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Dove hanno parcheggiato la liquidità gli italiani durante il Covid

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Durante l’ultimo anno, in piena emergenza Covid, la liquidità degli italiani parcheggiata negli istituti di credito è aumentata di oltre 100 miliardi di euro. Una crescita record dovuta soprattutto allo stop dei consumi durante i periodi di lockdown e degli investimenti delle imprese.
Secondo un’analisi di Unimpresa, che ha elaborato dati della Banca d’Italia, da maggio 2020 a maggio 2021 il totale delle riserve delle famiglie e delle aziende italiane è passato da 1.898,5 miliardi a 1.996,1 miliardi.
Nel dettaglio, sono cresciuti di 59,9 miliardi (+5,60%) da 1.070,3 miliardi a 1.130,3 miliardi i risparmi delle famiglie, mentre quelli delle aziende sono saliti di 53,9 miliardi (+16,20%), da 333,1 a 387,1 miliardi. I depositi delle imprese familiari sono aumentati di 7,7 miliardi (+10,94%), da 70,4 a 78,1 miliardi.

Le famiglie e le imprese non sono stati gli unici a risparmiare e posticipare gli investimenti. Secondo Unimpresa sono cresciuti di 3,7 miliardi (+12,70%) i salvadanai delle onlus, saliti dai 29,2 miliardi della primavera 2020 ai 32,9 miliardi di maggio 2021, mentre sono aumentati di 1,7 miliardi (+9,10%) i depositi degli enti di previdenza (da 19,6 miliardi a 21,4 miliardi), di 331 milioni (+2,06%) quelli delle assicurazioni (da 16,1 miliardi a 16,4 miliardi) e di 362 milioni (+4,53%) quelli dei fondi pensione (da 7,9 miliardi a 8,3 miliardi). L’incremento complessivo sarebbe stato ancora più marcato se non fossero calate le riserve dei fondi d’investimento, scese di 30,3 miliardi (-8,63%) da 351,6 miliardi a 321,3 miliardi.

Dove è finita la liquidità degli italiani

Quanto all’analisi per strumento, la crescita delle riserve nell’ultimo anno secondo Unimpresa si deve per la quasi totalità ai 147,9 miliardi aggiuntivi (+11,97%) lasciati sui conti correnti, passati dai 1.236,4 miliardi di maggio 2020 ai 1.384,4 miliardi di maggio scorso.
L’altro strumento col saldo attivi è quello dei depositi rimborsabili, saliti di 4,6 miliardi (+1,50%) da 312,4 miliardi a 317,1 miliardi.
In calo, invece, i depositi vincolati, scesi di 13,1 miliardi (-6,25%) da 210,5 miliardi a 197,3 miliardi: nel dettaglio, quelli con scadenza fino a 2 anni sono diminuiti di 9,8 miliardi (-19,42%) passati da 50,8 miliardi a 40,9 miliardi, mentre quelli con scadenza oltre due anni sono calati di 3,2 miliardi (-2,06%) da 159,7 miliardi a 156,4 miliardi.
In fortissima contrazione, poi, l’esposizione verso i pronti contro termine, scesa complessivamente di 42,1 miliardi (-30,21%) da 139,1 miliardi a 97,1 miliardi.

«I comportamenti delle famiglie e delle imprese, fotografabili dall’analisi per strumento, mettono in evidenza un atteggiamento orientato soprattutto alla massima prudenza. Se i cittadini non spendono, le aziende rispondono congelando qualsiasi investimento di breve e medio periodo.

Non solo: le scelte fatte dalle aziende e dalle famiglie portano alla luce, inoltre, la volontà di accumulare denaro con forme di deposito particolarmente liquido e, contestualmente, evidenziano la sensibile riduzione dei servizi bancari con vincoli di durata (i depositi fino a 2 anni o oltre) o comunque non immediatamente disponibili (i pronti contro termine)» osservano gli analisti del Centro studi di Unimpresa.

Fare ripartire consumi e investimenti

«Per il futuro del Paese sarà decisivo un ingrediente impercettibile, ma fondamentale: la fiducia, essenziale per far ripartire consumi e investimenti. Bisogna averne tanta e credere nelle potenzialità delle nostre attività d’impresa, puntare quotidianamente sulla bontà dei progetti. È necessario continuare a investire, guardare con intelligenza alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie, che non devono rappresentare una mera occasione di riduzione dei costi aziendali, non devono essere scorciatoie per facili guadagni; l’innovazione, le tecnologie e il digitale devono essere occasioni per sviluppare nuovi prodotti e servizi oppure per migliorare quello che già facciamo; devono essere occasioni da sfruttare per guardare avanti sempre con una prospettiva di crescita e progresso» commenta il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi. «I fondi europei del Recovery fund non vanno sprecati e il governo dovrà vigilare affinché non ci siano sprechi e perché il malaffare stia lontano da questa partita» aggiunge Longobardi.