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Draghi taglia tassi a 1%, Bce le stime Pil: rischio recessione

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Roma – Sfidando i colleghi falchi teutonici della Bce, e come anticipato con esattezza da Wall Street Italia, il presidente Mario Draghi taglia ancora una volta i tassi di interesse, la seconda in un mese, portandoli ai minimi dell’1,0% raggiunto durante la fase piu’ acuta della crisi finanziaria nel 2009.

E le misure di allentamento monetario potrebbero non fermarsi qui, con la soglia dell’1% che non e’ piu’ considerata invalicabile. Scendono di 25 punti base anche i tassi sui depositi e i prestiti overnight, rispettivamente all 0,25% e all’1,75%.

Obiettivo dichiarato: impedire il contagio nell’area euro, mentre i rischi sul fronte dell’inflazione sono stati definiti “bilanciati” da Draghi. Le tensioni dei mercati “continuano a minare” la ripresa economica dell’area euro, su cui permangono elevati rischi di rallentamento, ha avvisato Draghi, nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo.

Tuttavia la Bce non comprera’ altri bond dei paesi sovrani in difficolta’ sul secondario. Parola di Draghi, che ha anche messo per sempre fine alle speculazioni circa la proposta di avviare un prestito agli stati in difficolta’ via FMI: “prestare denaro all’FMI per comprare bond euro non e’ compatibile con il trattato”.

L’euro ha immediatamente imboccato la strada dei forti ribassi. In seguito alla decisione, le borse europee scambiano in calo dell’1% circa in media, mentre l’euro buca $1,34 e alle 15.20 scambia in area $1,3331 (-0,6%).

Il banchiere fiorentino ha annunciato il varo di misure che garantiranno liquidita’ alle banche, con prestiti della durata di tre anni, aggiungendo che gli istituti centrali nazionali potranno varare operazioni per espandere il collateral per i prestiti e potranno variare criteri di scelta.

Ci sono rischi al ribasso sostanziali per la crescita: la Banca centrale europea vede la possibilità che l’economia della zona euro possa contrarsi complessivamente nel 2012, secondo le nuove previsioni dello staff dell’istituto di Francoforte, che ha tagliato le stime per il prossimo anno.

Le previsioni mostrano che il Pil potrebbe contrarsi fino allo 0,4% il prossimo anno, o espandersi fino all’1%. Le previsioni della Bce tre mesi fa stimavano una crescita compresa tra 0,4% e 2,2%. Le proiezioni macroeconomiche di dicembre hanno ridotto le previsioni di crescita del Pil per l’anno in corso portandole a 1,5-1,7%, dall’1,4-1,8% di tre mesi fa.

Tra i fattori che frenano la crescita: effetti sfavorevoli generali, che aumentano le tensioni sui mercati, anche per adattamento del bilancio nei settori finanziari e non.

Riguardo alla manovra triennale appena varata dal governo Monti, Draghi ha definito “molto incoraggianti” gli ultimi sviluppi in Italia. Il “consolidamento fiscale e’ inevitabile, e’ depressivo ma aumenta la fiducia”. Sono essenziali poi “riforme strutturali per migliorare lavoro e competivita’”.

Nella sessione domanda e risposta Draghi ha precisato che non e’ stata discussa l’ipotesi di stabilire un tetto ai rendimenti dei bond dei paesi in difficolta’ e presi di mira dalle speculazioni dei mercati.

Il tutto alla vigilia del summit Ue di domani, da cui dovrebbero arrivare segnali per convincere il mercato che il contagio del virus piu’ tossico del secolo (i debiti di banche e stati) non si propaghera’ all’intera Europa.

Il corso Draghi rappresenta una rottura netta con l’era del suo predecessore Jean-Claude Trichet, la cui unica preoccupazione era tenere a freno l’inflazione, anche per accontentare la Germania. Il tasso sui prestiti marginali e sui depositi scendono nell’ordine all’1,75% dal 2% e allo 0,25% dallo 0,5%.

Per contrastare la crisi del debito sovrano, piuttosto che aumentare le operazioni di acquisto di bond dei paesi in difficolta’, la Bce e’ concentrata nele banche. I leader dell’Unione Europea si incontreranno domani a Bruxelles per mettere in moto la quinta soluzione “coordinata” negli ultimi 19 mesi. Il tempo stringe: Germania e Francia rischiano di perdere la tripla A.

Allo stesso tempo e’ arrivato l’annuncio di un possibile declassamento dell’Unione Europea, che potrebbe perdere la tripla A, avra’ conseguenze anche sulla revisione al ribasso del rating di alcune delle maggiori banche dell’eurozona, comprese – stando alle prime indiscrezioni – Unicredit, le francesi BNP Paribas, BPCE, Crédit Agricole e Société Générale, e le tedesche Deutsche Bank e Commerzbank, il cui voto di affidabilita’ potrebbe essere tagliato dall’agenzia di rating Standard & Poor’s.

Il taglio dei tassi di interesse era dato quasi per scontato viste le parole pronunciate da Draghi la scorsa settimana circa un deterioramento delle condizioni economiche nell’eurozona e sulla necessità per l’istituto di Francoforte di contrastare la deflazione con la stessa forza con cui si combatte l’inflazione. Già lo scorso mese, durante il primo meeting in carica, Draghi era intervenuto senza indugi sul costo del denaro.

Con la crescita dei prezzi nell’eurozona che a novembre per il terzo mese di fila registra una variazione del 3%, il vero problema ora sembra essere il tasso di disoccupazione, ad ottobre al 10,3%.

La vera domanda in giornata era sulla possibilità di acquisti di bond, tanto richiesti da Francia e Italia, come da Stati Uniti e Russia. Si abbassa decisamente la possibilità che la Bce utilizzi la sua potenza di fuoco illimitata per placare la crisi nell’eurozona, la quale rischia di trascinare con se l’intera economia mondiale.