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È il giorno della Fed: cambio di marcia per i tassi Usa. Le attese degli analisti

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Cambio di marcia per i tassi Usa. È quello atteso da mercati e analisti, già a partire da oggi, quando la Fed alzerà il velo sul costo del denaro. Dopo quattro rialzi di fila da 75 punti base, oggi – dicono gli esperti – la banca centrale Usa si limiterà ad effettuare una stretta da 0,5%. Il motivo? L’inflazione Usa sembra aver toccato il picco. E sta rallentando più delle attese. A novembre i prezzi al consumo su base annua hanno registrato un incremento del 7,1%, contro quello del 7,7% di ottobre e contro previsioni attorno al 7,3%.

Tra l’altro, mentre lo spettro della recessione diventa sempre più realistico, tra gli esperti si infoltisce il numero di coloro che ritengono che l’istituto centrale Usa dalla metà del prossimo anno tornerà addirittura sui propri passi, abbassando il costo del denaro.

Le attese degli analisti sulla Fed

Ma veniamo alle stime degli analisti. Secondo Algebris, “a seguito di una serie di dati macro deboli, e dell’inflazione in calo a novembre, la Fed rallenterà il ritmo dei rialzi da 75 punti base (pb) a 50 pb, con un tasso sui Fed funds tra il 4,25% e il 4,50%. Tuttavia, la banca centrale si orienterà verso un tasso finale più alto di quello indicato in precedenza, probabilmente più vicino al 5%, rispetto all’attuale proiezione del 4,65%”. Allo stesso tempo, “le previsioni di inflazione saranno probabilmente riviste al ribasso e la Fed dovrà riconoscere una lieve recessione per il 2023”. Una stretta da 50 punti base è attesa anche da  Kevin Thozet, membro dell’investment committee di Carmignac:

“Questa settimana ci si attende un aumento dei tassi di 50 punti base. E dato il percorso annunciato della Fed verso un tasso del 5%, è improbabile che si verifichino grandi sorprese in occasioni delle prime riunioni del 2023, soprattutto considerando lo spostamento del focus di Powell dall’inflazione spot all’obiettivo più a lungo termine di un’inflazione al 2%. Pertanto, per ora, la politica monetaria è stata in qualche modo ridimensionata per la prima parte del 2023: ci sono voluti sette mesi per passare dallo 0,5% al 4%; ce ne vorranno tre per portare i tassi al 5%”.

Ma è qui che le cose si fanno interessanti, dice ancora Thozet, secondo cui: “Se e quando la Fed cambierà rotta è la domanda chiave nella mente degli investitori, soprattutto alla luce del tono sempre più dovish di Powell. Vediamo tre potenziali scenari: la materializzazione di un hard landing per l’economia statunitense, che porterebbe a una rapida svolta verso l’allentamento; un soft landing posticiperebbe i tagli dei tassi d’interesse rispetto alle attese di molti, un’inflazione persistente significherà invece che i tassi rimarranno più a lungo al livello terminale prima di spostarsi ulteriormente in territorio restrittivo”.

Per gli esperti di Carmignac, infine, “l’aumento di 50 punti base è scontato dai mercati. Ma potrebbero esserci sorprese dal tono aggressivo che prevediamo che Powell adotti. Al momento le attese sono per un tasso terminale del 5% e un primo taglio del tasso nella seconda metà del 2023. Riteniamo che queste aspettative non tengano conto di eventuali sorprese in termini di aumento dell’inflazione nei prossimi mesi. Dato l’alto livello di incertezza sul livello dell’inflazione dovuto alla forza dell’economia statunitense, riteniamo che il tasso terminale della Fed potrebbe essere compreso tra il 5% e il 6%. Inoltre, non prevediamo un taglio dei tassi nella seconda metà dell’anno, poiché Powell ha chiaramente affermato che non dovremmo contare su riduzioni rapide dei tassi per evitare di ripetere gli errori degli anni ’70 e ’80”.