Società

E IL CAVALIERE STUDIA I VIDEO
DI PAOLO HENDEL

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(WSI) – In principio Silvio Berlusconi aveva deciso di seguire il consiglio di Margaret Thatcher, perché per lui era diventato davvero un dolore fisico leggere gli articoli dei suoi più fieri critici. Ogni riga era una ferita al suo carisma, ogni titolo una smentita alla sua capacità di fascinazione. Ma è da tempo che il Cavaliere ha cestinato il metodo della dama di ferro inglese, ora la lettura della stampa che lo osteggia è diventata uno strumento di lotta politica. Perciò ha preteso una rassegna stampa quotidiana con il peggio del peggio pubblicato sul suo conto, e l’hanno visto persino rubare una copia di MicroMega al coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, per addentrarsi negli scritti di Paolo Flores d’Arcais e Francesco Saverio Borrelli.

Quando i dirigenti del partito gli hanno chiesto perché avesse deciso di rovinarsi le giornate, il premier ha risposto: «Solo così potrò dire di conoscere i miei avversari». Il livore e il dolore di un tempo hanno lasciato spazio all’analisi e allo studio, perché gli articoli servono oggi a decrittare gli stilemi, e domani a conquistare voti. Dietro quel lavoro metodico, infatti, c’è l’obiettivo di impossessarsi di un linguaggio ostile, che poi è lo slang dell’anti-berlusconismo, per usarlo come un’arma contro il centro-sinistra.

Così, per ogni capoverso letto, c’è un’idea da affidare ai collaboratori. E’ imminente la pubblicazione di un libro, curato dal capo ufficio stampa di Forza Italia, Luca D’Alessandro, e intitolato «Le tre I della sinistra: Insultare, insultare, insultare». Le quattrocento pagine del volume, commentate dal senatore forzista Paolo Guzzanti, sono un’antologia dei ruvidi contropeli dedicati al Cavaliere dal giorno in cui è tornato a palazzo Chigi.

E’ chiaro dunque che tutto è orientato in funzione della campagna elettorale del Duemilasei, persino lo scontro con l’Unità – sfociato nella querela del quotidiano al premier – fa parte della strategia comunicativa di Berlusconi. Il premier che diceva di non leggere il giornale fondato da Antonio Gramsci, è lo stesso che invita i maggiorenti azzurri a comprarne una copia la mattina: «Dovete leggerlo per ricordarvi sempre cosa sono i comunisti». Ultimamente si era appassionato alla Jena del Manifesto, ed elogiava l’ermetismo urticante con cui Riccardo Barenghi colpiva soprattutto i leader dell’Alleanza.

Ma lo studio semantico degli avversari non si limita alla carta stampata, comprende anche le trasmissioni televisive . Berlusconi si è talmente immedesimato nella parte da aver iniziato a imitare i comici che lo imitano. Spesso, durante i vertici di partito, si cimenta negli sketch più feroci di Paolo Hendel e Paolo Rossi, e ride mentre cita le battute, «perché sono dei mascalzoni, ma sono bravi». Già in passato, d’altronde, si era complimentato con Sabina Guzzanti, attraverso una lettera pubblicata dal Foglio. Ma era un modo per rompere un clima che si era fatto ostile, mentre quell’ostilità oggi il premier la sfrutta per fini elettorali. Per battere gli avversari vuole prima decifrare il loro codice linguistico.

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