Società

ECONOMIA: COME DISTRARRE MASSE DI GONZI

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(WSI) – Dopo averlo annunciato con quasi un mese di anticipo, giovedì scorso la Banca centrale europea ha alzato il costo del denaro nell´area euro di 25 basis point, portandolo da 4 al 4,25 per cento. E questo nonostante le proteste e le pressioni di alcuni governi europei che avrebbero desiderato, semmai, il contrario, e cioè un abbassamento dei tassi (per dare una mano alla zoppicante congiuntura del Vecchio Continente).

Ma la Bce, dando prova di una forte indipendenza, è andata dritto per la sua strada e ha mantenuto quello che aveva promesso, ha alzato cioè il costo del denaro. E questo per contrastare l´inflazione, che effettivamente si è fatta molto forte e aggressiva.

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Adesso la domanda che ci si pone è se con questa mossa la Bce abbia concluso la sua strategia di rialzo del costo del denaro o se invece proseguirà nei prossimi mesi. La risposta che arriva dagli osservatori più esperti è che molto probabilmente questo rialzo rimarrà isolato.
Anche perché l´inflazione europea dovrebbe conoscere un picco in agosto, per poi riportarsi lentamente verso valori più discreti. Va da sé, comunque, che l´istituto di Francoforte si ritiene sempre pronto a proseguire lungo la linea del rigore. In conclusione: il costo del denaro dovrebbe rimanere fisso all´attuale livello fino alla fine dell´anno, salvo novità oggi non prevedibili.

Questa circostanza, accettata da tutti, non ha spento, comunque, le proteste di quei governi che accusano (soprattutto di fronte alle loro popolazioni) la Bce di aver voluto rendere ancora più difficile la situazione economica con questo rialzo del costo del denaro.
Si tratta, va detto subito, di una scelta di comodo. Attaccare la Bce è facile e non costa quasi niente. Ma è sbagliato. Se i banchieri di Francoforte hanno commesso un errore è stato quello di essersi mossi in ritardo, e cioè quando l´inflazione aveva ormai preso piede.

Ai governanti che protestano va ricordato che, quando la congiuntura rallenta, ci sono due strade per darle una spinta in avanti. La prima consiste appunto nell´abbassare il costo del denaro, ma solo quando si può, e cioè quando non siamo in presenza di forti aumenti nei prezzi. Altrimenti si rischia di alimentare l´inflazione invece di spegnerla.

Questa scelta (costo del denaro in su o in giù) è di esclusiva competenza della Banca centrale, che infatti giovedì è andata dove voleva lei e non dove volevano i governi. Ma esiste un´altra strada per dare una mano alla congiuntura (di cui oggi i governanti europei non parlano, furbescamente). E´ una strada di loro esclusiva competenza. Si tratta di fare una politica fiscale espansiva. Di fronte all´attività economica che rallenta, lo Stato riduce il carico fiscale sulle spalle dei cittadini (tagliando le proprie spese) e lascia più soldi nelle mani della famiglie e delle imprese, contribuendo così a fornire «benzina» alla macchina produttiva.

In America, dove il costo del denaro è meno della metà del nostro, ma dove la congiuntura è comunque in difficoltà, Bush ha fatto esattamente questo e in modo anche un po´ plateale: ha spedito degli assegni a casa dei cittadini, ha restituito parte del prelievo fiscale. La politica fiscale espansiva può essere accompagnata da una politica di opere pubbliche in modo da dare ulteriore spinta al sistema.

Certo, per fare queste cose bisogna avere i bilanci pubblici in ordine, bisogna poterselo permettere. E in Europa quasi nessuno è in queste condizioni. L´Italia, poi, ha i bilanci talmente scassati da non potersi permettere nemmeno di mandare gli auguri di buone feste ai proprio cittadini.
Figuriamoci sostanziosi assegni.

Un governo coraggioso potrebbe decidere un taglio radicale delle proprie spese (abolizione delle province e dei micro-comuni, chiusura delle università inutili, stretta sulla spesa sanitaria di certe regioni, ecc.) per destinare la somma risparmiata ai cittadini e al sistema economico. C´è chi sostiene, ad esempio, che se tutte le regioni italiane seguissero sulla sanità gli standard di Lombardia e Veneto si potrebbero risparmiare fino a 25 miliardi di euro l´anno. 25 miliardi che potrebbero affluire al sistema economico e alle famiglie in funzione anti-congiunturale, stabilmente.

La spesa pubblica italiana è un tale caos che fare risparmi non è difficile. Bisogna però avere il coraggio di andare contro un bel po´ di interessi costituiti e di consorterie. E ognuno di questi soggetti ha i suoi rappresentanti (e la sua forza) dentro le forze politiche.
Allora, non potendo fare la cosa giusta, si attacca la Bce (la quale, almeno, con il rialzo dei tassi taglia un po´ le unghie a hedge fund, speculatori vari e carry-trader). Tanto, ripeto, non costa niente. E si cerca così di distrarre l´opinione pubblica dalla semplice verità dei fatti.

Verità che consiste nella circostanza che chi governa oggi in Europa (e quindi anche in Italia) non ha il coraggio dell´impopolarità e non riesce a fare la cosa giusta. Non riesce cioè a avviare la costruzione di uno «Stato leggero», che costi poco e che renda molto in termini di servizi resi.

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