zavorrare il tutto resterà la mancanza di riforme istituzionali.

Le previsioni indicano in compenso una domanda interna in salita, grazie all’alleggerimento del carico fiscale e a una maggiore potenzialità di spesa delle famiglie in seguito al calo della disoccupazione, prevista al 9,9% dal Documento di programmazione economica e finanziaria e al 9,5-9,7% dagli economisti interpellati da WallStreetItalia.

Ciononostante non è prevista un’inflazione in crescita: sull’obiettivo dell’1,7% indicato dal governo c’è un sostanziale accordo. I campanelli di allarme suonano quando si parla di rapporto tra il deficit e il prodotto interno lordo (Pil), previsto in aumento all’1,2%, al di sopra delle stime di governo all’1%, e quando si affronta il nodo delle riforme istituzionali.

Gli economisti hanno qualcosa da obiettare di fronte all’obiettivo di un aumento del Prodotto interno lordo pari al 2,9%, così come indicato dal Dpef. La loro stima non supera il 2,7%.

La stessa OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, prevede che la crescita del Pil del nostro Paese “procederà verso il 2,5%”.

“Le nostre stime si pongono a metà strada tra quella dell’OCSE, un po’ troppo pessimistica, e quella del governo, un po’ troppo ottimistica”, afferma Lorenzo Stanca, economista di UBM, Unicredito Banca Mobiliare, che prevede un Pil al 2,7%.
Mario Baldassarri, economista e docente di Economia all’Università La Sapienza di Roma, prevede invece un aumento non superiore al 2,4%. Gianluigi Mandruzzato, economista di Banca Commerciale Italiana non fornisce dati precisi, ancora in fase di limatura, ma anticipa che questo sarà un anno in linea con quello precedente, carico di luci e ombre.

“Gli aspetti negativi che dobbiamo attenderci – spiega Mandruzzato – sono esogeni e riguardano il rallentamento ciclico dell’economia mondiale, che porterà a un calo della domanda targata USA e Giappone; gli aspetti positivi, al contrario, li troveremo in casa nostra, figli della riduzione del prelievo fiscale e del processo del rinnovo produttivo che andrà avanti”.

Mandruzzato ricorda che la riduzione della pressione fiscale in Italia avrà effetti sul potere di spesa delle famiglie, che contribuirà all’accrescimento della domanda interna. Ciò alimenterà verosimilmente l’import, ma l’atteso rafforzamento dell’euro dovrebbe lenire gli effetti provocati dalla riduzione delle esportazioni. Come molti altri analisti, Mandruzzato si aspetta che l’euro ritorni alla parità con il dollaro: “ciò potrebbe accadere nel secondo trimestre – dice – e non è escluso un rialzo fino a $1,05”. (Vedi Euro: il 2001 è l’anno del riscatto)

Il potere di spesa delle famiglie, osserva l’analista di Comit, sarà stimolato anche dall’aumento dell’occupazione, dovuto per lo più allo sviluppo dei contratti atipici. A fare una stima sul tasso di disoccupazione sono gli economisti di UBM, che prevedono un calo al 9,5%.

La maggiore circolazione di denaro, comunque, non dovrebbe produrre effetti negativi sull’inflazione, che gli economisti sono concordi nello stimare in calo, in linea con il Dpef. “La dinamica salariale, già in calo lo scorso anno all’1,8% dal precedente 1,9%, non inciderà sui prezzi al consumo”, prevede Mandruzzato.

“Ci aspettiamo un’inflazione all’1,7-1,8%” – afferma Paolo Guida, economista di Unicredito Banca Mobiliare, esperto di Italia. Stanca aggiunge che “come nel 2000 è stato il petrolio a far crescere i prezzi al consumo, nel 2001 sarà il petrolio a calmierarli; per il greggio è stimato un ritorno al $25 al barile”.

Concorda l’analista di una primaria Sim che preferisce non essere citata: “nel 2001 – dice – verrà a mancare l’effetto-greggio, ma nei primi sei mesi dell’anno avremo l’incognita da inflazione core, senza cioè energia e alimentari: finora è stata limitata, ma noi prevediamo una tendenza all’aumento vicino al 2%”.

“Il problema – osserva tuttavia Baldassarri – è che quando l’Italia, così come l’Europa, prova a mettere il naso appena oltre il 3% di crescita, non ce la fa a sostenere l’impegno. E questo perché non ha sufficiente forza per portare avanti le riforme strutturali che tutti, a livello internazionale, ci chiedono”.
Il nodo per Baldassarri è politico: senza le riforme istituzionali e quella elettorale in particolare, nessun governo avrà mai la forza per sostenere il passo imposto dalle necessità. Che sono, prime tra tutte: la riduzione fiscale (“abbiamo fatto solo piccoli passi, finora”), la flessibilità del mondo del lavoro (“fatto clamoroso, in Italia l’occupazione è aumentata non appena si è messo mano a contratti di tipo diverso, part-time e a tempo determinato”) e la liberalizzazione dei mercati, soprattutto nel campo dei servizi.

Cosa c’è da aspettarsi in questo anno di elezioni? “Se il governo resterà la stesso – osserva Mandruzzato – continuerà per la strada già intrapresa; se cambierà, qualsiasi cosa intenda fare non produrrà effetti prima del 2002”.
Per Baldassarri le differenze tra i due schieramenti constistono nel fatto che “la sinistra è più propensa a mantenere l’attuale livello di pressione fiscale, salvo poi ridistribuire; la destra magari punta ad abbattere subito il peso del fisco e affrontare poi la riforma della spesa; ma sia destra che sinistra si troverebbero a fare i conti con l’instabilità politica al momento di affrontare il nodo della riforma”.

Concorda Paolo Guida: “l’Italia del 2001 sarà ancora dietro nel treno dell’Europa, per quanto riguarda le riforme istituzionali e questo ha riflessi nel settore macro-economico”. Comparando le sue stime per l’Italia con quelle della collega Carlotta Rossi, economista UBM per l’area euro, si possono notare le differenze. Per il 2001 in Italia è prevista una crescita del Pil pari al 2,3%. In Eurolandia al 2,8%. I consumi privati in Italia sono attesi al 2,1% contro il 2,5% dell’area euro. L’inflazione sarà alla pari, all’1,8%. Il rapporto deficit/Pil sarà, rispettivamente, all’1,2% e all’1%. La disoccupazione rispettivamente al 9,7% e al 7,6%.