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DISOCCUPAZIONE RECORD E PIGNORAMENTI A RAFFICA

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(WSI) – Sulla ripresa dell’economia americana e globale pende la spada di Damocle della disoccupazione. E questo fa dubitare che dietro il balzo del Pil Usa nel terzo trimestre, ci sia una ripresa solida e duratura dell’economia americana. Lo ha fatto capire chiaramente il presidente della Fed di San Francisco Janet Yellen. «La disoccupazione negli Usa – ricorda – ormai registra un tasso a doppia cifra, e potrebbe restare alta per diverso tempo incidendo sulla ripresa economica». E la crescita negli Stati Uniti potrebbe subire un brutto colpo. Così accadde all’uscita dalle recessioni del 1991 e del 2001. Così potrebbe succedere ancora a dispetto della ripresa del ciclo produttivo. «In entrambi i casi», nel ’91 e nel 2001, «la crescita della produzione fu meno robusta che in una classica ripresa e, purtroppo, le cose sembra stiano per andare allo stesso modo anche stavolta».

A ottobre scorso il tasso di disoccupazione è schizzato ai massimi dal 1983, toccando il 10,2% con la perdita di oltre 190 mila posti, un livello che ha convinto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama a valutare «ulteriori passi» a sostegno del mercato del lavoro. Perciò, secondo la Yellen, la prospettiva, anche considerando la lentezza con cui si realizza la ripresa economica, è che «la disoccupazione potrebbe benissimo restare alta per diversi anni a venire».

Riguardo al mercato immobiliare, all’origine due anni fa della crisi globale, la Yellen ha sottolineato come i segnali di stabilizzazione degli ultimi mesi rappresentino senza dubbio un elemento positivo. Ma il balzo della disoccupazione, giunta in ottobre al 10,2%, potrebbe tradursi in una nuova raffica di pignoramenti di abitazioni, il che rimetterebbe sotto pressione i prezzi delle case tornati a crescere negli ultimi due mesi come rilevato dall’indice Case Shiller. E la Yellen ha definito «preoccupante» in particolare l’outlook del mercato immobiliare commerciale, quello a cui più sono esposte le banche regionali.

Il potere di acquisto delle famiglie, drasticamente ridotto a causa della distruzione di ricchezza dell’ultimo biennio e messo sotto ulteriore pressione da redditi stagnanti. Secondo la Yellen il cambiamento in atto delle attitudini di spesa, testimoniato anche dal forte aumento del tasso di risparmio, potrebbe non essere affatto transitorio ma permanente. Un altro elemento di possibile debolezza per l’economia continua a essere rappresentato secondo la Yellen dalle banche che devono ancora fare i conti con una montagna di asset sofferenti. «Potrebbe occorrere diverso tempo – ha concluso – prima che le istituzioni finanziarie guariscano al punto che si ristabiliscano i normali flussi di credito. Il credit crunch non è ancora del tutto sparito».

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