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ECONOMIA, I MINISTRI ACCERCHIANO TREMONTI

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(WSI) – “Mi sono un po’ stancato di dover sempre andare da Giulio con il cappello in mano”. In questa legislatura il rapporto con Giulio Tremonti non è mai corso su binari ben oleati. Le incomprensioni non hanno mai avuto sosta. I battibecchi una costante. Ma stavolta Silvio Berlusconi sembra più insofferente che in passato. E ad alcuni parlamentari del centrodestra non ha nascosto di voler ristabilire le “gerarchie”.

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La “longa manus” del ministro dell’Economia, insomma, lo infastidisce. Le “invasioni di campo” lo irritano. Come sulle nomine. A cominciare da quelle appena varate per la Rai. “Deve ricordarsi – è il ragionamento più volte sostenuto a Via del Plebiscito – che il premier sono io. Forse glielo devo rammentare, si sta comportando in modo strano. Che cosa ha in mente?”. I progetti di “affrancamento” urtano il capo del governo. L’accusa principale, in questa fase, si concentra dunque su un aspetto: “Considera la cassa una sua proprietà”.

Un malessere che si allarga sotto traccia, fa presa su diversi rami della coalizione e diventa contestazione politica. L’obiettivo è la linea del Tesoro. Soprattutto in vista della sessione finanziaria del prossimo autunno. Se perdesse definitivamente la sponda di Palazzo Chigi, nel Pdl Tremonti sarebbe davvero isolato. Solo la Lega continua a dargli manforte.

Che la delega in bianco firmata al ministro sta per essere modificata, lo si è capito anche ieri mattina. Nel corso del consiglio dei ministro, il battibecco tra il titolare di Via XX Settembre e il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, è stato durissimo. Scambi di accuse al fulmicotone. La causa scatenante il commissariamento della Campania e del Molise per le spese sanitarie. Ma il confronto si è subito spostato sulle politiche per il mezzogiorno. “Le regioni del sud – è partito Tremonti – stanno diventando un buco nero.

E alla fine paghiamo noi, va tutto sui nostri conti”. Pronta la reazione di Fitto. “Non si può parlare in questo modo senza tenere presente la storia e le origini di certe cose. Sono discorsi superficiali. Anche perché la spesa non ricade sul governo ma sulle regioni”. “Sta di fatto – la replica secca del capo dell’Economia – che al sud si sperpera un bel po’ e al nord no”. Un duello che è andato avanti per un bel po’. Con Maurizio Sacconi, ministro del Welfare, pronto a spalleggiare il collega “meridionalista”.

Ma la vera novità è che stavolta il premier non ha speso una parola per difendere il “genio Giulio”. “Dobbiamo garantire le cure a tutti – ha spiegato -. Cerchiamo di capire come colpire gli sprechi. Ma senza abbandonare nessuno al proprio destino”. Nella recente battaglia tra “nord e sud”, Tremonti non ha avuto la meglio. Basti pensare al capitolo Prestigiacomo: le competenze che le erano state sottratte nel decreto anti-crisi le sono state di fatto restituite. Non solo. Gianni Letta è stato incaricato di una “marcatura ad uomo”. Le proteste verso il Tesoro, poi, non riguardano solo Fitto o la Prestigiacomo.

L’accerchiamento è sempre più stretto. La politica tremontiana del “o così o niente” sta facendo crescere il fronte degli scontenti. Il ministro della Pubblica istruzione, Maria Stella Gelmini, si è lamentata con Palazzo Chigi: “Mi sta levando tutto, così non posso più andare avanti”. Lo stesso dicasi per il titolare della Infrastrutture, Altero Matteoli. Senza dimenticare il braccio di ferro condotto da Gianfranco Fini sul maxiemendamento al decreto anti-crisi.

Per non parlare dei dissapori con la maggioranza parlamentare. Sul medesimo decreto, i deputati del sud hanno più volte protestato. “Quando presentiamo qualche richiesta noi – fa notare un presidente di commissione eletto in una regione meridionale – il no è automatico. Quando chiede qualcosa un leghista, dice subito sì”. E forse non è un caso che ieri Umberto Bossi abbia definito un “pasticcio” il progetto di Partito del sud.

Tante distonie su cui il Cavaliere intende fare il punto. La situazione non è critica come nel 2005, quando Tremonti venne defenestrato. Ma il premier è convinto di dover riprendere in mano la situazione. “Devo recuperare i fili della politica”, ha detto ieri durante il consiglio dei ministri. Un modo per ammettere che di recente era distratto da altri problemi. A Via del Plebiscito, allora, è ricominciata a circolare la battuta che Berlusconi fece durante il G20 di Londra: “Mentre i capi di governo e di Stato lavorano, i ministri dell’Economia non fanno un c….”. “Tutti si scordino – ammonisce il Cavaliere – che io molli”.

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